B. Pitzorno, Sortilegi

Bianca Pitzorno, dalla leggenda alla letteratura

di Antonio Stanca

L’ultima opera di Bianca Pitzorno è Sortilegi, pubblicata quest’anno da Bompiani nella serie “Narratori Italiani”. Sono tre racconti che la scrittrice ricava da notizie, conoscenze che le sono giunte o si è procurata e che sono state opportunamente rimaneggiate.

   La Pitzorno è nata a Sassari nel 1942, ha settantanove anni e molto ha scritto soprattutto dal 1970 al 2011. Dopo essersi laureata in Lettere Classiche a Cagliari si è specializzata, a Milano, presso la Scuola Superiore delle Comunicazioni. A Milano è rimasta, qui vive e lavora, i suoi scritti non sono solo di narrativa ma anche di saggistica, sono testi teatrali, televisivi. Ha svolto, inoltre, un importante lavoro di traduttrice, ha fatto conoscere in Italia famosi autori stranieri. Ha lavorato presso la Ruben Martinez Villena, la Biblioteca di L’Avana. Molti riconoscimenti ha ottenuto nei campi dove si è applicata. In modo particolare si è distinta nella narrativa per ragazzi per la quale ha ottenuto il Premio Internazionale Hans Christian Andersen Award, ritenuto il Premio Nobel per questo genere letterario. Anche in televisione ha curato programmi per ragazzi, anche di politica si è interessata, multipla è stata nei suoi impegni, instancabile, inarrestabile, inesauribile. Basti pensare che spesso si è documentata sulle vicende, sui personaggi che intendeva rappresentare nelle narrazioni, spesso li ricavava dalla storia o da quanto storia non era ma solo una diceria, una credenza, una leggenda che ancora esisteva pur appartenendo al passato più remoto. Era curiosa, s’informava, scopriva e ne faceva opere di letteratura, ne traeva romanzi o racconti. Così ha fatto per i racconti di Sortilegi: ha cercato nel passato, stavolta della Toscana e della Sardegna, e vi ha trovato storie delle quali ci sono anche testimonianze scritte ma che soprattutto sono state tramandate oralmente, diventate sono patrimonio di tutti, rientrate sono nel sapere collettivo, superato hanno i loro tempi, i loro luoghi e trasformate si sono in esempi, in simboli da imitare o evitare, favole sono diventate, per sempre e per tutti sono finite col valere. A queste ha attinto la Pitzorno di Sortilegi e mentre nei primi due racconti, La strega e Maledizione, il tema rientra tra quanto è solitamente appartenuto alle credenze popolari circa i fenomeni di stregoneria o di fattura, il terzo riguarda un evento vissuto da pasticcieri sardi emigrati in Argentina dopo la seconda guerra mondiale e qui affermatisi per i loro dolci. Protagoniste dei primi racconti sono, come pure è consueto, donne bellissime che hanno avuto una vita sfortunata, solitaria, che sono state vittime di invidie, maldicenze, calunnie fino ad essere, ne La strega, accusate di nascondersi sotto forme diverse, considerate pericolose, processate e condannate a morte. In Maledizione, invece, la donna bellissima e in pericolo si salverà grazie all’aiuto giuntole in gran segreto da persona buona che aveva scoperto l’inganno perpetrato nei suoi confronti.

   Ogni volta, anche in Profumo, la Pitzorno dichiarerà di aver sentito, di aver letto di quelle storie e di essere stata tanto attirata da averne voluto ricavare delle narrazioni, fare letteratura. Ci è riuscita in questa come in altre opere, ha ripercorso la vicenda saputa sistemandola, costruendola in modo che acquistasse una sua autonomia, un suo significato, un suo valore, che si liberasse delle confusioni, delle indeterminazioni che sono proprie delle leggende e sembrasse vera, autentica. Aiutata è stata in questa operazione dall’uso di una lingua quanto mai ricca e capace di aderire alla realtà fino al punto da non farla distinguere dall’invenzione.

    Molte esperienze in molti campi ha accumulato la Pitzorno e le sue capacità espressive ne sono uscite arricchite, si sono perfezionate. Leggerla è facile ma è anche e soprattutto utile poiché permette di sapere tutto della vita anche di quella che non è accaduta.