Profilo e Condizione occupazionale dei Laureati

RAPPORTO 2021 SUL PROFILO E SULLA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI LAUREATI.
LA PANDEMIA NON COMPROMETTE LA FORMAZIONE ANCHE SE RALLENTA L’OCCUPAZIONE.
I LAUREATI HANNO APPREZZATO LA DAD, MA VOGLIONO TORNARE IN PRESENZA

All’Università degli Studi di Bergamo è stato presentato il XXIII Rapporto AlmaLaurea, annuale fotografia su Profilo e Condizione occupazionale dei Laureati. Le rilevazioni condotte sui 76 atenei che partecipano ad AlmaLaurea hanno coinvolto 291mila laureati del 2020, con un approfondimento sulla didattica a distanza durante la pandemia. Tra i dati emersi dal Rapporto sul Profilo dei Laureati, anche un giudizio sostanzialmente positivo sull’esperienza universitaria, valutata nel suo complesso temporale e quindi non condizionata dal particolare momento storico.

Il Rapporto sulla Condizione occupazionale restituisce, poi, un quadro composito, che evidenzia nel corso del 2020 alcune criticità nelle opportunità di occupazione, in particolare per i neo-laureati, mentre tra i laureati a cinque anni dal titolo gli effetti della pandemia, relativamente agli indicatori analizzati, paiono del tutto marginali  

[Bologna, 18 giugno 2021] Il XXIII Rapporto AlmaLaurea, sul Profilo e sulla Condizione Occupazionale dei Laureati,è statopresentato nella sede dell’Università degli Studi di Bergamo venerdì 18 giugno 2021 nell’ambito dell’iniziativa dal titolo PROFILO E CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI LAUREATI: PERCORSI DI TRANSIZIONE,promossainsieme all’Università degli Studi di Bergamo e con il sostegno del Ministero dell’Università e della Ricerca.

A dare il benvenuto agli oltre 500 partecipanti connessi da remoto, Remo Morzenti Pellegrini, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bergamo che ospita l’iniziativa, e laMinistra dell’Università e Ricerca, Maria Cristina Messa (in collegamento). La presentazione del Rapporto è stata condotta dal Direttore di AlmaLaurea, professoressa Marina Timoteo. Ai lavori ha partecipato anche il Presidente CRUI Ferruccio Resta, mentre le conclusioni sono state affidate alla Direttrice generale MUR Marcella Gargano

Il Rapporto 2021 sul Profilo dei Laureati di 76 Atenei si basa su una rilevazione che ha coinvolto 291mila laureati del 2020 e restituisce un’approfondita fotografia delle loro principali caratteristiche.

Il Rapporto 2021 sulla Condizione occupazionale dei Laureati di 76 Ateneisi basa su un’indagine che ha riguardato 655mila laureati e analizza i risultati raggiunti nel mercato del lavoro dai laureati nel 2019, 2017 e 2015, intervistati rispettivamente a 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo.

Rapporto 2021 sul Profilo dei Laureati: i risultati in primo piano

Tra le novità offerte dal Rapporto 2021, il focus sulla Didattica a Distanza, con una interessante anticipazione sui dati dei laureati 2021. L’approfondimento si basa su oltre 110mila questionari compilati dai laureandi tra dicembre 2020 e maggio 2021. Seppure la didattica a distanza sia stata complessivamente apprezzata dai laureandi, ben il 78,4% preferisce la didattica in presenza, soprattutto per i rapporti con docenti e compagni di studio.

Laureati sempre più giovani. Cala ancora l’età alla laurea, per il complesso dei laureati nel 2020, pari a 25,8 anni. Età ridotta in misura apprezzabile rispetto all’ordinamento universitario precedente alla Riforma D.M. n. 509/1999, che ha continuato a decrescere fino al 2018 per poi rimanere pressoché costante (era 26,9 anni nel 2010). Anche la regolarità negli studi, che misura la capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti dagli ordinamenti, ha registrato recentemente un miglioramento costante e marcato, seppure nell’ultimo anno per effetto della proroga della chiusura dell’anno accademico concessa agli studenti per l’emergenza Covid-19. Nel 2020 la percentuale raggiunge il 58,4% (era il 39,0% nel 2010).

Donne oltre la metà dei laureati. Le donne, che da tempo costituiscono oltre la metà dei laureati in Italia, rappresentano tra quelli del 2020 il 58,7% del totale. Tale quota risulta tendenzialmente stabile negli ultimi dieci anni. Si rileva una forte differenziazione nella composizione per genere dei vari ambiti disciplinari.

Contesto socio-culturale determinante. Nel Rapporto emerge che, tra i laureati, sono sovrarappresentati quanti provengono da ambienti familiari favoriti sul piano socio-culturale. Il 30,7% ha almeno un genitore con un titolo di studio universitario (nel 2010 era il 26,5%). Il contesto familiare di origine condiziona le scelte formative e professionali dei giovani. In particolare, tra chi ha almeno un genitore laureato, il 20,1% dei laureati completa gli studi nello stesso gruppo disciplinare di uno dei genitori (è il 35,5% tra i percorsi a ciclo unico, quelli che portano più spesso alla libera professione).

Studio all’estero e tirocini curriculari. Le esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso di laurea coinvolgono complessivamente l’11,3% dei laureati nel 2020. La quota di laureati che matura un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal corso di laurea è leggermente cresciuta negli ultimi dieci anni (era l’8,7% nel 2010), ma è ancora oggi troppo poco diffusa. Nel 2020 il 57,6% dei laureati ha svolto esperienze di tirocinio curriculare riconosciute dal corso. Nel 2010 erano il 56,8% ma, dopo alcuni anni di sostanziale stabilità, dal 2015 si è evidenziata una costante crescita fino al 2019 (portando tale quota al 59,9%), cui è seguita la contrazione del 2020. Si tratta di esperienze che aumentano la probabilità di trovare lavoro a un anno dal titolo: +14,4% per chi ha svolto un periodo di studio all’estero, +12,2% per chi ha svolto un tirocinio.

Valutazione sull’esperienza universitaria. L’emergenza pandemica ha coinvolto solo una parte limitata dell’esperienza universitaria complessiva e, quindi, il giudizio generale non è stato sostanzialmente condizionato da questa. I neolaureati indicano una generale soddisfazione, peraltro in tendenziale aumento negli ultimi anni:l’88,6% si dichiara soddisfatto dei rapporti con il personale docente, il 90,8% è complessivamente soddisfatto del corso di laurea.

Rapporto 2021 sulla Condizione occupazionale dei Laureati: i risultati in primo piano

Il Rapporto sulla Condizione occupazionale del Laureati, in questa XXIII edizione, restituisce un quadro composito che evidenzia nel corso del 2020 alcune criticità nelle opportunità di occupazione, in particolare per i neo-laureati, mentre tra i laureati a cinque anni dal titolo gli effetti della pandemia, relativamente agli indicatori analizzati, paiono del tutto marginali. In particolare, tra i laureati intervistati a un anno dal titolo si rileva una contrazione del tasso di occupazione rispetto alla precedente rilevazione. La pandemia pare aver colpito soprattutto le opportunità di trovare lavoro, meno la qualità del tipo di occupazione trovata, anche se ciò rappresenta una media di situazioni profondamente eterogenee vissute da chi si è inserito nel mercato del lavoro prima e dopo l’emergere della pandemia. Il Rapporto, inoltre, fotografa l’aumento dello smart working e dell’home working.

Nel 2020 il tasso di occupazione è pari, a un anno dal conseguimento del titolo, al 69,2% tra i laureati di primo livello e al 68,1% tra i laureati di secondo livello del 2019. A cinque anni dal conseguimento del titolo il tasso di occupazione è pari all’88,1% per i laureati di primo livello e all’87,7% per i laureati di secondo livello.

Esiti occupazionali: effetti della pandemia più visibili nei neolaureati a un anno dalla laurea e sull’opportunità di trovare lavoro. Rispetto alla precedente rilevazione, il tasso di occupazione a un anno è diminuito di 4,9 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 3,6 punti per quelli di secondo livello.

Effetti marginali sui laureati a 5 anni dal conseguimento del titolo, che sembrano aver retto la pandemia. Il confronto con la rilevazione dello scorso anno mostra che il tasso di occupazione risulta in calo di 0,6 punti percentuali tra i laureati di primo livello e, al contrario, in aumento di 0,9 punti tra i laureati di secondo livello.

Effetto combinato. Il quadro restituito dall’indagine del 2020 risulta molto articolato. Per tener conto delle diverse condizioni del mercato del lavoro e delle opportunità offerte ai laureati, è stato svolto uno specifico approfondimento sui laureati a un anno, che ha tenuto conto del periodo di laurea e del periodo di rilevazione. Occorre sottolineare la distinzionetra quanti sono riusciti a trovare lavoro prima dello scoppio della pandemia, potendo contare su un mercato del lavoro tendenzialmente in crescita, e quanti si sono inseriti nel mercato del lavoro in piena pandemia, riscontrando un peggioramento anche rispetto alle caratteristiche del lavoro.

Confermate le differenze di genere e territoriali. Si confermano significative le tradizionali differenze di genere e territoriali mostrando, a parità di condizioni, la migliore collocazione degli uomini (17,8% di probabilità in più di essere occupati a un anno dalla laurea rispetto alle donne) e di quanti risiedono al Nord (+30,8% di probabilità di essere occupati a un anno dal titolo rispetto a quanti risiedono al Sud). È pur vero che, rispetto alla rilevazione dello scorso anno, anche se le differenze sono tutto sommato contenute, in termini di tasso di occupazione le donne, rispetto agli uomini, sembrano aver subìto maggiormente gli effetti della pandemia, soprattutto nel secondo periodo dell’anno, quello caratterizzato dalla graduale riapertura delle attività economiche. Inoltre, risultano maggiormente penalizzati i laureati residenti al Centro-Nord, rispetto a quelli del Sud.

Esploso smart working e altre forme di lavoro da remoto. Lo smart working, più diffusamente nella forma di home working, coinvolge nel 2020 il 19,8% dei laureati di primo livello e il 37,0% dei laureati di secondo livello occupati a un anno dal titolo. Tali valori appaiono decisamente più elevati di quelli osservati nella rilevazione del 2019, quando erano pari al 3,1% per i laureati di primo livello e al 4,3% per quelli di secondo a un anno dal titolo.

Retribuzione. Nel 2020 la retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è, in media, pari a 1.270 euro per i laureati di primo livello e a 1.364 euro per i laureati di secondo livello. Si rileva un aumento rispetto alla precedente rilevazione: +5,4% per i laureati di primo livello e +6,4% per quelli di secondo livello.

A cinque anni dal conseguimento del titolo la retribuzione mensile netta è pari a 1.469 euro per i laureati di primo livello e a 1.556 euro per quelli di secondo livello. Anche a cinque anni dalla laurea si osserva un aumento delle retribuzioni rispetto alla rilevazione dello scorso anno: +4,3% per i laureati di primo livello e +4,0% per quelli di secondo livello. Tali incrementi si inseriscono in un contesto caratterizzato da alcuni anni di tendenziale aumento delle retribuzioni.

Dinamicità delle richieste di CV della banca dati del sistema AlmaLaurea da parte delle imprese. Il XXIII Rapporto sulla Condizione occupazionale ha descritto l’evolversi della condizione occupazionale dei laureati nel corso del 2020; per un’istantanea in tempo reale, in particolare in questi primi mesi del 2021, AlmaLaurea ha analizzato le informazioni desumibili dalla banca dati dei curricula del sistema AlmaLaurea. Il primo dato a emergere è che le richieste di CV, dopo il consistente decremento rilevato nei mesi primaverili del 2020, continuano progressivamente ad aumentare, fino a raggiungere le cifre record di quasi 117mila CV nel mese di marzo e di 115mila nel mese di maggio 2021. Si tratta peraltro di valori superiori a quelli del 2019. La pandemia ha causato una contrazione delle dinamiche di richiesta di laureati da parte delle imprese a partire dal mese di febbraio 2020, per poi acuirsi a marzo e ad aprile, mesi in cui si raggiunge il numero minimo di richieste di CV. Da maggio 2020, si inizia a registrare una ripresa delle richieste di CV che si conferma per tutto il 2020 e i primi mesi del 2021.

RAPPORTO 2021 COMPLETO AI LINK

https://www.almalaurea.it/universita/profilo/profilo2020
https://www.almalaurea.it/universita/occupazione/occupazione19

AlmaLaurea è un Consorzio Interuniversitario fondato nel 1994 che a oggi rappresenta 76 Atenei e circa il 90% di coloro che ogni anno si laureano in Italia. Il Consorzio è sostenuto dal contributo del Ministero dell’Università e della Ricerca e dagli Atenei aderenti. Il suo Ufficio di Statistica è dal 2015 membro del Sistan, il Sistema Statistico Nazionale.
Il Consorzio realizza ogni anno due Indagini censuarie sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei Laureati a 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo, restituendo agli Atenei aderenti, al Ministero, all’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) basi documentarie attendibili per favorire i processi di programmazione, monitoraggio e valutazione delle decisioni assunte dalle Università. Il Consorzio vuole essere anche un punto di riferimento per i diplomati e per i laureati di ogni grado, ai quali AlmaLaurea offre strumenti di orientamento, servizi, informazioni e occasioni di confronto tra pari, per valorizzare il loro percorso formativo e facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro. Il Consorzio raccoglie e rende disponibili online i CV dei laureati (oggi quasi 3.300.000) e affianca gli Atenei consorziati nelle attività di job placement attraverso una piattaforma web per l’intermediazione.
Favorisce, inoltre, l’incontro tra offerta e domanda di lavoro qualificato tramite la società interamente controllata AlmaLaurea srl, Agenzia Per il Lavoro (APL) che opera principalmente nell’intermediazione e nella ricerca e selezione del personale, progettando ed erogando servizi – rivolti a imprese, enti e professionisti – concepiti e offerti nell’interesse primario dei laureati e in sinergia con gli Atenei e con le Istituzioni pubbliche competenti. Il Consorzio internazionalizza i propri servizi, le competenze, le attività di ricerca in prospettiva globale, collaborando con Paesi europei – in linea con la Strategia di Lisbona – ed extra europei.
Dall’esperienza di AlmaLaurea è nata l’associazione di scuole AlmaDiploma, per creare un collegamento tra la scuola secondaria superiore, l’università e il mondo del lavoro.