Ha detto bene il ministro: “La dispersione al Sud è segno di un malessere generale”

da La Tecnica della Scuola

“Abbiamo troppa dispersione scolastica e voi lo sapete bene qui in Sicilia. Questo è stato messo al centro delle nostre discussioni: come ridurre dispersione scolastica e come orientare di più i ragazzi e soprattutto come orientarli verso il lavoro”.

Così il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi durante il G20 a Catania in prima battuta e poi ha continuato: “La formazione professionale è uno strumento straordinario non soltanto per creare più competenza per il territorio ma anche per ridurre e direi azzerare la dispersione. Però la dispersione è segno di un malessere generale e quindi bisogna tenerne conto”.

E in effetti tutta la premessa fatta sulla dispersione, i buoni propositi, compreso l’impegno per implementare la formazione professionale al fini di “azzerare la dispersione scolastica” si frantumano sugli scogli delle sue ultime parole: “Però la dispersione  è segno di un malessere generale e quindi bisogna tenerne conto”.

Un malessere generale che, come il ministro sa benissimo, ha origini antiche, come da sempre le statistiche raccontano, a partire dai livelli di analfabetismo, più  accentuato nelle regioni del Sud a iniziare dall’Unità.

Un malessere nel lavoro, coi suoi livelli alti di disoccupazione che non raramente costringono i genitori a togliere il bimbo dalla scuola per mandarlo a raccattare qualche soldo a sostegno della famiglia.

Un malessere che serpeggia nei quartieri degradati della città siciliane dove si preferisce usare i bambini per traffici illeciti e dunque appare uno spreco avviarli all’istruzione e alla scuola. Anche perché, a conti fatti, a che serve il diploma se poi manca il lavoro? A che serve spendere soldi, per chi è indigente, se poi il diploma non dà i risultati attesi, come una migliore qualità della vita rispetto ai genitori?

Un malessere dunque, come dice  il ministro, generale che non aiuta a sconfiggere la dispersione, mentre sappiamo bene che negli anni sono stati spesi soldi per progetti Pon, Por, Fse proprio con questa finalità ma i cui risultati sono stati pressoché nulli, né mai qualcuno si è presa la briga di verificarne gli esiti, di individuarne le falle, le mancanze, i punti deboli, ma anche i punti di forza per continuare eventualmente su quella via .

Per questo pensiamo che se si vuole dare un colpo decisivo alla dispersione scolastica e agli abbandoni, occorre partire dall’inizio, dal lavoro che attualmente nel Meridione, e in Sicilia, manca, tanto che l’emigrazione verso il Nord Italia o verso l’estero è ripresa abbondantemente, contribuendo a desertificare le aule scolastiche.