Assumere chi merita. Una riflessione autorevole contro l’ope legis

da Tuttoscuola

In un editoriale sul Corriere della Sera, Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, con la competenza e la coerenza che lo caratterizzano, esprime valutazioni e considerazioni sul settore pubblico (scuola compresa) per il quale il Governo Draghi, “senza suonare la grancassa”, ha aperto una nuova stagione di assunzioni con metodo diverso.

Innanzitutto Cassese afferma decisamente che da queste assunzioni “dipenderà lo stato di salute del nostro settore pubblico”; ma “se non si faranno con giudizio, ne pagheremo il prezzo”.

Il riferimento riguarda diverse istituzioni pubbliche, ma, a conferma della necessità di cambiare metodo nel reclutamento, il giurista porta ad esempio la situazione attuale della burocrazia italiana (ma il riferimento vale in modo emblematico per diversi settori): “Se tutti sono scontenti della burocrazia italiana, ciò è dovuto al fatto che da un terzo a metà dei dipendenti non è entrato a seguito di una selezione rigorosa, con grave scorno per coloro che hanno gareggiato con fatica”.

In proposito Cassese auspica un libro bianco che sarebbe utilissimo, “perché non abbiamo indicazioni precise su quanti sono entrati dalla porta di servizio”, compresi i dirigenti che i diversi governi (anche quello di “Draghi ha mostrato qualche debolezza”) hanno spesso “paracadutato ai vertici solo per meriti politici”.

Il merito attraverso una selezione rigorosa, dunque.

Per Cassese è questa la strada maestra da seguire, anche se certamente sa che il dettato costituzionale, oltre a prevedere l’accesso ai posti pubblici per concorso, consente, in una specie di deroga al principio generale, anche “salvi i casi stabiliti dalla legge”.

Nella scuola, proprio attraverso questa deroga, le graduatorie permanenti dei docenti, diventate poi ad esaurimento (GAE), hanno inserito per anni migliaia di docenti che non avevano mai affrontato o superato un concorso.