L’autovalutazione nelle scuole

L’autovalutazione nelle scuole

di Cettina Calì

L’autovalutazione nella scuola serve  a promuovere, accompagnare e revisionare il miglioramento continuo delle pratiche e delle prestazioni di ogni istituzione scolastica.  Il D.lgs. 165/200,  all’art. 25,  richiama l’impegno a “promuovere gli interventi per assicurare la qualità dei processi formativi”. Il D.lgs. 150/2009 rafforza le prerogative “unilaterali” del Dirigente in materia di valutazione. Il Dpr 80/2013 (SNV) parla all’art. 6, comma 4 di “aree di miglioramento organizzativo e gestionale delle istituzioni scolastiche direttamente riconducibili al dirigente scolastico, ai fini della valutazione dei risultati della sua azione dirigenziale”.

Con lo strumento dell’autovalutazione  si  analizza  ciò che viene fatto dalla scuola, con la consapevolezza  che c’è sempre da migliorare per favorire cambiamenti ottimali  che vadano incontro ad una società in continua evoluzione.   La politica autovalutativa risulta proficua solo se c’è un terreno fertile, una spinta propulsiva diffusa negli operatori del singolo istituto scolastico , se si analizzano  i punti di debolezza della scuola, rendendoli palesi, con la volontà di attuare un processo di miglioramento sostanziale, concentrandosi sulle cose ritenute più rilevanti, stabilendo  gli obiettivi da raggiungere a breve, medio e lungo termine ed i percorsi da  seguire per il raggiungimento di tali obiettivi.

 Dai  risultati del controllo di gestione si ottengono, inoltre,  gli  elementi di valutazione del dirigente scolastico. I dati ottenuti, infatti,  sono strettamente  correlati alle abilità manageriali e alle competenze che il dirigente scolastico mette in atto:  lo stretto rapporto tra i processi di programmazione/pianificazione e il controllo di gestione vertono sugli obiettivi afferenti alla mission istituzionale.

La gestione del processo  di autovalutazione è affidata al Dirigente scolastico che si avvale della  collaborazione del  Nucleo di autovalutazione. Ma qual è il ruolo del Dirigente Scolastico nel processo di autovalutazione? Il Dirigente Scolastico mette in atto comportamenti organizzativi o meglio ancora “competenze professionali” tipiche della dirigenza scolastica. Le competenze professionali, declinate dallo stesso art. 25 del Decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, sono: “assicura la gestione unitaria dell’istituzione”, “organizza l’attività’ scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formative”, “ha autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane”,  “promuove gli interventi per assicurare la qualità dei processi formativi e la collaborazione delle risorse culturali, professionali, sociali ed economiche del territorio”,  “sovrintende, con autonomia operativa, nell’ambito delle direttive di massima impartite e degli obiettivi assegnati, ai servizi amministrativi ed ai servizi generali dell’istituzione scolastica, coordinando il relativo personale”.  Le competenze professionali richiamate sopra rientrano nella leadership del Dirigente Scolastico che ha il compito di  promuove e coordinale diverse azioni del processo di autovalutazione divenendo:

– “facilitatore:  favorire e promuovere l’autodeterminazione e l’elaborazione collegiale nei gruppi professionali, con particolare riguardo alla motivazione dell’azione e alla gestione delle resistenze professionali;

– catalizzatore: favorire una rivisitazione critica della propria azione professionale e valorizzare le risorse interne ed esterne potenzialmente disponibili al cambiamento, con particolare riguardo alla legittimazione del processo innovativo e alla sua integrazione nel sistema scuola;

– consigliere tecnico: mettere a disposizione una competenza esperta in rapporto agli specifici temi che caratterizzano il progetto di cambiamento, alimentare la riflessione e la progettazione attraverso approcci teorici, proposte operative e altre esperienze;

– collegamento con l’esterno: alimentare costantemente il processo di miglioramento, sia operando dall’interno, sia mettendolo in collegamento con esperienze e soggetti esterni, con particolare riguardo al superamento di chiusure autoreferenziali”.

Il processo autovalutativo, alla luce di quanto sopra, per essere  valido deve presentare  alcune caratteristiche imprescindibili:

  1. “essere situato, ovvero attento alle peculiarità della singola istituzione scolastica, in rapporto alla sua evoluzione nel tempo e al contesto socio-ambientale e culturale nel quale agisce;
  2.  essere plurale, ovvero fondato su una molteplicità di evidenze, quantitative e qualitative, in grado di restituire le diverse prospettive di analisi di funzionamento della scuola e i punti di vista dei diversi attori;
  3. essere  partecipato, ovvero attento al coinvolgimento delle diverse componenti scolastiche, pur nella chiarezza dei ruoli e delle responsabilità;
  4. essere proattivo, ovvero orientato allo sviluppo del piano di miglioramento da attuarsi nel secondo anno, il quale rappresenta il banco di prova dell’efficacia stessa del processo autovalutativo”.

Attraverso l’indagine autovalutativa si ottengono i dati riguardanti l’efficacia dei rapporti scuola-famiglia, l’efficacia e l’efficienza dell’organizzazione didattica e amministrativa della scuola etc.

Somministrando questionari agli alunni e ai genitori si ricaveranno informazioni utili riguardo: al grado di soddisfazione, all’accoglienza  della scuola verso i nuovi iscritti e nei passaggi di grado degli alunni, alle aspettative sul percorso scolastico e sull’offerta formativa proposta, al grado di comunicazione nei raccordi tra scuola-famiglia, all’utilizzo di spazi e di  attrezzature.

Con i questionari docenti verranno  misurati:  lo  sviluppo e l’utilizzo delle risorse umane con particolare riguardo a tutti i meccanismi formali e informali attraverso i quali la leadership attuata dal dirigente scolastico si preoccupa di accrescere il capitale professionale della scuola e le motivazioni degli insegnanti a innovare e realizzare efficacemente le pratiche educative, i rapporti interni che i docenti hanno  con le altre componenti della scuola, la struttura e i meccanismi organizzativi attraverso i quali sono articolati ruoli e responsabilità nelle procedure operative e nei sistemi gestionali funzionali ad un esercizio collegiale del potere decisionale e all’implementazione responsabile delle strategie perseguite, la necessità di formazione e aggiornamento per lo sviluppo della professione.

L’indagine sul personale ATA stimerà: le aspettative rispetto ai rapporti con le altre componenti della scuola,  la chiarezza dei ruoli e delle direttive nelle mansioni da svolgere, il coinvolgimento ed l’equità di trattamento per il miglioramento della professionalità, i riconoscimenti, il clima organizzativo nell’ambiente di lavoro, le esigenze di  formazione e di aggiornamento.

La libertà delle scuole di compiere scelte autonome dovrebbe, pertanto, essere sempre connessa alla responsabilità di intraprendere processi di miglioramento e di qualificazione del servizio offerto sulla scorta di dati evidenti e misurabili.