Ritorno a scuola, i vaccini ci sono ma vanno cambiati i parametri

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

L’avanzare della campagna di vaccinazione, che ha raggiunto l’82% di tutto il personale scolastico ed è ormai aperta anche agli studenti, potrebbe portare ad un cambiamento nella valutazione di alcuni dei parametri che determinano il monitoraggio, quelli in base ai quali vengono definiti i colori delle regioni e che lo scorso anno scolastico hanno fatto scattare la didattica a distanza. Il confronto tra tecnici ed esperti del Comitato tecnico scientifico e delle Regioni è aperto anche se al momento, sottolineano fonti di governo, si tratta di un ragionamento “prematuro”, mentre è uno studio della Simon Fraser University del Canada a ribadire che solo verifiche regolari possono garantire un adeguato tracciamento e, di conseguenza, il controllo della diffusione del virus nelle scuole.

Lo spettro Gran Bretagna
Con la diffusione sempre più ampia della varante Delta e l’avanzare delle vaccinazioni, il rischio è quello di trovarsi in una situazione simile a quella della Gran Bretagna dove all’aumento dei casi non corrisponde un aumento delle ospedalizzazioni. Se non si interviene sui parametri – e in particolare sull’incidenza dei casi – il rischio è che le regioni abbiano un numero alto di casi, e dunque finiscano in zona gialla o arancione, ma gli ospedali vuoti. E questo inciderebbe anche sulla scuola, con molti presidenti che potrebbero chiudere gli istituti come avvenuto l’anno scorso. Al momento comunque al Cts non sono arrivate richieste da parte del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che tuttavia sembra intenzionato a porre il tema.

L’obbligo di vaccinazione
«La battaglia per la presenza – dice a chi lo sollecita ancora sull’argomento – la sto facendo giorno e notte, mi impegno a continuarla ma ognuno ha una responsabilità: il Cts fa le sue affermazioni, loro ci dicono che ci sono ancora dei problemi sanitari e ci devono dire loro cosa succede se ci sono certi livelli di copertura vaccinale». Il ministro è freddo sull’idea dell’assessore alla Salute dell’Emilia Romagna, Raffaele Donini, di vincolare la presenza degli studenti al vaccino: «Allo stato attuale non c’è l’obbligo vaccinale e non abbiamo in mente di introdurlo» ribadisce Bianchi dopo che il Cts ha già definito «non plausibile» la proposta proprio per lo stesso motivo. A chiedere l’obbligo, ma per i prof, è invece il sindaco Firenze Dario Nardella, ricordando che è stato messo per il personale sanitario, mentre la sottosegretaria all’Istruzione Barbara Floridia invita i docenti, «soprattutto quelli dei territori in cui la percentuale di professori vaccinati è bassa, a procedere con la vaccinazione».

Gli altri nodi
A chiedere che venga valutato attentamente il numero di alunni per classe, il nodo dei trasporti e la capienza delle aule sono invece i sindacati della scuola. «Non si può concentrare il tema della sicurezza a scuola su 200 mila unità, sono solo il 14% i non vaccinati nella scuola», fa notare Francesco Sinopoli (Flc Cgil). Il punto sul quale si potrebbe trovare una sintesi tra le varie istanze – quando le richieste del ministro arriveranno al Comitato tecnico scientifico – è quello del distanziamento: non è escluso che proprio alla luce delle vaccinazioni si possa decidere di far saltare la necessità di mantenere un metro di distanza tra gli studenti e lasciare solo l’uso delle mascherine. Oggi intanto circa duecento dirigenti scolastici italiani del sindacato DirigentiScuola, provenienti da tutte le Regioni, hanno manifestato davanti al ministero dell’Istruzione per chiedere udienza e portare in piazza problemi nuovi e strutturali della scuola. Con simboliche catene al braccio hanno pacificamente invaso le scalinate della dicastero per ribadire che «il ministro è latitante nei confronti dei problemi della dirigenza» e che «bisogna immediatamente uscire dagli slogan e dagli annunci per mettere mano ai problemi veri».