Concorso STEM: le accuse sindacali e il flop ministeriale

da Tuttoscuola

Fin dai primi risultati del concorso STEM (e dalle dichiarazioni dei candidati al termine dello scritto) era parso chiaro che si stava prospettando un’ecatombe di candidati. Le verifiche puntuali registrate da tuttoscuola.com e pubblicate in aggiornamento ogni giorno, hanno purtroppo confermato un dato che forse non ha precedenti e che riapre il dibattito sulle modalità di svolgimento dei concorsi e fors’anche sulla loro natura selettiva.

Su 16.175 candidati interessati ai risultati pubblicati per le quattro classi di concorso STEM (mancano tuttora i dati della A028) soltanto il 13% (2.101 candidati) ha superato gli scritti, mentre il restante 87% (14.074 candidati) ne sono stati esclusi, perché assenti o bocciati.

Entrando nel merito delle singole classi di concorso STEM, l’A020 (Fisica) registra il 95,2% di candidati esclusi, l’A027 il 91,2%, l’A026 l’89,9% e l’A041 il 75,5%.

Le percentuali “bulgare” di candidati non ammessi stanno già provocando reazioni soprattutto in campo sindacale, dove lo Snals ha avviato un ricorso al TAR contro il bando per ottenere che il voto sufficiente per accedere agli orali non sia di 70/100, ma di 60/110.

La posizione più critica è, comunque, quella della Cisl-scuola che per voce della segretaria generale, Maddalena Gissi, ha invitato a riflettere su quelle eclatanti percentuali di bocciature, dichiarando polemicamente: “Respingiamo con forza, perché del tutto falsa, l’accusa secondo cui staremmo trascurando l’esigenza di un’elevata qualità culturale e professionale come requisito di cui deve disporre chi accede al lavoro nella scuola. Un’accusa che sarebbe facile rilanciare, rivolgendola a chi accetta, senza battere ciglio, che un quarto dei posti di insegnamento sia coperto da personale precario, della cui formazione in servizio ci si cura evidentemente poco o nulla, visto quanto accaduto, ad esempio, con le risorse della card.

L’invito, che alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni è un invito accorato, è di schiodarsi una volta per tutte dall’insulsa diatriba concorsi sì – concorsi no”.

Come si vede, non viene messo in discussione il concorso, ma la sua modalità di svolgimento.

Quali modalità sono da rivedere?

La committenza dei quesiti assegnata all’università, forse senza raccomandare contenuti adatti ai docenti? Oppure la struttura della prova scritta per quesiti con risposte multiple?

In questa seconda ipotesi verrebbe messo in discussione l’intero impianto della riforma del concorso appena approvata dal DL 73.