Rapporto INVALSI 2021/1: duro attacco della Flc-Cgil al sistema di valutazione

da Tuttoscuola

Il sindacato della Flc-Cgil ha sempre avuto un atteggiamento critico nei confronti delle prove Invalsi e delle modalità valutative che l’Istituto adotta da anni per rilevare le competenze e i livelli di apprendimento della popolazione scolastica.

Ma questa volta, di fronte alle generali reazioni improntate al catastrofismo degli organi di informazione a commento del Rapporto INVALSI di quest’anno, il sindacato di Sinopoli ha sciolto le briglie criticando pesantemente metodo, impianto e risultanze del Rapporto, come attacco contro le scuole pubbliche e contro chi ci lavora.

Il sindacato se la prende innanzitutto con gli organi di informazione, ritenuti forse acritici e supini di fronte al Rapporto, ma, in particolare, attacca frontalmente “la disciplina dei test Invalsi mentre quasi in tutta Europa e negli Stati Uniti le valutazioni via test sono messe a dura prova e ormai non vengono più adottate”.

Il giudizio sull’INVALSI nella sua radicalità sembra proprio essere senza appello, ma anche nella contestualizzazione dell’anno di pandemia, oggetto del Rapporto, il sindacato non fa sconti, ritenendo fuori luogo una valutazione non adeguatamente attenta alla situazione delle scuole chiuse.

“Insomma, nonostante le enormi difficoltà di questi mesi di pandemia la scuola pubblica ha retto, proprio grazie alla tenacia professionale di centinaia di migliaia di docenti, di decine di migliaia di tecnici, amministrativi collaboratori scolastici, dsga, delle famiglie e naturalmente degli studenti. E invece ecco che i risultati dell’Invalsi hanno dato fiato alle trombe di chi pregiudizialmente intende stabilire un nesso causale tra perdite di competenze degli studenti (nozioni), peggioramento della qualità della didattica (quella “frontale”, ovvio, ma senza indicazioni sulle eventuali alternative) e, ineludibilmente, inadeguatezza di un corpo docente irresponsabile, tecnologicamente impreparato e concentrato solo sulla difesa dei propri diritti (o privilegi) corporativi”.