Fondi per i servizi sociali

Fondi per i servizi sociali, Gaudino: «Solo il 18% al Sud. Così si penalizzano i cittadini fragili»
Vita del 27/07/2021

Nel Mezzogiorno vive oltre un terzo dei cittadini italiani. «A parte pochi casi», dice Giovanpaolo Gaudino, presidente del Forum del Terzo Settore della Campania e presidente dei Confcooperative Federsolidarietà Campania, «i Comuni a cui non sono stati destinate risorse o per i quali sono stati previsti fondi esigui si trovano nel Mezzogiorno. Molti di questi proprio in Campania. Questa scelta mette un freno alla battaglia per l’efficientamento dei servizi sociali».

Un articolo di Marco Esposito, pubblicato domenica sulle pagine de Il Mattino, ha riportato la ripartizione dei fondi per i servizi sociali previsti dalla legge 178 del 30 dicembre 2020. «Stando a questa analisi», dice Giovanpaolo Gaudino, presidente del Forum del Terzo Settore della Campania e presidente di Confcooperative Federsolidarietà Campania, «al Mezzogiorno andrà solo il 18% dei fondi». Eppure nel Mezzogiorno vive oltre un terzo dei cittadini italiani. In questa area del Paese, inoltre, si vive un forte disagio sociale che non è paragonabile a quello del resto d’Italia. Il Decreto a firma del Ministro Orlando stabilisce i criteri per l’assegnazione dei fondi per i servizi sociali ai comuni italiani. così com’è strutturato verranno assunti più assistenti sociali dove già ce ne sono di più.
«Questa scelta penalizza i cittadini», dice Gaudino, «in particolar modo quelli fragili come anziani, non autosufficienti e persone con disabilità. Questa ripartizione aumenta il divario tra nord e sud del Paese. A parte pochi casi, infatti, i Comuni a cui non sono stati destinate risorse o per i quali sono stati previsti fondi esigui si trovano nel Mezzogiorno. Molti di questi proprio in Campania dove 31 distretti su 52 non avranno nessuno fondo.
 
Questa scelta mette un freno alla battaglia per l’efficientamento dei servizi sociali e la riconversione degli ambiti sociali che stiamo portando avanti da mesi. Le mancanze degli ambiti sociali sono evidenti, ma penalizzare i cittadini in maniera così netta non può essere la risposta giusta».

Senza questo ripartimento di risorse dal governo centrale i Comuni non potranno assumere assistenti sociali. Spesso in territori dove sono già in un numero esiguo. «Lo studio di Marco Esposito», continua Gaudino, «mette in luce un effetto paradossale: la norma 178 era nata proprio per colmare il divario tra i servizi sociali del nord e quelli del sud del Paese. Con il meccanismo che è stato attivato invece, nei territori più deprivati non si prevede il potenziamento dei servizi sociali. Chi ha meno servizi di welfare continuerà a non averne. Questo significa produrre l’effetto contrario di quello che ci si immaginava». Questo perchè «Il comma 797 della legge di Bilancio», scrive Esposito nella sua analisi, «fissa come livello essenziale di prestazioni, Lep, un numero di assistenti sociali pari a 1 ogni 5000 abitanti. Però nello stesso comma si stabilisce anche che se gli assistenti sociali sono troppo pochi, meno di 1 ogni 6.500 abitanti, allora non c’è alcun incentivo a raggiunegre il Lep ma scattano anche i vincoli assunzionali. La discriminazione è evidente soprattutto nelle aree intene dove i livelli sono quasi inesistenti».

«Di base», aggiunge Gaudino, «si pensa di risolvere i problemi di welfare al Sud Italia con il reddito di cittadinanza, che è in linea di massima una misura giusta per contrastare la povertà estrema. Ma non è una risposta. Il Sud ha bisogno di un sistema di sviluppo e infrastrutture».