Valutare come e perché

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Valutare come e perché

di Maurizio Tiriticco

Pescando e ripescando su TIRITICCHEIDE l’iradiddio di miei scritti sui temi relativi al MISURARE, al VALUTARE e al CERTIFICARE, sui quali, ovviamente, non voglio ripetermi, vorrei fare qualche ulteriore riflessione. Voglio solo ricordare che il nostro sistema decimale di valutazione adottato nell’istruzione secondaria (l’istruzione primaria è “governata” in altro modo) prevede 10 voti, la cui corrispondenza ad un giudizio di merito può essere la seguente (dico “può essere”, perché nessuna norma si esprime in materia). Eccola: 1. Nullo; 2. Non valutabile; 3. Pessimo; 4. Scarso; 5. Insufficiente; 6. Sufficiente; 7. Discreto; 8. Buono; 9. Ottimo;10. Eccellente. Come si può notare, essendo la scala pari, non esiste una posizione intermedia che possa veramente dichiarare una posizione di sufficienza. Di qui le incertezze e le discussioni infinite in sede di Consiglio di Classe – e soprattutto in occasione degli scrutini finali – relative al fatto se un cinque possa o non possa “essere portato” – un linguaggio molto casereccio – a sei in considerazione di…ecc. ecc… Se, invece, la scala fosse dispari, quinaria, ad esempio, come avviene nelle scuole degli Stati Uniti, il problema della sufficienza sarebbe risolto di per sé. Ecco una possibile scala di valori: Ottimo, Buono, Sufficiente, Mediocre, Pessimo.

La norma prevede anche, in ordine all’autonomia di cui godono le istituzioni scolastiche, che queste “individuano le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale ed i criteri per la valutazione periodica dei risultati conseguiti dalle istituzioni scolastiche rispetto agli obiettivi prefissati”. Ebbene, in ordine a questo assunto, che cosa avviene in effetti in molte scuole? Che il Collegio dei Docenti decide, ad esempio, di non utilizzare i primi tre voti perché “umilianti” nei confronti del “poveri alunni”!!! Sic!!! Ed il che non solo è extra legem, ma può costituire la rottura dell’intero sistema di valutazione nazionale. E ciò accadrebbe anche se un altro CdDdecidesse di non adottare i primi quattro voti… od altre amenità del genere! Mentre altri CdC non decidono nulla. Si creerebbe allora una inaccettabile e pericolosa disparità tra scuola e scuola! Avremmo scuole “severe” e scuole “accomodanti”. E occorre anche sottolineare che queste tipologie di scelta nulla hanno a che fare con l’autonomia, anzi rischiano di rompere quell’unità di intenti educativi istruttivi e formativi che ciascuna istituzione scolastica è tenuta, invece, a perseguire.

Ed ecco un’altra “divagazione”. L’articolo 4 del dpr 275/99, relativo all’autonomia didattica, indica – a mo’ di esempi – numerose soluzioni, che non sto a ricopiare, al fine direndere l’autonomia più efficiente ed efficace, ma… l’autonomia ha un costo: perché richiede ricerca, inventiva, soluzioni interessanti! Due soli esempi, e di grande interesse, di cui al citato articolo 4: a) articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso!!! b) aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari!!! Ne consegue che l’esercizio reale e produttivo dell’autonomia richiede intelligenza, inventiva, coraggio e fatica! Quale conclusione allora? Un’amministrazione seria che propone ai suoi amministrati (in questo caso DS ed insegnanti) vie alternative e innovative per migliorare l’offerta formativa, dovrebbe in primo luogo pagare molto meglio i suoi amministrati. E non chiedere loro la luna, quando per loro riesce già difficile operare sulla terra…

Per non dire poi che, infine, piovono, puntuali come temporali primaverili le prove Invalsi, la cui Presidente, Anna Maria Ajello, si è anche permessa di apostrofare i nostri insegnanti con queste puntuali parole: “La loro formazione è ancora lacunosa, spesso i docenti non conoscono il concetto di valutazione, ogni volta dobbiamo rispiegarlo”. Meno male che c’è l’Ajello, con la sua continua, costante ed attenta operazione salvifica nei confronti delle nostre scuole!!! Che poi, invece, sono aggredite dalle sue cervellotiche prove… e pure penalizzate! E allora, per dirla con Totò, “Ma mi faccia il piacere!!!”.

Concludendo, non sarebbe il caso che in materia di MISURAZIONE, VALUTAZIONE e CERTIFICAZIONE,operazioni che in puntuale sequenza sono richieste agli insegnanti, la Dott.ssa Ajello ed i suoi esperti facessero un po’ di chiarezza? E’ facile giudicare, quando le mete e i traguardi non sono indicati! E, nel nostro caso, neppure i percorsi! E va anche ricordato che le indicazioni dell’Invalsi non sono dogmi! Mentre invece abbiamo un Papa che si adopera per disvelarli! Ed è anche certo che la Dott,ssa Ajello non è una Papessa!