M. Maggiani, Il coraggio del pettirosso

Maurizio Maggiani, Il coraggio del pettirosso,
Universale Economica Feltrinelli, 1997, pag. 316

di Mario Coviello

Mi ha fatto compagnia in queste ultime settimane “Il coraggio del pettirosso” un romanzo di Maurizio Maggiani che ha vinto il premio Campiello nel 1995.

E’ un romanzo ricco di storie, impegnativo, che ti trasporta all’interno delle vicende dei protagonisti Saverio Pascale , Pascal e Sua, in luoghi ed epoche diverse, tutte ricche di un fascino misterioso e avvincente.

“ Noi si è pettirossi, Saverio…”- racconta il padre-“Noi libertari si è pettirossi, coraggiosi come quell’uccellino…con le sue idee che nessuno riusciva a togliergliele dal capo..”, un pettirosso che “ voglio andare dove mi pare, tanto non do fastidio a nessuno, piccolino come sono..” Un pettirosso che, ferito dal falchetto per il suo desiderio di libertà, si riprende e vola così in alto da “bombardare sul capo il re degli uccelli a colpi di cacatine.”

Il desiderio di libertà e la ricerca incessante del senso della vita animano Saverio, Pascal e Sue e la poesia e le storie, i libri e il racconto sono la chiave per la realizzazione avventurosa e faticosa dei loro sogni.

I luoghi della narrazione sono Alessandria d’Egitto- “ bella, grande e molle, spaparanzata nel deserto come una pisciata di cammello che trova la sabbia giusta per diventare una rosa di silice “ — dove vive Saverio e Carlomagno, in Lunigiana — “ il paese, il tabernacolo dell’anima intera “ di Pascal, patria degli Apuani, sfuggiti al genocidio e all’asservimento dei Romani.

Tutto ha inizio dal ritrovamento di uno scritto che il padre di Saverio, anarchico e apolide, ha misteriosamente conservato che descrive la morte sul rogo dell’eretico Pascal, suo progenitore.

E Saverio inizia il suo viaggio prima nel deserto e poi in Italia per scoprire che cosa è successo a Pascal. Uomini in cammino, dunque, Saverio e Pascal, alla ricerca di un’appartenenza che non è mai raggiunta, e che proprio la sua mancanza dà senso ai due uomini e alle loro vite.

Nel suo viaggio Saverio incontra la poesia, Ungaretti e i libri. E comincia a scrivere i suoi sogni, come gli ha consigliato il dottor Modrian per guarire dallo sfinimento causato dalla ricerca del “porto sepolto”.

E in questo modo Pascal, con la giovane moglie Sua prendono vita a Carlomagno,paese sperduto nelle montagne dove vive una comunità da sempre ribelle al papa e all’imperatore, una comunità di uomini liberi che ha le sue regole e i suoi riti.

“Un buon libro apre infinite porte, ti offre una miriade di spunti, ti mette di fronte a delle domande senza necessariamente avere la pretesa di trovare risposte. Finito “Il coraggio del pettirosso” ho dentro una sorta di incompletezza, mi sento in qualche modo monco, mancante, seppur arricchito di storie e idee. Mi trovo di fronte a un romanzo che proprio sull’assenza di certezze e risposte si evolve, prende forma, acquista un valore. Una storia di anarchia, di amore, di ricerca. Soprattutto di insaziabile ricerca e instancabile cammino.”

“ Eppure mi sto convincendo che ciascun dovrebbe avere il suo paese dell’anima. Ne vorrei uno per me, subito, per non consumarmi di solitudine “, dice Saverio al dottor Modrian e a noi lettori e questo libro può diventare il paese dell’anima di ciascuno di noi perché abbiamo bisogno di storie scritte e raccontate per riflettere e dare senso alla nostra vita.