Scuola, genitori con green pass

da Il Sole 24 Ore

di Marzio Bartoloni

«A breve ci sarà un intervento più ampio di estensione dell’obbligo del Green pass». Il premier Mario Draghi non abbandona la rotta già tracciata e lo annuncia ai ministri riuniti in consiglio dei ministri ieri per il via libera al decreto che ha fatto muovere un altro passo verso l’estensione più ampia del certificato verde che ora dovrà esibire chiunque entri a scuola:  il pass già previsto per il personale scolastico non sarà richiesto solo a chi ci lavora – dalle mense alle pulizie comprese le ditte esterne -, ma anche ai genitori che accompagnano i figli dentro gli istituti, compresi i più piccoli che frequentano gli asili o a chi deve entrare per un colloquio con un prof. Stessi obblighi per «chiunque accede» – così recita il decreto che non lascia adito a dubbi – anche in università, accademie e conservatori oltre che negli Its, gli Istituti tecnici superiori dove sarà chiesto il pass anche agli studenti (come già avviene per gli universitari). Misure, queste, necessarie per far partire in sicurezza già dai prossimi giorni l’anno scolastico. A controllare il pass saranno i dirigenti delle istituzioni scolastiche ma anche i datori di lavoro. Previste sanzioni da 400 a mille euro sia per chi non ha il pass sia per i dirigenti e i datori di lavoro ai quali sono demandati i controlli.

Ma per Draghi questo è appunto solo un primo passo, un “antipasto” prima del piatto forte finora rinviato dopo le tensioni nella maggioranza per la frenata della Lega: si tratta dell’obbligo di certificato verde per i dipendenti della Pa e per i lavoratori dove già oggi viene chiesto il pass, due ingredienti del nuovo menu di misure che saranno sul tavolo del Governo già la prossima settimana e su cui Draghi non vuole fare passi indietro. Si ragiona al momento se approvare un solo provvedimento già la prossima settimana con le misure per Pa e privato, o se procedere a tappe partendo prima dai lavoratori di alcuni settori (ristoranti, trasporti, cinema, teatri, ecc.) per poi estendere l’obbligo di pass ai dipendenti pubblici per i quali Salvini chiede di limitare il certificato ai soli sportelli al pubblico. Mentre per il resto dei lavoratori del privato si dovrebbe aspettare ancora. Un nodo questo della gradualità o dell’immediato intervento che si scioglierà in cabina di regìa dove si proverà a mediare . «Lo estenderemo nelle prossime settimane, la linea del Governo è netta. È uno strumento per aprire una fase nuova», ha ribadito ieri il ministro della Salute Roberto Speranza che spinge dall’inizio per un allargamento immediato del pass.

Intanto il decreto di ieri lancia anche un segnale sul percorso verso l’obbligo vaccinale, considerato oggi ancora un opzione da valutare solo dal prossimo autunno, ma che viene per la prima volta esteso al di fuori della platea sanitaria, l’unica dove al momento vige l’obbligo: dal 10 ottobre – si legge nella bozza del dl licenziato ieri – «si applica altresì a tutti i soggetti anche esterni che svolgono, a qualsiasi titolo, la propria attività lavorativa» nelle Residenze sanitarie per gli anziani. Una scelta, questa, che nasce della esplicita richiesta di chi gestisce queste strutture così colpite dal Covid che proprio nei giorni scorsi avevano scritto una lettera inviata al premier Draghi e al ministro Speranza – firmata dalla principali associazioni di settore (Agespi, Anaste, Aris e Uneba) – per chiedere di estendere l’obbligo vaccinale a tutto il personale che opera in queste strutture dove si entra in contatto ogni giorno con pazienti particolarmente fragili (grandi anziani e disabili) e dove si cominciano a rivedere i contagi. Si tratta di tantissimi operatori – in tutto nelle Rsa lavorano circa 250mila persone – tra amministrativi, personale che fa pulizie o prepara i pasti, compresi gli ausiliari socio assistenziali (circa 130mila)  che si occupano dei bisogni dei ricoverati, ma finora esclusi dall’obbligo che per legge è scattato da aprile scorso solo per il personale sanitario. Per chi non rispetterà l’obbligo è prevista la sospensione della prestazione lavorativa e dunque dello stipendio. Anche in questo caso i controlli spettano ai dirigenti delle strutture sanitarie e ai datori di lavoro.