INSEGNARE AD INSEGNARE: UNA SCUOLA E LA SUA MISSION
di Carlo De Nitti
Se è vero che solo chi è padrone del passato è padrone del futuro, come recita il ben noto aforisma del George Orwell di 1948, non vi è nulla di educativamente più euristico che condurre un gruppo di adolescenti a scoprire la storia della scuola in cui compiono la loro esperienza di studenti e le prime prove da cittadini di un’Italia democratica.
Negli archivi di tutte le scuole di ogni ordine e grado, in particolare, di quelle di più antica istituzione vi sono nascosti dei tesori che meritano di essere portati alla luce dalle ragazze e dai ragazzi del XXI secolo e fruiti da loro medesimi, dall’intera comunità scolastica e dalla comunità territoriale di riferimento per avere contezza della propria storia, fondata consapevolezza del proprio presente e prospettiva critica del proprio futuro.
Nel Liceo delle Scienze Umane “Giordano Bianchi-Dottula” di Bari, un dimenticato e polveroso archivio è divenuto – grazie ad una forte passione archivistica e storiografica congiunta ad una notevole lungimiranza educativa – il cuore di un Progetto pluriennale ideato e condotto in collaborazione tra il Liceo stesso e l’Archivio di Stato di Bari, volto a promuovere competenze storiografiche e di cittadinanza, insieme al senso di appartenenza verso l’istituzione scolastica frequentata.
Da esso trae origine il volume di CARLA MALLARDI e MARIA ROSARIA SICOLI, La Scuola e la Città. L’Istituto “Giordano Bianchi Dottula” da Scuola Normale a Istituto Magistrale (1862-1964), edito recentemente per i tipi delle Edizioni del Sud nella collana Memoria 37, che è arricchito dalla Presentazione di Eugenia Vantaggiato e dall’Introduzione di Vito Antonio Leuzzi.
Nel volume – a cui è allegato un interessantissimo DVD, ricco di documenti e di immagini – vengono ripercorse le vicende dell’allocazione della scuola che ha formato fin dalla sua fondazione gli/le insegnanti di scuola primaria e dell’infanzia.
Per le discenti del XXI secolo, la ricostruzione della storia della loro scuola, il “Bianchi-Dottula”, dal 1862 al 1964, ha significato studiare la storia dell’evoluzione dell’istruzione magistrale a Bari, in Puglia, nel Mezzogiorno ed in Italia nell’arco di un centocinquanta anni: la stessa evoluzione onomastica da “scuola normale” ad “istituto magistrale” all’attuale “liceo delle scienze umane” merita adeguato spazio affinché le giovani generazioni possano sviluppare un consapevole senso di appartenenza ad un’istituzione scolastica la cui mission è quella stata storicamente ed è tuttora – con diversa semantica – quella di insegnare ad insegnare, a divenire professionisti della formazione dei bambini, dei ragazzi e dei giovani: oggi non solo in contesti scolastici ma in tutte le situazioni ‘educative’.
Il problema della formazione dei maestri è sempre stato fondamentale nella scuola italiana a partire dall’unità d’Italia, tanto da essere fin dal 1850 al centro dei pensieri di Francesco De Sanctis, futuro ministro della Pubblica Istruzione nel neonato Regno d’Italia, nella sua Relazione per la riforma della pubblica istruzione nel Regno di Napoli: ed è proprio dallo scenario normativo della formazione della classe magistrale dagli Stati preunitari ad oggi (pp. 17-40) che prende abbrivo il lavoro di CARLA MALLARDI, docente di lettere negli istituti di istruzione secondaria superiore,, e di MARIA ROSARIA SICOLI, funzionario archivista dell’Archivio di Stato di Bari, per concentrarsi nei capitoli seguenti – non numerati – sulla situazione del Sud dopo l’Unità (pp. 41-44) e sulle Scuole Normali nel Meridione d’Italia (pp. 45-48), prima di passare ad analizzare la Scuola Normale maschile di Bari (pp. 49-80), la Scuola Normale femminile di Bari (pp. 81-119) e l’Istituto Magistrale a Bari (pp. 121-136).
Duplice è, dunque, la ricerca condotta: sul versante della macrostoria un excursus sulla formazione della classe magistrale in Italia e le trasformazioni intervenute nelle istituzioni scolastiche preposte all’uopo, sul versante della microstoria quella della sede barese della scuola preposta alla formazione degli insegnanti ed in particolari delle maestre e dei maestri elementari.
Se con il Decreto Legislativo 3725 del 13.11.1859 – la cosiddetta Legge Casati – costituisce l’atto di nascita della scuola italiana, essendo esso stato esteso con l’unificazione (1861) dal Regno di Sardegna al Regno d’Italia, la legislazione inerente la nascita delle scuole per la formazione dei maestri viene ripresa da Casati dalla previgente legge Lanza (1858) che aveva istituito le Scuole Normali al fine di creare un corpo di maestre e maestri preparati a compiere la loro opera professionale in un Paese in cui l’analfabetismo la faceva da padrone con percentuali che sfioravano l’80% della popolazione.
Con i Regi Decreti 474 del 1862 e 1225 del 1235 del 1863 vengono istituite quattro Scuole Normali nelle Province Meridionali del Regno: nella città di Bari nasce un’istituzione scolastica che avrà nel corso dei decenni un forte sviluppo culturale ed un grande incremento negli iscritti. Il fortissimo fabbisogno di maestri nell’Italia postunitaria ma anche nei decenni seguenti è motivato dall’impellente necessità di abbattere il diffusissimo analfabetismo che dominava nel Paese, specialmente nel Mezzogiorno: il maggior merito storico che va riconosciuto alla scuola pubblica italiana segnatamente meridionale è quello di avere sconfitto questa piaga.
Dalla legge Casati alla Riforma Gentile l’analfabetismo passa da circa l’80% della popolazione a poco più del 20%: un risultato eccezionale realizzato, peraltro, con risorse non sempre congrue ai nobili fini da perseguire. Lo stesso sottotitolo dice un percorso macrostorico di storia della scuola italiana che si compie: dalle Scuole Normali di casatiana memoria, passando attraverso la statalizzazione delle scuole e degli insegnanti fino ad allora prevalentemente gestiti dai Comuni, voluta nel 1911 dalla Legge Daneo-Credaro che pone sotto ildietto controllo dello Stato le scuole elementari ed il personale docente che vi opera, all’Istituto Magistrale creato dalla Riforma Gentile.
Parallelamente ad essi le vicende politico-amministrative che hanno caratterizzato la sua allocazione logistica fino alla costruzione dell’attuale sede in corso Giuseppe Mazzini, 114 con la quale termina l’excursus storiografico ed archivistico compiuto dalle studentesse e dalle loro guide.
Nella microstoria dell’Istituto barese intitolato al nobile Giordano Bianchi Dottula – il cui nome compare per la prima volta nelle carte d’archivio nel 1904; antecedentemente la Scuola Normale femminile era intitolata a Laura Beatrice Mancini-Oliva, poetessa napoletana del XIX secolo e moglie di Pasquale Stanislao Mancini – le diverse e talvolta tribolate vicende collegate alla ricerca di un’allocazione consona al numero dei discenti ed alle necessità della didattica.
Quanta attualità nelle iniziative e nelle lettere degli anni ‘30 dell’allora preside dell’Istituto, il prof. Giuseppe Petraglione (si parva licet…), alle autorità politiche ed amministrative locali e non solo dell’epoca per assicurare alle alunne ed agli alunni dell’Istituto Magistrale condizioni degne per l’apprendimento (pp.123-126) mi pare di ravvedere se penso alla corrispondenza che spesso intrattengo con gli Enti locali!
L’attuale sede del Bianchi-Dottula, progettata all’inizio del 1960, fu compiuta nel gennaio 1964 e all’istituto di conseguire una sede degna ed adeguata alle esigenze della didattica.
Il volume di CARLA MALLARDI e MARIA ROSARIA SICOLI, ricostruendone le vicende storico-archivistiche, giunge a proposito visto l’imminente cinquantenario dell’edificio. Un lavoro, quello delle autrici, di grande fascino storico ed archivistico che potrebbe continuare, è solo un modestissimo suggerimento, con uno studio sulle persone che hanno vissuto nell’Istituto il loro impegno professionale o la loro formazione di studenti. Come non ricordare tra i dirigenti ed i numerosissimi docenti – rigorosamente in ordine alfabetico ed a memoria d’uomo, fallace per definizione – personalità come Vitantonio Barbanente, Nicola Dell’Andro, Giovanni Modugno, Angela Ninni, Giuseppe Petraglione, Gaetano Santomauro, Rosaria Scardigno, etc.?
La lettura di questo bellissimo volume tra i suoi meriti ha quello di suscitare forti emozioni: ad esse in me si sono uniti ricordi indelebili perchè della comunità scolastica dell’Istituto Magistrale “G. Bianchi-Dottula”, negli anni ’70, da adolescente, ho fatto parte anch’io.
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