La “difesa della razza”

La “difesa della razza”

di Maurizio Tiriticco

IL NEFASTO 6 OTTOBRE DEL 1938! Il Gran Consiglio del Fascismo approva la “DICHIARAZIONE SULLA RAZZA”. E’il primo documento razzista ufficiale che, di diritto e di fatto, dà il via alla persecuzione contro i cittadini ebrei. Il successivo 17 novembre 1938 la dichiarazione vienetrasformata in Regio Decreto Legge, il n. 1728, concernente “Provvedimenti per la difesa della razza italiana”. Insisto! Un decreto legge regio!!! Si tratta di uno dei tanti tradimenti perpetrati dal Re d’Italia e Imperatore d’Etiopia Vittorio Emanuele III (ed in seguito anche Re di Albania, dopo l’occupazione militare italiana che sarebbe avvenuta il 7 aprile 1939) ai danni dei suoi… fedeli sudditi!

Il regime fascista si preoccupa di attendere al “miglioramento quantitativo e qualitativo della razza italiana, miglioramento che potrebbe essere gravemente compromesso, con conseguenze politiche incalcolabili, da incroci e imbastardimenti”. La cura del Duce per il suo amato popolo è altissima, per cui deve preservare la sua “purezza razziale”! Pertanto il Gran Consiglio del Fascismo stabilì: a) il divieto di matrimoni di italiani e italiane con elementi appartenenti alle razze camita, semita e altre razze non ariane; b) il divieto per i dipendenti dello Stato e da Enti pubblici – personale civile e militare – di contrarre matrimonio con donne straniere di qualsiasi razza; c) il matrimonio di italiani e italiane con stranieri, anche di razze ariane, dovrà avere il preventivo consenso del Ministero dell’Interno; d) dovranno essere rafforzate le misure contro chi attenta al prestigio della razza nei territori dell’Impero.

Ed ancora il Gran Consiglio del Fascismo si premura di ricordare che “l’ebraismo mondiale – specie dopo l’abolizione della massoneria – è stato l’animatore dell’antifascismo in tutti i campi e che l’ebraismo estero o italiano fuoruscito è stato – in taluni periodi culminanti come nel 1924-25 e durante la guerra etiopica unanimemente ostile al Fascismo”. Ed ancora! “L’immigrazione di elementi stranieri – accentuatasi fortemente dal 1933 in poi – ha peggiorato lo stato d’animo degli ebrei italiani nei confronti del Regime, non accettato sinceramente, poiché antitetico a quella che è la psicologia, la politica, l’internazionalismo d’Israele. Tutte le forze antifasciste fanno capo ad elementi ebrei; l’ebraismo mondiale è, in Spagna, dalla parte dei bolscevichi di Barcellona.

Pertanto il Gran Consiglio del Fascismo ritiene che la legge concernente il divieto d’ingresso nel Regno degli ebrei stranieri non può più oltre essere ritardata e che l’espulsione degli indesiderabili è indispensabile. Il Gran Consiglio del Fascismo decide che, oltre ai casi singolarmente controversi che saranno sottoposti all’esame dell’apposita commissione del Ministero dell’Interno, non sia applicata l’espulsione nei riguardi degli ebrei stranieri che si trovino in particolari condizioni. E segue un lungo elenco a cui rimando (è sul web).

Per quanto riguarda l’immigrazione di ebrei in Etiopia, il Gran Consiglio del Fascismo non esclude la possibilità di concedere, anche per deviare la immigrazione ebraica dalla Palestina, una controllata immigrazione di ebrei europei in qualche zona dell’Etiopia. Questa eventuale e le altre condizioni fatte agli ebrei potranno essere annullate o aggravate a seconda dell’atteggiamento che l’ebraismo assumerà nei riguardi dell’Italia fascista. Ed ancora! Il Ministro dell’Educazione Nazionale istituisce cattedre di studi sulla razza nelle principali Università del Regno.

Ma non finisce qui! Due decreti legge ministeriali, il n. 1390 e n. 1630 del 5 e 23 settembre 1938 (poi confluiti nel R.D. n. 1779 del 15 novembre 1938, approvato dal Parlamento fra la fine del 1938 e l’inizio del gennaio 1939),esclusero dalle scuole italiane «di ogni ordine e grado, pubbliche e private» i professori e gli studenti ebrei. E, tra i tanti provvedimenti attuativi, una circolare ministeriale stabilì che, a partire dal 16 ottobre 1938, gli esami universitari non fossero più tenuti da docenti ebrei.

Ed infine il Gran Consiglio del Fascismo, mentre nota che il complesso dei problemi razziali ha suscitato un interesse eccezionale nel popolo italiano, annuncia ai Fascisti che le direttive del Partito in materia sono da considerarsi fondamentali e impegnative per tutti e che alle direttive del Gran Consiglio devono ispirarsi le leggi che saranno sollecitamente preparate dai singoli Ministri.