Ricorrenza napoleonica

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Ricorrenza napoleonica

di Maurizio Tiriticco

ITALIA, 11 OTTOBRE 1796. Il contesto è la complessa vicenda napoleonica. In quel giorno a Milano la Legione Lombarda adotta il primo stendardo dai colori VERDE, BIANCO e ROSSO. Nasce così quella che in seguito diventerà la bandiera italiana. Il BLU della bandiera francese viene sostituito dal VERDE, il colore delle uniformi della Guardia civica milanese, quindi simbolo dei volontari che combattono per l’Italia. L’11 aprile di quell’anno Napoleone aveva dato inizio alla cosiddetta “campagna d’Italia”. E sul Passo del Monviso aveva incoraggiato i suoi soldati con queste parole: “Je vais vous conduire dans le plus fertles plains du mond”.

A liberazione/occupazione avvenuta, il 29 giugno del 1797 venne istituita la Repubblica Cisalpina. Il nuovo Stato comprendeva inizialmente i territori dello Stato di Milano, la Repubblica Cispadana, che raccoglieva l’antico Ducato di Modena e il Ducato di Massa, e i vecchi domini di terraferma veneziani di Bergamo e di Crema. Successivamente, il 27 luglio, dopo la pubblicazione della Costituzione, si aggiunsero le Legazioni pontificie di Bologna, Ferrara e Ravenna. L’Arciducato d’Austria non poté fare altro che riconoscere formalmente la Repubblica Cisalpina il 17 ottobre 1797 con il Trattato di Campoformio.In effetti la cittadina si chiamava Campoformido ed è tuttora esistente: è un Comune del Friuli nelle vicinanze di Udine. Il trattato fu firmato da Napoleone in persona e dal Conte Johann Ludwig Josef von Cobenzl, in rappresentanza dell’Austria.

Per coloro che avevano partecipato alla Municipalità veneziana, l’organo del governo rivoluzionario, quel trattato costituì un vero e proprio tradimento compiuto dai Francesi, che in tal modo subordinavano l’affermazione degli ideali rivoluzionari ai loro concreti disegni di conquista. Ugo Foscolo interpretò la posizione dei patrioti veneti con una delle sue opere più intense, le “Ultime lettere di Jacopo Ortis”. Ecco l’incipit:

“Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure e la nostra infamia. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch’io per salvarmi da chi m’opprime mi commetta a chi mi ha tradito? Consola mia madre: vinto dalle sue lagrime le ho obbedito, e ho lasciato Venezia per evitare le prime persecuzioni, e le più feroci. Or dovrò io abbandonare anche questa mia solitudine antica, dove, senza perdere dagli occhi il mio sciagurato Paese, posso ancora sperare qualche giorno di pace? Tu mi fai raccapricciare, Lorenzo; quanti sono dunque gli sventurati? E noi, purtroppo, noi stessi Italiani ci laviamo le mani nel sangue degl’Italiani. Per me segua che può. Poiché ho disperato e della mia patria e di me, aspetto tranquillamente la prigione e la morte. Il mio cadavere almeno non cadrà fra le braccia straniere; il mio nome sarà sommessamente compianto da pochi uomini, compagni delle nostre miserie; e le mie ossa poseranno su la terra de’ miei padri”. Lorenzo Alderani è l’amico del protagonista, oltre che fittizio editore del libro. Nel nome possiamo intravedere un omaggio di Foscolo a un autore inglese da lui molto amato, Laurence Sterne.

Ma la Repubblica Cisalpina ebbe vita breve! Infatti il 26 gennaio del 1802 i deputati della Repubblica Cisalpina proclamarono la sua trasformazione in Repubblica Italiana, con Presidente, ovviamente, il “nuovo padrone”, Napoleone Bonaparte. E poi, in seguito alla proclamazione e incoronazione di Napoleone a Imperatore dei Francesi (avvenuta la domenica del 2 dicembre 1804, ovvero, secondo il calendario rivoluzionario, l’11 Frimaio dell’anno XIII), la Repubblica Italiana cesserà di esistere per trasformarsi nel Regno d’Italia. Il tutto avvenne il 26 maggio 1805 nel Duomo di Milano, dove Napoleone fu consacrato Re d’Italia. Napoleone – data la sua mania di grandezza – anticipò ciò che avrebbe dovuto fare il Cardinale Giovanni Battista Caprara Montecuccoli; prese lui stesso la Corona di Ferro, oggi conservata presso il Duomo di Monza, e si auto-incoronò Re d’Italia. Poi racconterà di aver pronunciato in quel momento la famosa frase: ‘’Dio me l’ha data, guai a chi me la tocca’’. Ed intendeva proprio sottolineare il fatto che l’unica autorità a cui doveva sottomettersi fosse soltanto Dio.

E’ forse opportuno ricordare che lo storico inglese Vincent Cronin scrisse nel suo libro “Napoleon Bonaparte, an intimate biography” che Napoleone aveva informato Pio VII che si sarebbe posto la corona sul capo da solo. E che il Papa non aveva sollevato alcuna obiezione. Ma, se avesse obiettato? Uno dei grandi interrogativi della storia!