Una storia che si ripete?

Una storia che si ripete?

di Maurizio Tiriticco

Dopo l’assalto e la devastazione neofascista della sede della CGIL in Roma —- Un monito e una storia! La Confederazione Generale Italiana del Lavoro, CGIL, fu fondata nel lontano 1906. Ed è doveroso ricordare BRUNO BUOZZI, operaio metallurgico specializzato e convinto antifascista. Fu tra i più autorevoli sindacalisti italiani della prima metà del Novecento e deputato socialista dal 1919 al 1926. Poi fu costretto a trasferirsi in Francia, dove ricostituì la Confederazione Generale del Lavoro e fece attiva opera antifascista attraverso la direzione del giornale “L’Operaio Italiano” che, pubblicato in formato ridotto, venne fatto circolare clandestinamente anche in Italia.

Nel 1940, alla vigilia dell’occupazione tedesca di Parigi, Buozzi si trasferì a Tours, nella cosiddetta “Francia Libera”. Nel febbraio del 1941 tornò a Parigi. Il 1º marzo 1941 fu arrestato dai tedeschi, su richiesta delle autorità fasciste italiane, e rinchiuso nel carcere de La Santé, dove ebbe modo di ritrovare il collega e amico della CGdL Giuseppe Di Vittorio, assieme al quale fu poi trasferito in Germania e, di qui, in Italia.

Dopo il 25 luglio 1943, in seguito alla caduta del fascismo e all’arresto di Mussolini, il 30 luglio venne liberato. Riprese così la sua vita di politico e di sindacalista. Dopo l’8 settembre del 1943 e l’occupazione tedesca di Roma, fermato il 13 aprile 1944 per accertamenti, fu condotto nella famigerata prigione di via Tasso, dove i fascisti scoprirono la sua vera identità. Il Comitato di Liberazione Nazionale di Roma tentò a più riprese, ma senza successo, di organizzarne l’evasione.

Il 1º giugno 1944, quando gli americani erano ormai alle porte della Capitale, il nome di Bruno Buozzi fu incluso dalle SS in un elenco di 160 prigionieri destinati ad essere evacuati da Roma. Nella notte del 3 giugno 1944, mentre gli alleati si accingevano ad entrare da sud nella Capitale, i tedeschi in fuga da nord caricarono su due autocarri i prigionieri di Via Tasso per trasferirli a Verona. Erano in gran parte socialisti appartenenti alle Brigate Matteotti o membri del Fronte militare clandestino.

Il comandante delle Brigate Matteotti, Giuseppe Gracceva, e i passeggeri del primo camion si salvarono perché l’automezzo era guasto e non partì. Sul secondo camion fu caricato Buozzi, con altri tredici prigionieri. Al momento della partenza, essendo il camion sovraccarico, Buozzi fu invitato a scendere, ma preferì cedere il posto ad un altro prigioniero. Il camion si avviò lungo la via Cassia, ingombra di truppe naziste in ritirata, accodandosi alla lunga teoria di veicoli diretti al nord.

All’alba del 4 giugno, giunti all’altezza del km 14,200 della Cassia, presso la località “La Storta”, forse per la difficoltà di proseguire, l’automezzo si fermò e i prigionieri furono fatti scendere. Buozzi e gli altri tredici prigionieri furono portati in aperta campagna e rinchiusi in una rimessa della tenuta Grazioli per la notte; nel pomeriggio furono brutalmente sospinti in una vicina valletta e vennero tutti assassinati con un colpo di pistola alla testa. Il sindacato dei lavoratori ha una lunga e grande storia! Ma soprattutto è un presidio di liberà! Un attacco al sindacato è un attacco alla democrazia e alla nostra grande e bella Repubblica, nata dalla Resistenza antifascista!

E non è un caso che l’articolo 1 della nostra Costituzione così recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Pertanto, chi attenta al lavoro ed alle sue rappresentanze sindacali, attenta al Paese ed al suo Popolo!