Pei scuola, in terza media ancora con quello della prima elementare

da La Tecnica della Scuola

Quando il Pei, il progetto educativo personalizzato, viene vissuto come un mero atto burocratico, capita che il gruppo di lavoro (Glo) che dovrebbe redigere il documento a partire dalla diagnosi funzionale e dal profilo dinamico funzionale, quindi da una precisa analisi di partenza della situazione del ragazzo, faccia un copia incolla del Pei di anni prima. E si arriva persino a scoprire che per un ragazzo di terza media sia stato usato lo stesso Pei che per lui era stato redatto in prima elementare. A raccontarlo alla redazione della Tecnica della Scuola un dirigente scolastico.

Colpa dell’insegnante di sostegno? No. Non solo, per lo meno. Ricordiamo infatti che la responsabilità dell’integrazione dell’alunno con disabilità e dell’azione educativa svolta nei suoi confronti è, al medesimo titolo, dell’insegnante di sostegno, dell’insegnante o degli insegnanti di classe o di sezione e della comunità scolastica nel suo insieme.

Questo il chiarimento in apposita Faq del Ministero dell’Istruzione. Ciò significa che non si deve mai delegare al solo insegnante di sostegno l’attuazione del progetto educativo individualizzato poiché in tal modo l’alunno verrebbe isolato anziché integrato nel contesto della classe o nella sezione. Tutti i docenti devono farsi carico della programmazione e dell’attuazione e verifica degli interventi didattico-educativi previsti dal piano individualizzato. Sempre il Ministero chiarisce che ad ogni modo: durante l’incontro del GLO si può discutere la bozza di PEI proposta, analizzando eventuali punti controversi e cercando di arrivare a una versione su cui tutti sono d’accordo.

Ma per entrare nel merito dei punti nodali del progetto educativo personalizzato, che differenza c’è tra profilo funzionale e profilo dinamico funzionale? Che cosa si intende esattamente per diagnosi funzionale e a cosa serve?

A chiarire i dubbi, nell’appuntamento della Tecnica della Scuola Live, sono stati i nostri esperti, il dirigente Salvatore Impellizzeri e l’insegnante Katia Perdichizzi.

Diagnosi funzionale

La diagnosi funzionale è la prima fase di lavoro sull’inclusione, che fa sì che un alunno con disabilità possa essere preso in carico, in termini di risorse, da un docente di sostegno.

Profilo dinamico funzionale

Il profilo dinamico funzionale è lo step successivo, contiene le caratteristiche della situazione attuale e le previsioni di evoluzione dal punto di vista del funzionamento. Si tratta di quel documento che si aggiorna al passaggio da un grado di scuola all’altro.

Profilo di funzionamento

Il profilo di funzionamento è il macro contenitore che conterrà la diagnosi funzionale e il profilo dinamico funzionale, sempre su base Icf, il sistema di classificazione orientato alle funzionalità. Il consiglio per i docenti è quello di lavorare in classe e osservare l’alunno sulla base del sistema di classificazione Icf.

La scadenza di ottobre

I tempi sono stretti, ci ricorda il dirigente Impellizzeri. Per quanto la scadenza di fine ottobre non sia perentoria ma consenta un margine di flessibilità (fino, circa, ai primi giorni di novembre), tuttavia l’esigenza di completare il Pei in tempo utile ci lascia pensare che sia più produttivo adattare il modello su cui ha lavorato la scuola sino ad oggi, facendo attenzione a non incorrere in quegli aspetti discutibili del modello ministeriale indicati dal Tar. Insomma il cosiddetto nuovo modello del Pei (quello precedente alla sentenza del Tar) può ancora essere un punto di riferimento da cui partire.