Scuola, un mese dopo il rientro la Dad non si vede (quasi) più

da Tuttoscuola

Il buon proposito del “Mai più Dad” per questo anno scolastico sembra resistere. Ed è forse soprattutto per questo che, dopo le prime settimane di uno dei back to school più delicati di sempre, soprattutto dal punto di vista organizzativo, il bilancio fatto dagli studenti è complessivamente positivo. Almeno così dicono i 3.000 alunni delle superiori intercettati in questi giorni da un sondaggio di Skuola.net per tracciare un bilancio del primo mese di scuola. Circa 2 su 3, infatti, raccontano di non aver avvertito particolari criticità. Anche perché quasi tutti (94%) fino a oggi hanno svolto sempre lezione in presenza. Con i ragazzi che sono tornati ad avere un rapporto diretto tra loro e a conversare anche dei temi più caldi, tra cui il vaccino: l’80% afferma di sapere se il resto della classe si sia vaccinato o meno.

Andando più nel dettaglio, però, si svelano gli “altarini”. Innanzitutto, pur trattandosi di una sparuta minoranza, qualcuno che è dovuto restare qualche giorno a casa, in Dad, c’è stato (6%) e nella metà dei casi non è stata ‘colpa’ della quarantena imposta dai contagi ma di una carenza di spazi nel proprio istituto. Ma la raccomandazione di distanziare gli alunni in classe – almeno un metro l’uno dall’altro – sta creando non pochi malumori anche laddove la presenza è stata garantita ogni giorno: in circa 3 casi su 10, secondo gli studenti, più che distanziamento c’è sovraffollamento. Al punto che 1 studente su 6 in classe indossa la mascherina FFP2: nel dubbio, meglio mettere mano al portafogli e assicurarsi maggiore protezione dal virus.

Per evitare gli assembramenti in ingresso o in uscita dalle lezioni, la maggior parte delle scuole – lo riportano circa 6 su 10 – hanno confermato o introdotto degli ingressi scaglionati. Da non confondere con i turni veri e propri decisi a livello locale: più o meno 1 su 2 è costretto a entrare (e uscire) prima o iniziare (e finire) dopo. Non si tratta di un doppio turno mattina/pomeriggio, spesso evocato in questi tempi di pandemia ma mai realmente applicato, ma può capitare di terminare le lezioni nel primo pomeriggio.

Circostanza, quest’ultima, che sta mettendo in difficoltà parecchi studenti. Tra chi torna a casa più tardi, quotidianamente o alternando i turni (62%), infatti, il 70% si lamenta che l’uscita pomeridiana rende pressoché impossibile svolgere altre attività, come fare i compiti per il giorno dopo o dedicarsi a sport e hobby. Per non parlare del fatto che, quasi sempre, per loro una vera pausa pranzo non esiste: è così per 3 su 4. Inoltre, tutta questa organizzazione, pare non sia riuscita a risolvere la questione originaria, gli assembramenti, ancora presenti in 7 casi su 10.

E poi c’è il grande tema dei docenti. Il ministero dell’Istruzione, alla vigilia del ritorno sui banchi, aveva assicurato che già nei primi giorni di scuola tutte le cattedre sarebbero state occupate. Ma la situazione, stando a quanto raccontano i ragazzi, è tutt’altro che definita: solo il 53% dice di aver effettivamente iniziato l’anno con la squadra dei professori al completo, il 30% li ha visti arrivare un po’ per volta, quasi 1 su 5 racconta di avere ancora una o più materie senza il prof definitivo. C’è lo “zampino” della questione Green Pass, obbligatorio per i docenti? Forse: potrebbe non essere un caso che quasi 1 ragazzo su 7 afferma di avere insegnanti che hanno saltato qualche lezione, o sono stati assenti per giorni, proprio a causa della richiesta della certificazione verde.

Dodici mesi fa, di questi tempi, 2 studenti delle superiori su 3 avevano già assaggiato la didattica digitale, in forma parziale o totale – ricorda Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net  – mentre oggi questa sorte è toccata solo a 1 su 18. Insomma, il cambio di scenario al momento è netto. Ma non mancano le criticità: dalla carenza di spazi, che lo scorso anno era la principale causa di ricorso alla Dad, al nodo trasporti che costringe la metà dei ragazzi a uscire spesso tardi da scuola, impedendo lo svolgimento di attività pomeridiane, per di più senza poter contare su una vera e propria pausa pranzo perché le scuole superiori non sono attrezzate per il tempo pieno. Infine, seppur in miglioramento, resta il problema atavico delle nomine dei docenti: al 20% dei ragazzi manca ancora almeno un prof in cattedra”.