Sciopero senza fine

da Tuttoscuola

Un nuovo trend sembra affacciarsi nel campo delle azioni sindacali nella scuola: lo sciopero plurigiornaliero. Dopo il clamoroso insuccesso dello sciopero generale di sei giorni continuativi dal 15 al 20 ottobre che ha registrato l’adesione (cfr. Cruscotto Scioperi della Funzione Pubblica) soltanto di 4.362 persone di Istruzione e Ricerca, pari allo 0,89%, la FISI (Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali) ha deciso di proseguire ad oltranza per altri undici giorni (dal 21 al 31 ottobre).

Per lo sciopero dal 15 al 20 ottobre – che ha mobilitato una quota infinitesimale del vastissimo mondo della scuola e della ricerca – questo sindacato, finora sconosciuto (risulta ufficialmente presente soltanto nel comparto Sanità con 67 iscritti e senza voti per l’elezione delle RSU), aveva respinto la decisione della Commissione di Garanzia che aveva dichiarato illegittimo quello sciopero ad oltranza, rivendicando il diritto di derogare da qualsiasi limitazione, in forza del comma 7, art. 2 della legge 146/90 che recita “Le disposizioni in tema di preavviso e di indicazione della durata non si applicano nelle vertenze relative alla difesa dei valori e dell’ordine costituzionale o per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori”.

Poiché quello sciopero era contro il green pass, probabilmente si è capito che non poteva essere motivato da eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori (la certificazione verde ha infatti una finalità opposta) e, visto che sia la Funzione Pubblica sia il Ministero dell’Istruzione hanno taciuto, non confutando di fatto il riferimento a quel comma 7, la FISI, probabilmente sempre più convinta delle proprie ragioni, nel motivare la nuova proroga di sciopero ad oltranza, ha dichiarato che si tratta di “uno sciopero economico politico, essenzialmente diretto ad ottenere un intervento su materie di immediato interesse dei lavoratori, e anziché essere contro il proprio datore di lavoro, esso è contro gli organi politici, il Governo”.

Nel suo comunicato precisa inoltre che il DL 76/2021 sul green pass lede i diritti dei lavoratori, violando la Costituzione.

È facile prevedere che nella scuola l’adesione non andrà oltre quello 0,89% della prima tornata (vi immaginate le trattenute in busta paga per 11 giorni di sciopero?), ma gli effetti potenziali sono ben noti: come descritto approfonditamente nel report di Tuttoscuola “Scioperi con pochissimi scioperanti e… tante scuole ferme”, scaricabile gratuitamente a questo link, le famiglie che ricevono la notizia dello sciopero restano interdette, e in taluni casi lasciano per precauzione i figli a casa e spesso c’è un impatto sull’organizzazione delle attività del personale che non aderisce allo sciopero, cioè la quasi totalità (a cavallo tra il 2019 e il 2020 sono stati proclamati 12 scioperi nella scuola, quasi sempre per iniziativa di piccole sigle sindacali, e ai quali non hanno mai aderito i sindacati più rappresentativi: l’adesione è stata tra lo 0,50% e l’1,62%).

Ma un effetto concreto ci sarà certamente: costringerà i dirigenti scolastici e gli uffici di segreteria a una serie di adempimenti, dopo aver ricevuto l’informativa ministeriale del nuovo sciopero:

  • chiedere al personale l’eventuale adesione allo sciopero,
  • informare le famiglie della proclamazione dello sciopero, fornendo ogni utile riferimento per consentire ai genitori di decidere in merito,
  • accertare le situazioni di svolgimento delle attività didattiche per tutta la durate dello sciopero per fronteggiare eventuali momenti di emergenza per assicurare il servizio,
  • dare riscontro, anche se negativo, al ministero circa l’adesione allo sciopero.

Attività a fronte di uno sciopero che verosimilmente avrà un’adesione di uno “zero virgola” del personale (le famiglie devono saperlo: tutte le scuole saranno perfettamente in grado di gestire il limitato numero di adesioni, pertanto possono tranquillamente mandare a scuola i figli), che però hanno un costo a carico della collettività, perché il tempo che dovranno dedicare a questa pratica è sottratto ad altro, ed è comunque retribuito.

Sia ben chiaro: non parliamo del sacrosanto e inviolabile diritto di sciopero, ma di alcuni meccanismi che si riverberano sul servizio, con il risultato che troppe volte tante famiglie tengono a casa i figli (con disagi vari) e saltano le lezioni in tantissime classi, a fronte di adesioni effettive che al termine dello sciopero risultano essere bassissime.

Siamo sorpresi del silenzio delle istituzioni: se questo sciopero dichiaratamente politico non è legittimo, perché lasciare famiglie, studenti, docenti, Ata e DS nel dubbio? Cosa intende fare il Ministero della Funzione pubblica? E il Ministero dell’istruzione intende rimanere passivo?

Se il silenzio è anche tacito assenso alla legittimità di questo tipo di sciopero, ci si potrebbe trovare davanti ad una svolta destinata a rivoluzionare il mondo del lavoro, le relazioni sindacali e la garanzia dei servizi minimi, perché potrebbe costituire un precedente destinato a fare scuola.