S. Petroni, Il vuoto tra gli atomi

Silvia Petroni, una vita in montagna

di Antonio Stanca

Silvia Petroni è nata a Pisa, qui si è laureata in Fisica e in questa disciplina ha conseguito il dottorato di ricerca. Si è applicata nello studio della Fisica e numerosi sono stati i contributi che vi ha apportato tramite interventi su giornali, riviste specializzate e conferenze tenute in ambito nazionale e straniero. Col tempo, però, questi interessi hanno perso importanza per lei poiché sempre più attirata veniva dalla vita all’aria aperta, in montagna, dall’attività di alpinista. Passioni che le erano provenute dalla zio Gabriele, noto scalatore, e dal fascino che su di lei, ancora bambina, aveva esercitato la vista delle Alpi Apuane vicine alla sua Pisa. Presa si sentiva dal pensiero di vedere le pareti delle montagne, toccarle, arrampicarsi su di esse, aderire ad esse, scoprire le piante che vi crescevano, gli animali che vi vivevano, le luci, i colori che si formavano all’alba e al tramonto in posti così insoliti. Alpinista diventerà la Petroni, scalatrice anche se improvvisata. Sempre condotte saranno le sue scalate all’insegna del coraggio, della sfida dei pericoli dati gli scarsi mezzi, attrezzi, dei quali si dotava. Scalerà da sola, insieme ad altri o altre, lo farà su tante montagne, in Italia, all’estero, ne parlerà in tante conferenze al fine di promuovere questo tipo di sport, di evidenziare i vantaggi che ne derivano per il corpo e la mente. Ma soprattutto ne scriverà in molti racconti, uno per ogni sua esperienza di alpinista. Nel libro Il vuoto tra gli atomi sono compresi alcuni di questi racconti che, tra l’altro, hanno ottenuto riconoscimenti da parte di importanti giurie nazionali. L’opera risale al 2019 ed ora GEDI le ha dedicato un’edizione speciale nella serie “Storie di montagna”.

   Più che di racconti si tratta di episodi particolari della sua vita tra i monti che la Petroni ha riportato e che non dicono solo di scalate ma anche di altre esperienze. La maggior parte le ha avute insieme al compagno Francesco.

   Piace alla Petroni scrivere della sua vita, anche di quella più intima, piace essere scrittrice di sé e del mondo nel quale ha scelto di stare, del mondo alpino che ormai considera il migliore, l’unico capace di garantire una vita completa, di soddisfare tutte le esigenze. Molto si sofferma, anche in quest’opera, a spiegare come l’alpinismo l’abbia aiutata a superare quello stato d’incertezza, d’inquietudine del quale soffriva fin da bambina, come abbia colmato i suoi vuoti e l’abbia resa sicura, decisa nelle scelte, nelle azioni. Non solo il corpo ne è uscito avvantaggiato ma anche lo spirito ha acquisito qualità delle quali lei non si considerava capace. Anche con altri sport si può riuscire in tanto ma con l’alpinismo più di tutti giacché permette di avere un contatto,  un confronto con una realtà, una verità diversa da ogni altra, quella di un ambiente solitario, selvaggio, sconosciuto, di una natura allo stato primordiale. Un confronto che a volte diventa scontro e dal quale non sempre si esce vincitori. Sono insegnamenti determinanti, fondamentali quelli che provengono dalla vita in montagna, pensa la Petroni, e questo spiega la sua insistenza nel consigliarla, nel parlare, nello scrivere della sua utilità.