La Tares al posto della Tarsu non porta bene al Miur: per le scuole aumenti fino al 50%

da Tecnica della Scuola

La Tares al posto della Tarsu non porta bene al Miur: per le scuole aumenti fino al 50%
di A.G.
Dal 1° gennaio 2013 gli istituti scolastici, che assieme alle case di cura beneficiavano di tariffe ridotte, rientrano tra le attività a maggior contenuto “potenzialmente inquinante”. Vanno ancora peggio i gestori di ortofrutta, bar, mense e ristoranti. Calano invece le tasse comunali sui rifiuti e i servizi di cinema, autorimesse, espositori e banche.
Si aggravano le spese del ministero dell’Istruzione. Stavolta l’incremento di esborsi arriverà dalla nuova tassa comunale sui rifiuti e i servizi, denominata Tares, entrata in vigore dal 1° gennaio 2013. Secondo Unioncamere, rispetto a quanto finora pagato con la Tarsu, le scuole, che assieme alle case di cura fino a oggi avevano beneficato di tariffe molto contenute, saranno particolarmente penalizzate: in base al nuovo prospetto legislativo, si prevedono infatti “rincari compresi tra il 20 e il 50%”.
L’incremento medio emerge delle attività che la legge Ronchi, tuttora il riferimento normativo per il calcolo della Tares, individua come quelle a maggior contenuto “potenzialmente inquinante”. E dal nuovo calcolo di incidenze negative nell’ambiente, viene da sé che gli aumenti degli importi sono da collegare ad una maggiore considerazione di spesa che gli istituti scolastici comportano per i servizi di raccolta e smaltimento dei loro rifiuti solidi e urbani.
Per il ministero dell’Istruzione, che dal 2008 ha sottratto alle scuole l’onere degli importi da pagare, non è davvero una buona notizia. Il pericolo, a questo punto, è che gli importi maggiorati vadano a gravare su altri capitoli di spesa. Alcuni dei quali anche con riflessi diretti sull’utenza e sul personale.
Ma c’è pure a chi andrà peggio. Per alcune categorie di imprese, infatti, la Tares potrà costare anche il 50% in più della vecchia Tarsu: si tratta delle aziende dei settori dell’ortofrutta, bar, mense e ristoranti. Un totale di circa 360mila imprese che, in questo caso però per un evidente motivazione, legata al carico di smaltimento richiesto, potrebbe creare non pochi problemi agli equilibri finanziari di questo genere di attività.
A tal proposito, secondo il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, serve ancora “un salto di qualità nelle capacità di monitoraggio e di gestione da parte dei comuni perché siano individuati criteri più realistici e meno presuntivi rispetto all’effettiva produzione di rifiuti. Nella situazione in cui siamo, ogni aggravio di costi per le imprese rischia di peggiorare le prospettive della ripresa e minacciare ancora di più la tenuta dei territori e dei livelli occupazionali”.
“La Tares – ha continuato Dardanello – è un tassello importante nell’attuazione del federalismo fiscale e deve portare a una forte responsabilizzazione degli enti locali per una gestione più efficiente delle risorse e per una maggiore trasparenza delle tariffe”,

Secondo la nuova redistribuzione del carico tributario diverse attività, considerate a bassa producibilità di rifiuto, potranno godere di un vantaggio economico rispetto a quanto veniva chiesto loro con la Tarsu: tra queste risultano il cinema, le autorimesse, gli espositori e le banche.