Tra fede e scienza
di Antonio Stanca
Nel 2006, quando cominciarono ad incontrarsi, parlare, discutere uno aveva settantanove anni e l’altro cinquantuno. Entrambi erano noti per le affermazioni che avevano ottenuto anche se in ambiti diversi, il primo in quello religioso ed era il cardinale Carlo Maria Martini, il secondo in quello medico ed era il chirurgo Ignazio Marino. Una serie di conquiste era stata la loro vita e la diversa età sembrava fare del loro un incontro tra l’antichità della fede e la modernità della scienza. Martini era stato vescovo di Milano per ventitrè anni, dal 1979 al 2002. Nel 1983 era diventato cardinale e negli anni più recenti, dopo gli ultimi viaggi tra Galloro e Gerusalemme, dove spesso si recava per studiare i testi sacri, si era ritirato a Gallarate in una casa di cura allestita dai Gesuiti perché aveva bisogno di assistenza medica a causa del Parkinson che lo aveva assalito e che ad Agosto del 2012 lo avrebbe portato alla morte. Biblista, esegeta, dotato di vasta e profonda cultura teologica, era stato docente in Università Vaticane. Molto aveva fatto, detto e scritto durante la sua vita e nuovo si era mostrato per gli stessi ambienti religiosi, sempre disposto all’incontro, allo scambio tra culture, tradizioni, religioni diverse, al dialogo tra persone diverse, di diversa estrazione e condizione. Personalmente era andato incontro agli altri, ai bisognosi, agli esclusi, il “cardinale del dialogo” era stato definito. Ovunque aveva creduto possibile far giungere i principi, i valori del Vangelo, le parole di Cristo. E con queste risponde alle tante domande che gli pone il Marino, l’uomo di alta scienza, il chirurgo che per primo nella storia ha effettuato alcuni tipi di trapianto, che per tanti anni ha lavorato in Inghilterra e negli Stati Uniti, che qui è stato incaricato di compiti direttivi di centri ospedalieri e universitari, che, eletto senatore in Italia nel 2006, si è adoperato per la creazione di case di cura specializzate e aperte a tutti.
Tra il cardinale e il chirurgo sono avvenuti degli scambi, il Marino ha cercato il Martini prima a Galloro, poi a Gerusalemme ed infine a Gallarate ed i loro discorsi sono stati raccolti nel breve volume Credere e conoscere edito dalla Einaudi, nella collana “Vele”, e curato da Alessandra Cattoi.
Dall’opera emerge, per conto del Marino, come la scienza medica sia giunta oggi a traguardi che fino a poco tempo fa erano impensabili, come il progresso, i tempi, i costumi nuovi tendano ad annullare vecchie barriere. E’ inevitabile, pertanto, che in alcuni casi ci si trovi di fronte a problemi di carattere morale e che questi siano di difficile soluzione. Martini è stato, s’è detto, uno dei religiosi più disposti verso l’esterno, il nuovo e, tuttavia, ha avuto difficoltà a stabilire delle regole, a fissare dei limiti quando il Marino gli chiedeva cosa pensava della vita che nasce in provetta, dell’uso degli embrioni superflui per scopi umanitari, della necessità del celibato per i religiosi, della volontà di riconoscere, legalizzare l’omosessualità, della possibilità di porre fine alla vita dei malati estremi. La formazione scientifica del Marino, la sua attività, la sua “corsa continua tra la vita e la morte”, il suo contatto con la realtà dei giorni nostri, con le sue richieste, i suoi bisogni, lo hanno reso più sicuro, più determinato riguardo a tali questioni. Non altrettanto si è mostrata la spiritualità del Martini che faceva derivare la nascita da un momento d’incontro tra due esseri umani, la vita religiosa considerava una scelta capace di escludere ogni altra esperienza compresa quella sessuale, l’omosessualità riteneva una deviazione dal percorso naturale e nella morte provocata vedeva un’altra alterazione di questo.
Non si è arrivati, quindi, a delle conclusioni definitive, non era possibile e mai lo sarà dal momento che finché ci sarà l’uomo ci sarà Dio e sempre divise rimarranno certe situazioni.
Riesce, tuttavia, il libro a procurare a chi legge una maggiore chiarezza circa problemi oggi molto dibattuti, a fargli conoscere i loro tanti risvolti. Un aiuto prezioso esso rappresenta, un modo per rendere partecipi di polemiche così proprie dell’uomo, della vita, un mezzo utile per riflettere, pensare, capire.
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