Risale la curva dei contagi, occorre bloccare quella delle fake news

da Tuttoscuola

“Siamo nella quarta ondata”, titolano i quotidiani in questi giorni, rilanciando l’allarme lanciato da EMA e OMS, allarme che per la verità riguarda questa volta soprattutto altri Paesi più colpiti dell’Italia dalle ultime varianti del Covid-19. E riprende il timore di dover di nuovo ricorrere alla didattica a distanza (DaD), irresponsabilmente demonizzata nei mesi scorsi, quando una parte dei media e dei social ha cavalcato il desiderio diffuso di esserci lasciati alle spalle, insieme al virus e alle mascherine, anche la DaD.

Sarebbe stato opportuno invece, come più volte suggerito da Tuttoscuola, puntare su un modello più flessibile e multimediale di insegnamento e apprendimento, capitalizzando e non rifiutando perinde ac demonium le tante e interessanti esperienze innovative apprestate dalle scuole durante il non breve periodo di sospensione della didattica ordinaria e di sperimentazione delle nuove tecnologie. Il fatto che molte altre scuole non si siano dimostrate pronte su questo terreno, e che in altri casi siano mancate le infrastrutture e che quindi i relativi studenti non abbiano potuto compensare adeguatamente con la DaD il dramma della interruzione forzata della didattica in presenza, non vuol dire che la soluzione DaD in sé sia da accantonare. Forse si è ancora in tempo per correggere la rotta, ma bisogna fare presto, puntando sulla formazione in servizio e sulla disseminazione delle good practices.

Purtroppo, però, non è soltanto la curva dei contagi ad essere risalita. La sensazione è che lo stesso stia accadendo anche per quella delle fandonie, leggende metropolitane, frottole parascientifiche e fake news che circolano liberamente nell’infosfera (copyright di Luciano Floridi) senza che sia stato ancora inventato un vaccino contro la loro diffusione. È opinione di molti, da noi condivisa, che il vaccino naturale per ottenere l’immunizzazione dal virus dell’ignoranza, che è alla base della popolarità delle fake news, sarebbe una buona scuola, capace di fornire agli alunni una solida formazione scientifica, accompagnata da una forte sensibilità etico-sociale insegnata e appresa per via esperienziale. Una scuola che finora non abbiamo avuto, come dimostrano, da una parte, gli storici e tuttora pessimi risultati dei nostri studenti nell’apprendimento della matematica, e dall’altra il fallimento dell’educazione civica. Gli adulti che non si vaccinano per motivi ideologici e manifestano contro il green pass sono in buona parte i figli di questa scuola.

Si può fare qualcosa a breve termine per rimediare a questa situazione? Anche in questo caso, forse sì, almeno per quanto riguarda la scuola: puntando sul rafforzamento dell’insegnamento-apprendimento dell’area matematica-scienze-tecnologia e centrando l’educazione civica (con tutte le sue interconnessioni disciplinari) sull’educazione ambientale, o meglio sull’educazione allo sviluppo sostenibile (ne parliamo nella notizia dedicata a COP 26): un’educazione civica, però, praticata, non predicata. Per gli adulti della fascia 30-60 anni è tutto più difficile, ma si potrebbe almeno provare con una incisiva campagna di comunicazione istituzionale e tenendo fermo l’obbligo di green pass in tutte le situazioni di aggregazione, come stanno cominciando a fare anche altri Paesi.