La guerra d’Etiopia

La guerra d’Etiopia

di Maurizio Tiriticco

18 NOVEMBRE DEL 1935! Ricorrenza funesta per il nostro Paese! Per l’Italia fascista di quegli anni! In quel giorno il Regno d’Italia fu colpito dalle sanzioni economiche, approvate da ben cinquanta Stati appartenenti alla Società delle Nazioni (grosso modo, l’ONU di quegli anni), con il solo voto contrario, ovviamente, dell’Italia e l’astensione di Austria, Ungheria e Albania. Le sanzioni risultarono comunque inefficaci perché numerosi Paesi, pur avendone votato l’imposizione, continuarono a mantenere buoni rapporti con l’Italia, rifornendola di materie prime che, com’è noto, nel nostro Paese hanno sempre scarseggiato. Fu in questa fase che cominciò un progressivo avvicinamento tra la Germania di Adolf Hitler e l’Italia di Mussolini. Ciò nonostante, la Germania proseguì la fornitura di armamenti al Negus ancora fino al 1936. La Spagna e la Jugoslavia, pur avendo votato le sanzioni, comunicarono al governo italiano che non avrebbero inteso rispettarne diverse clausole.

Ma perché le sanzioni? Perché avevamo aggredito ed occupato l’Etiopia, uno Stato libero e indipendente – come la Liberia – in quel continente africano ridotto dai conquistatori europei ad un variegato insieme di colonie. Tutto aveva avuto inizio con l’“incidente di Ual Ual”, una località al confine tra l’Etiopia e la Somalia italiana. Era il 5 dicembre del 1934. Scoppiò un violento scontro armato che vide contrapposte truppe etiopiche ed il presidio italiano, che occupava l’omonima località di confine. In gioco c’era ilpossesso di una località ricca di pozzi d’acqua, che si trovava in una fascia di territorio contesa, e occupata illegittimamente secondo gli Etiopi dagli Italiani fin dal 1926. Questo incidente, seppur all’interno di un quadro più vasto di incidenti di lieve portata, avrebbe potuto essere liquidato come gli altri, con una trattativa; ma fu invece ingigantito dalla propaganda fascista, che ormai da anni stava preparando la pubblica opinione ad una prossima invasione dell’Etiopia. Così l’incidente divenne ufficialmente il casus belli che serviva al governo fascista per giustificare quella che divenne l’aggressione all’Etiopia.

Ma le sanzioni si facevano sentire! Ed il governo fascista volle correre ai ripari, sollecitando lo spirito patriottico degli Italiani Il 18 DICEMBRE 1935 le donne italiane furono chiamate a consegnare alla Patria le fedi nuziali, ricevendo in cambio anelli senza valore: si consumava così la Giornata della Fede, solennemente proclamata dal Regime Fascista. La stessa Regina Elena sullo scalone del Vittoriano in Roma donò la sua fede! Anche mia madre donò la sua fede. Alla Patria? Tutt’altro! Infatti, dopo il 25 luglio del ’43, in seguito alla caduta del fascismo, molte fedi d’oro furono ritrovate nelle abitazioni dei gerarchi del Duce. Ma quelle donazioni auree non furono sufficienti. E ciascun “fedele suddito” fu tenuto a “donare alla Patria” anche ferro e rame! Molti cancelli, molte inferriate di ville e giardini, nonché vecchie reti di letti tirati fuori dalle cantine furono “donati alla Patria”. Perché occorreva produrre anche armi. Ricordo che sull’arenile di Ostia, anzi del Lido di Roma – come voleva chiamarla il Duce – doveabitavo, appositi macchinari ricavavano dalla sabbia ferrosa dell’arenile, granelli di ferro! Che però, secondo mio padre, ingegnere, non sarebbero serviti a nulla! Ma la faccia, a cui il fascismo teneva moltissimo, era salva!

La “guerra d’Africa”, che vide contrapposti il Regno d’Italia e l’Impero d’Etiopia, si svolse di fatto tra il 3 ottobre 1935 e il 5 maggio 1936. Le operazioni da parte italiana furono condotte inizialmente dal generale Emilio De Bono, che in seguito fu sostituito dal maresciallo Pietro Badoglio, perché più deciso! E non solo nei combattimenti e nell’uso dei gas asfissianti, pur se proibiti dalla Società delle Nazioni, ma anche per il sistematico sterminio di civili! Come lugubre ammonimento! Le truppe italiane invasero l’Etiopia a partire dalla colonia eritrea a nord, mentre un fronte secondario fu aperto a sud-est dalle forze del generale Rodolfo Graziani, dislocate nella Somalia italiana. “Io ti saluto e vado in Abissinia! Cara Virginia, ti scriverò. Appena giunto nell’accampamento, dal reggimento ti scriverò. Ti manderò dall’Africa un bel fior, che nasce sotto il ciel dell’Equator”. Così cantavano i nostri legionari in partenza per la guerra in Abissinia! Ultima guerra coloniale di un Paese europeo! Guerre che erano terminate da decenni, perché in Africa poco o nulla restava da conquistare, ma… era rimasto uno Stato unitario, anzi un impero! Che aveva origini lontane nel tempo: l’Impero d’Etiopia, noto anche come Abissinia, che era stato fondato nel lontano 1137, quando Mara Takla Haymanot, proclamando la continuità con l’antico regno di Axum, spodestò l’ultimo discendente della regina Gudit e fondò la dinastia Zaguè. E l’Etiopia era rimasto l’ultimo Stato libero – oltre alla ricordata Liberia – dopo la terribile e sanguinosa colonizzazione operata dai maggiori Paesi europei, Inghilterra, Germania e Francia, tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento.

Le forze militari etiopiche furono soverchiate dalla superiorità numerica e tecnologica degli italiani. E il conflitto si concluse il 5 maggio con l’ingresso dei soldati di Badoglio nella capitale Addis Abeba. Ma l’invasione fascista fu resa più facile – se si può usare questa espressione – grazie anche all’uso indiscriminato di gas asfissianti. Ricordo la polemica intercorsa alcuni anni fa tra lo storico Angelo Del Boca e Indro Montanelli. Che, dopo averlo a lungo negato, finì poi per riconoscere l’uso di agenti chimici da parte dell’esercito italiano, di cui era stato sott’ufficiale.

Dopo la cruenta conquista di un Paese libero, dal balcone di Palazzo Venezia il Duce annunciò solennemente la vittoria alla folla che gremiva la piazza sottostante. Ecco l’incipit di quel discorso:“Camicie nere della rivoluzione! Uomini e donne di tutta Italia! Italiani e amici dell’Italia al di là dei monti e al di là dei mari! Ascoltate! Il maresciallo Badoglio mi telegrafa: Oggi 5 maggio alle ore 16 alla testa delle truppe vittoriose sono entrato in Addis Abeba”! E la folla festante applaudì fragorosamente! Io avevo solo otto anni! Ed ero ultrafelice! Finalmente avevamo ricostituito l’impero! E sapevo benissimo che con gli imperatori Traiano e Adriano avevamo occupato quasi tutto il mondo allora conosciuto… solo perché Colombo, un Italiano con la I maiuscola, non aveva ancora scoperto l’America! Altrimenti…

Il successivo 9 maggio ci fu la solenne celebrazione! Da non credere! E nel nostro calendario, oltre a quello dell’Era cristiana e a quello dell’Era fascista, aggiungemmo un nuovo numero romano: anno I° dell’Impero. Così Somalia, Eritrea ed Etiopia costituirono l’AOI, l’Africa Orientale Italiana! Io impazzivo letteralmente, ed anche i miei compagni, ma… a casa… su fronte famigliare… nulla di nuovo! Non capivo le ragioni di quel silenzio! Eppure la mamma aveva anche lei donato la sua fede! Ricordo che mio padre un giorno tornò a casa con un librone grosso così, un dono dell’ufficio: Giacomo Vaccaro, Africa Orientale Italiana, tante pagine, tante fotografie e tante negrette… e a seni nudi… per me fu una scoperta! Comunque l’Impero in casa mia non suscitava molto entusiasmo…

Ma non era tutto finito. Perché si ripresentò nuovamente il problema delle sanzioni. Alcuni Paesipremevano affinché queste fossero revocate: in particolare quelli che avevano rapporti commerciali con l’Italia, come il Cile, l’Argentina, l’Uruguay, ilGuatemala, non intenzionati a seguire la Gran Bretagna sulla strada della fermezza. Il 30 giugno, su pressione dell’Argentina, si riunì un’assemblea speciale della Società delle Nazioni, nel corso della quale Hailé Selassié propose di non riconoscere le conquiste italiane in Etiopia, ma la sua proposta fu rifiutata con 23 voti contrari, uno favorevole e 25 astenuti. E il 4 luglio 1936, nel corso della medesima assemblea, dopo poco più di sette mesi dalla loro promulgazione, la Società delle Nazioni revocò le sanzioni.

L’Italia fascista aveva vinto! La sua impresa coloniale venne di fatto accettata dal mondo libero. Ma l’avventura fascista era solo all’inizio! Negli anni successivi il fascismo italiano saldò la sua amicizia con il nazismo tedesco! E il 22 maggio del 1939 tra l’Italia fascista e la Germania nazista venne firmato dai rispettivi ministri degli Esteri Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop il cosiddetto Patto d’Acciaio, in tedesco Stahlpakt. Il primo settembre di quell’anno le truppe naziste invasero la Polonia! Ed ebbe così inizio la terribile e sanguinosissima seconda guerra mondiale!