Grassi, Maritati e Mastroleo, I Costituenti di Puglia (1946–1948)

I Costituenti pugliesi alle origini della democrazia: un percorso di educazione civica

di Carlo De Nitti

“Solo chi è padrone del passato è padrone del futuro”
(G. Orwell, 1984
)

Sicuramente encomiabile è l’iniziativa assunta dalla Presidenza del Consiglio Regionale della Puglia di pubblicare il volume I Costituenti di Puglia (1946–1948) al fine di far conoscere alle giovani generazioni un momento importante della storia della nostra terra.

Questo volume, nato da un’idea di Gero Grassi, che ha coinvolto anche Alberto Maritati e Gianvito Mastroleo quali autori di una pubblicazione che dovrebbe essere attentamente studiata nelle scuole di ogni ordine e grado in un momento, qual è il presente, in cui è stata inserita, con la Legge 92 del 20 agosto 2019, in rinnovata veste, l’educazione civica (per inciso, fu introdotta per la prima volta nella scuola dall’allora Ministro della P.I., on. Aldo Moro, nel 1958).

Giova ricordare che l’educazione civica è, appunto, l’educazione del cittadino: ii giovani non possono essere cittadini partecipi del presente e del futuro senza la conoscenza approfondita delle proprie radici storiche. Un esempio? La Didattica a Distanza (con il suo famigerato acronimo  DaD), cui la scuola è stata costretta dall’emergenza sanitaria causata dalla pandemia, l’aveva inventata Aldo Moro, quando, con un’intesa tra il Ministero della Pubblica Istruzione (che reggeva) e la Rai, nacque il programma del Maestro Alberto Manzi, Non è mai troppo tardi, che ha consentito a milioni di italiani di uscire dallo stato di minorità cui li costringeva l’analfabetismo e di conseguire la licenza elementare (cfr. p. 142).

Come scrive Gero Grassi, già autore del progetto regionale “Moro vive” realizzato nelle scuole, “diversi dirigenti e docenti giustamente sottolineano che i 31 pugliesi presenti alla Costituente sono ormai ignoti non solo agli studenti ma anche a loro stessi e ai pugliesi in generale” (p. 13).
Gero Grassi ha interagito per la realizzazione di questo volume con due personalità quali Alberto Maritati e Gianvito Mastroleo: “è un piacere ed un onore per me collaborare con due persone che hanno un’impostazione politico-culturale diversa dalla mia. Questo arricchisce Il libro e dà anima e corpo alle tradizioni politiche che hanno partorito la Costituzione: la democristiana, la comunista e la socialista. Parliamo di partiti oggi ormai scomparsi la cui storia nessuno potrà mai cancellare. Partiti che avevano una storia ed una prospettiva. Partiti identitari e di massa con sezioni, iscritti, organizzazione, bandiere, idee. Non partiti virtuali” (p. 14).

Obiettivi dichiarati ed ampiamente centrati, del volume – scrive Gero Grassi – sono quelli di far “conoscere la Storia ed il pensiero dei Costituenti pugliesi” e “fornire a tantissimi docenti uno strumento agile sulla nascita della Repubblica” (p. 14).  

I tre Autori di questo volume sono uomini di preclara fama per dover essere presentati diffusamente in queste righe: il cursus honorum pubblico di ciascuno di loro al servizio dei cittadini pugliesi è ampiamente noto a chi dedicherà a (e far) leggere ed a (far) studiare questo volume che ha visto la luce a Lecce, per i tipi della casa editrice Milella, nella Linea editoriale “Leggi la Puglia” della Presidenza del Consiglio Regionale Pugliese.

I profili – le storie di vita – dei trentuno costituenti pugliesi e dell’unica donna pugliese eletta nella circoscrizione camerale Napoli – Caserta sono un contributo tanto notevole quanto efficace ad una didattica del ‘900 pugliese sia negli istituti del primo ciclo quanto in quelli del secondo. Interessante è anche la ricostruzione, di certo non esaustiva, ma sicuramente efficace di quel periodo decisivo della storia italiana che va dal 25 luglio 1943, il momento in cui cade il fascismo e Mussolini viene arrestato, al 1 gennaio 1948, allorquando entra in vigore della costituzione repubblicana, firmata qualche giorno prima dal Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola (1877 – 1959) dal Presidente dell’Assemblea Costituente, Umberto Terracini (1895 – 1983),  e dal Capo del Governo Alcide De Gasperi (1881 – 1954) (pp. 17 – 33).  

Ad un vecchio uomo di scuola, com’è chi scrive queste righe, preme sottolineare la valenza profondamente didattica ed educativa del volume pubblicato dalla Presidenza del Consiglio  Regionale della Puglia. Circa venti anni fa, un professore di lettere, giunto da poco in una scuola media – a quel tempo, si chiamava così l’attuale scuola secondaria di primo grado – del quartiere murattiano di Bari, allora ben governata da un’eccellente dirigente scolastica attualmente in quiescenza, realizzò un laboratorio pluridisciplinare curricolare di storia ed educazione civica intitolato “Leggiamo la Costituzione? Studi storico-civici” (si veda, al riguardo, “Scuola e didattica”, XLVIII, 2003, 15, pp. 89-90).

Esso coinvolse i docenti di educazione artistica, di matematica e di informatica, mettendo capo ad un opuscolo realizzato dai discenti tredici/quattordicenni di una classe terza.
In quel remoto laboratorio, furono tematizzati gli argomenti di storia: la caduta del fascismo, la Resistenza, la liberazione dal nazifascismo, l’elezione dell’Assemblea Costituente, la proclamazione della Repubblica; studiata la storia della Costituente con la Commissione dei 75; rilevato il ruolo delle donne elette nell’Assemblea stessa e presi in esame gli eletti in Puglia alla Costituente medesima. L’elezione dell’Assemblea Costituente, il Referendum istituzionale e la conseguente nascita della Repubblica furono avvicinati dai discenti attraverso le prime pagine del quotidiano barese “La Gazzetta del Mezzogiorno”, allora diretto da Luigi de Secly (1897 – 1970).

Avvicinarsi a questo libro è stato, per chi scrive, un felice rammemorare quel lontano laboratorio ed i suoi protagonisti – gli alunni, ormai uomini e donne, cittadini pleno iure, ed i colleghi, tutti in quiescenza – ed il dono della consapevolezza che, in quella circostanza, non aveva sbagliato strategia.

Conoscere la storia della propria regione e contestualizzarla in quella italiana, europea e mondiale è un obiettivo da tenere sempre presente allora quando ci si accinge ad insegnare storia. Conoscere il proprio passato é la migliore garanzia per la comprensione critica del presente e la progettazione responsabile del futuro, personale e sociale. Le esperienze ed i valori trasmessi con questo volume non sono né obsoleti né passati di moda e la Costituzione è la prova che uomini e donne di diversa estrazione politico-culturale, possono/devono lavorare insieme per il bene dei cittadini, anche senza pensarla allo stesso modo. La politica si nutre e si deve nutrire del rapporto dialettico tra i protagonisti: ove questo non esistesse, si arriverebbe alla all’omologazione del pensiero all’uniformizzazione delle coscienze: due fenomeni che porrebbero il Paese al di fuori della dialettica democratica, quella fondata sulla Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista.

Gero Grassi, Alberto Maritati e Gianvito Mastroleo, in solido, ci conducono magistralmente, attraverso le pagine del volume, a scoprire o ri-scoprire le storie di uomini – famosi o dimenticati che siano ora, dopo oltre settanta anni – che hanno animato la Puglia, rendendola protagonista e destinataria delle loro battaglie politiche.

Particolarmente evocative sono le pagine dedicate – con affetto filiale – da Gero Grassi alla personalità di Aldo Moro (pp. 127 – 145) ed alla sua vita così densa ed intensa: dalla nativa Maglie al martirio nei cinquantacinque giorni più drammatici della Repubblica Italiana. Chi scrive li ha vissuti da diciassettenne, che ha conseguito il suo diploma di maturità nella sessione del 1978, due mesi dopo l’uccisione di Aldo Moro.

Tutto da leggere e da meditare il discorso, integralmente riportato (pp. 133 – 143), tenuto dal trentenne Moro nell’Aula durante la seduta del 13 marzo 1947: “poesia democratica”, lo definisce Grassi.

Questo libro è sommamente fruibile dai discenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado in quanto consente ai docenti di fare ricerca e di lavorare su argomenti fondamentali per la nostra convivenza civile.

La tradizionale storia “nazionale” /  “europea” (italo/eurocentrica, quella dei libri scolastici di storia, per intendersi facilmente) può essere arricchita ed inverata da quella “locale”: parafrasando Immanuel Kant (1724 – 1804), la prima senza la seconda rischia di essere vuota, la seconda senza la prima rischia di essere cieca.