Italia-Francia: 2021 e 1940

Italia-Francia: 2021 e 1940

di Maurizio Tiriticco

GRANDE GIORNATA OGGI! ITALIA E FRANCIA unite per un avvenire sempre più solidale! MA IERI? Nel lontano 10 giugno del 1940 Benito Mussolini dallo “storico balcone” di Palazzo Venezia annunciò al popolo festante che l’Italia aveva dichiarato guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Perché, secondo il Duce, grazie a qualche migliaia di morti, l’Italia fascista, congiuntamente alla Germania nazionalsocialista, avrebbe potuto sedersi al tavolo della pace. E fu così che il 20 giugno 1940 Mussolini optò per aggredire la Francia con uno sfondamento lungo il confine delle Alpi Occidentali.

I francesi avevano iniziato a fortificare il loro versante a partire dal 1929. Mentre Mussolini aveva dato il via alla fortificazione, soltanto alla fine degli anni Trenta. In seguito, la manìa di grandezza e la scellerata alleanza con la Germania di Hitler convinsero Mussolini che era giunto il momento di adottare le armi. Mi piace proporre i passi essenziali del discorso che il Duce pronunciò il 10 giugno del 1940 dallo “storico balcone” di Palazzo Venezia, un discorso per altro applauditissimo:

“Combattenti di terra, di mare e dell’aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del regno d’Albania! Ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. E’ l’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano…

“Noi impugniamo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime; noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di quarantacinque milioni di anime non è veramente libero se non ha libero l’accesso all’Oceano. Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione; è la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l’oro della terra; è la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto, è la lotta tra due secoli e due idee. Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che l’Italia non intende trascinare altri popoli nel conflitto con essa confinanti per mare o per terra.

“Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto prendano atto di queste mie parole! E dipende da loro, soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate. Italiani! In una memorabile adunata, quella di Berlino, io dissi che, secondo le leggi della morale fascista, quando si ha un amico, si marcia con lui sino in fondo. Questo abbiamo fatto e faremo con la Germania, col suo popolo, con le sue meravigliose forze armate. In questa vigilia di un evento di una portata secolare, rivolgiamo il nostro pensiero alla Maestà del Re Imperatore che, come sempre, ha interpretato l’anima della patria. E salutiamo alla voce il Führer, il capo della grande Germania alleata.

“L’Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai. La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola e accende i cuori dalle Alpi all’Oceano Indiano: Vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all’Italia, all’Europa, al mondo. Popolo italiano! Corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!”

E la folla applaudì festante! Poi le cose andarono come andarono. Ma questa è un’altra storia!