Ora di religione, la disaffezione non è solo dei giovani italiani

da Tecnica della Scuola

Ora di religione, la disaffezione non è solo dei giovani italiani
di A.G.
Negli Stati Uniti la chiusura di scuole elementari e medie è diventata un rito annuale nel nord-est e nella parte centro-occidentale. Per il New York Times non vi sono dubbi: l’educazione parrocchiale cattolica è in crisi e il futuro delle scuole superiori di stampo cattolico è a rischio. I rimedi? Diversa gestione delle finanze e maggiore coinvolgimento dei diaconi.
L’allontanamento dei giovani dalla religione non è una costante dell’ultimo ventennio italiano, dove da un paio d’anno la quota dei non “avvalentisi” ha superato per la prima volta il muro del 10 per cento. Già la scorsa estate erano giunti segnali di riduzione delle vocazioni nel vecchio Continente. Ora, notizie analoghe arrivano dagli Stati Uniti. Dove sull’edizione del New York Times del 7 gennaio si sostiene, senza giri di parole, che “l’educazione parrocchiale cattolica è in crisi”. Attraverso un approfondito editoriale, si sostiene che “la chiusura di scuole elementari e medie è diventata un rito annuale nel nord-est e nella parte centro-occidentale degli Stati Uniti, aree dove hanno sede due terzi degli istituti cattolici di tutto il Paese”. Le scuole superiori di stampo cattolico “resistono”, precisa il quotidiano, che però avverte: “il loro futuro nel lungo termine è a rischio”. La spiegazione di tale crisi, sostengono gli autori dell’editoriale (Patrick J. McCloskey e Joseph Claude Harris), “non è la mancanza di studenti”. Quasi il 30% delle scuole cattoliche hanno infatti liste di attesa. Per il famoso quotidiano newyorchese il principale motivo di quanto sta accadendo è finanziario: “la Chiesa non è stata capace di dare priorità all’educazione”. Da una parte gli scandali di abusi sessuali e due recessioni, i ricavi della Chiesa sono cresciuti; dall’altra parte i contributi all’educazione parrocchiale sono precipitati: “la Chiesa – sostiene il New York Times – dovrebbe modificare il modo in cui spende e in cui gestisce campagne di raccolta fondi”. “Invece di approcciare donatori nel modo meno efficace possibile, educatori, pastori e prelati dovrebbero proporre nuove iniziative (con l’aiuto di siti Internet come Kickstarter) e nuove scuole”.
Gli autori dell’editoriale non mancano di bacchettare la Chiesa stessa: “I vescovi predicano giustizia sociale ma falliscono nel non praticarla dentro la Chiesa stessa”. L’accusa è che le diocesi più ricche non aiutano quelle più povere. Un altro problema individuato sta nel personale. “Una volta un pastore e due preti assistenti erano responsabili delle faccende religiose mentre le suore si occupavano delle scuole parrocchiali. Adesso c’è solo un pastore senza esperienza a occuparsi dell’amministrazione della parrocchia e della scuola”. Una soluzione, sostiene l’editoriale, sta nel diaconi, una figura del clero con meno poteri rispetto a un sacerdote. “Molti di loro hanno una competenza professionale, manageriale e imprenditoriale valida che potrebbe rivitalizzare l’educazione parrocchiale”. Se a loro fosse dato più potere per eseguire sacramenti e gestire parrocchie, conclude il quotidiano newyorchese, “un sacerdozio dove è consentito il matrimonio diventerebbe un fatto compiuto”.