G. Boccasile, Da settant’anni in viaggio

GIUSEPPINA BOCCASILE, Da settant’anni in viaggio per una scuola orizzontale e accogliente

UNA SCUOLA ORIZZONTALE ACCOGLIENTE”: IL MOVIMENTO COOPERAZIONE EDUCATIVA A BARI

di Carlo De Nitti

Di particolare interesse questo nuovo volume di GIUSEPPINA BOCCASILE, Da settant’anni in viaggio per una scuola orizzontale e accogliente, uscito recentemente per i tipi della WIP edizioni di Bari (pp. 104) e prefato da VITO ANTONIO LEUZZI. In esso, l’Autrice ricostruisce dall’interno la storia del gruppo barese di un grande movimento culturale che caratterizza da settanta anni la scuola italiana, il Movimento di Cooperazione Educativa (M.C.E.), fondato nel 1951 sulla scia del pensiero pedagogico e sociale di Célestin Freinet (1896 – 1966) e sua moglie Elise (1898 – 1983).

All’indomani della seconda guerra mondiale, un gruppo di maestri – quali Giuseppe Tamagnini, Anna Marcucci Fantini, Aldo Pettini, Ernesto Codignola e, più tardi, Bruno Ciari, Mario Lodi, Alberto Manzi, Albino Bernardini e tanti altri – si unì attorno ad un’idea-fulcro: la cooperazione solidale quale faro di crescita culturale e di integrazione sociale per tutte le bambine ed i bambini.

Non si trattò solo di introdurre nella prassi didattica e utilizzare alcune tecniche – il limografo, il giornalino di classe, la corrispondenza con altre classi, la cooperativa scolastica – denominate, appunto Freinet, ma di dare vita ad un movimento culturale di ricerca che ponesse al centro del processo educativo le alunne e gli alunni, per costruire le condizioni di un’educazione popolare che fosse garanzia di rinnovamento civile e democratico del Paese.

La nascita del M.C.E. segnò un momento di importante innovazione nelle pratiche scolastiche, segnatamente della scuola elementare, fino ad allora intrisa di gentilianesimo, dei suoi epigoni postumi e dello “spontaneismo” educativo dei Programmi del 1955 (i cosiddetti Programmi Ermini, dal nome dell’on. Giuseppe Rufo Ermini, all’epoca Ministro della P.I.).

Erano anni – gli anni ’60/’70 del secolo scorso – di forti fermenti innovativi, tanto nella società quanto nella scuola, nelle sue pratiche dei docenti e nelle teorizzazioni pedagogiche (Freinet ed, in generale, l’attivismo pedagogico): anche in Puglia, a Bari, come altrove in Italia, un gruppo di giovani insegnanti, direttori didattici, docenti universitari si ispirò e praticò – non senza difficoltà ed un malcelato ostracismo – quanto propugnato dal pedagogista francese.

In anni così fervidi di innovazioni epocali, “rivoluzionarie” (l’abolizione delle classi differenziali e delle scuole speciali, il tempo pieno, le nuove tecnologie didattiche, la gestione sociale della scuola), l’autrice – docente in un circolo didattico dell’allora poco più che neonato quartiere C.E.P. (Centro Edilizia Popolare), poi denominato San Paolo, dal nome dell’omonima parrocchia insediata dall’allora Arcivescovo di Bari, mons. Enrico Nicodemo – racconta come un gruppo di maestre e maestri hanno lavorato insieme affinché quelle idee democratiche, che apparivano utopistiche ai più, potessero concretizzarsi nella realtà, almeno in parte.

Il volume di Giuseppina Boccasile ricostruisce la storia del M.C.E. barese dall’interno, come attiva partecipante ad un movimento collettivo che intendeva democratizzare la scuola, rendendola “orizzontale” ed “accogliente”, prendendo le mosse dal XIX secolo (pp. 9 – 12) e continuando con il Novecento (pp. 12 – 18).

Scrive VITO ANTONIO LEUZZI: “Emerge con forza in queste pagine ricche di esperienze formative e didattiche, ‘il principio fondante della cooperazione come valore e come pratica’, l’obiettivo di ‘fare cittadini attivi’ nell’orizzonte dei valori costituzionali e l’incrollabile fiducia in una società libera aperta al cambiamento” (p. 8).

Ricchi e pertinenti riferimenti storici anche di donne e uomini di scuola della città di Bari: da Francesco de Sanctis, primo Ministro della Pubblica Istruzione dell’Italia unita, a Giuseppe Pezzarossa, fondatore della scuola di ginnastica maschile a Bari nel 1882; da Maria Mundo, che fondò a Bari nel 1862 il primo ‘giardino di infanzia’ accessibile a tutte le bambine ed i bambini di ogni condizione sociale, a Raffaele De Bellis, maestro elementare, allievo di Giovanni Modugno; da Gennaro Selvaggi a Giuseppe Gurrado, maestri anch’essi, che caddero nell’eccidio di Baridel 28 luglio 1943, compiuto da militari e da militanti fascisti contro una manifestazione pacifica di studenti in via Niccolò dell’Arca.

Avendo sempre come riferimento i propri venerati Maestri – Gaetano Salvemini, Giuseppe Lombardo Radice, Giovanni Modugno, Tommaso Fiore – anche in Puglia tra gli insegnanti si diffusero le idee della Lega internazionale dell’educazione nuova, costituitasi a Calais nel 1921, in chiara funzione antifascista militante. Basti pensare alle ricordate figure di Gennaro Selvaggi e di Giuseppe Gurrado.

Negli anni ’70, le riforme scolastiche portarono all’istituzione del tempo pieno e dell’abolizione delle  classi differenziali e speciali: esse furono terreno fertile per gli operatori della scuola che si riconoscevano nel M.C.E. e nelle sue battaglie pedagoghe e, come tali,  politiche: di  molte attività all’epoca scolte, il volume di Giuseppina Boccasile rende ampiamente conto, così come di recenti attività (cfr. pp. 91 – 102) anche al tempo della pandemia, che, nella scuola, ha sicuramente acuito le differenze tra i ‘Pierino’ ed i ‘Gianni’, per mutuare i nomi propri di don Lorenzo Milani.

Chi scrive ha / ha avuto l’onore ed il piacere di conoscere di persona o per fama (Nicola Antonicelli, Andrea Canevaro, Orazio Caputo, Leonardo Mancino, Giuseppe Manuzzi, Franca Roca, Giuseppe Russillo, Mauro Spagnoletti, in ordine alfabetico) e di lavorare insieme con alcuni dei protagonisti di quella stagione “eroica” della democratizzazione della scuola e del M.C.E., che ne fu indispensabile ‘lievito’ – a Bari, in Puglia, in Italia – in particolare, un pensiero affettuoso lo porta a rinnovare la memoria di Maria Cristina Rinaldi, con la quale ha condiviso classi ed anni di insegnamento nella scuola secondaria di primo grado “Giosué Carducci”, nel quartiere murattiano di Bari, nonché un’esperienza memorialistica sugli internati militari italiani in Germania durante la seconda guerra mondiale in cui coraggiosamente coinvolse il suo indimenticabile genitore.

Per chi scrive queste righe, immergersi nella lettura del volume è stato particolarmente coinvolgente anche perché racconta una microstoria interna alla macrostoria della scuola italiana: in quegli anni – i ‘60 – ‘70 del secolo scorso – in cui era bambino/adolescente, i suoi genitori operavano nella scuola elementale e, più specificatamente, nel XVIII Circolo Didattico, il C.E.P. 2 “Petrignani” (si tratta, attualmente, molte ‘vite scolastiche’ dopo, dell’I.C. “Giovanni Falcone – Paolo Borsellino”): mia madre vi ha insegnato e mio padre ne è stato il direttore didattico, dal 1970 al 1978, dopo essere stato, nel 1967 – da neo-direttore, nell’appena istituito IV C.D. di Molfetta – collega di Orazio Caputo.

Alla loro memoria, quali “deuteragonisti” di questo volume (p. 75), queste righe sono dedicate.