Un’altra Chiesa!

Un’altra Chiesa!

di Maurizio Tiriticco

Leggo che Papa Francesco ha assunto una interessante ed importante posizione circa la questione educativa. Concretamente l’impegno che il Papa persegue si declina in diversi punti: a) prima di tutto, mettere al centro di ogni processo educativo la persona e la sua dignità e capacità di essere in relazione con gli altri; b) in secondo luogo, ascoltare la voce dei bambini e dei giovani per costruire insieme un futuro di giustizia e di pace; 3) favorire la partecipazione di bambine e ragazze all’istruzione; 4) vedere nella famiglia il primo e indispensabile soggetto educatore; 5) educazione all’accoglienza verso gli emarginati; 6) impegno a trovare altri modi per intendere economica, politica e progresso, affinché siano a servizio della famiglia umana nella prospettiva di un’ecologia integrale; 7) coltivare la casa comune con stili più sobri secondo principi di sussidiarietà, solidarietà e economia circolare. Il punto di riferimento di questo progetto educativo è la dottrina sociale ispirata agli insegnamenti della Rivelazione e all’Umanesimo cristiano, che si offre come solida base per trovare strade da percorrere nell’attuale situazione di emergenza. Bisogna, poi, assicurare a tutti l’accesso a un’educazione di qualità.

Fin qui l’appello del Papa. E come non essere d’accordo? Io, da sempre convintamente laico, non ho mai negato che nelle Parole del Vangelo ed in tutto l’Umanesimo, cristiano nonché laico, possiamo sempre ritrovare le fondamenta di una convivenza solidale e produttiva tra tutti gli uomini e le donne di un pianeta, oggi particolarmente minacciato da una terribile pandemia e dalle preoccupanti tensioni politiche e militari che funestano in primo luogo l’Europa Orientale. In verità ho sempre avvertito che un Papa che ha scelto di chiamarsi Francesco sarebbe stato un Papa molto diverso dai precedenti. Ma vi siete mai chiesti perché nessun Papa ha mai assunto il nome di Francesco?

Un pizzico di storia. Francesco, il Poverello di Assisi – siamo nel 1200 – decise di dare una regola di condotta al suo primo gruppo di confratelli, e la dettò a Frate Leone. Volle che la scrittura fosse “chiarissima ed umile” perché rispecchiasse fedelmente l’impegno di fede, di carità e di fratellanza che il gruppo dei fratelli intendeva adottare come condotta. Finito il testo, i Fratelli partirono per Roma e arrivarono da Papa Innocenzo III. Il Papa diede udienza ai Poverelli e Francesco lesse al Papa la loro regola. Ecco il testo: “Noi seguaci di Sorella Povertà, detti Frati Minori, ci siamo riuniti per vivere in assoluta obbedienza l’uno all’altro,per seguire il Signore nella sua Povertà. Chiunque darà ai poveri ciò che possiede sarà accolto da noi con grande gioia e amore. Ci vestiremo come i poveri con misere vesti fatte da stracci, ma benedette dal buon Dio. Nessun Fratellopossiederà beni terreni. Lavoreremo e chi di noi non lavorerà non mangerà. Elemosineremo il cibo in porta in porta e saremo felici in compagnia del povero, del malato, del lebbroso e di tutti coloro che sono disprezzati”.

E viene da chiedersi: avrebbe mai potuto una Chiesa Costantiniana in tutta la sua lunga storia essere la Chiesa vagheggiata dal Poverello di Assisi? Impegnata per lunghi secoli in quel lancinante duello contro il cosiddetto Potere temporale? Quando, lo stesso Potere spirituale, in effetti, di spirituale aveva ben poco? La teoria dei Due Soli – il riferimento è a Dante – è chiaramente indicativa che si trattava di due potenze in eterno conflitto: e che il conflitto era assolutamente politico.

Ma veniamo a noi. Su “la Repubblica” di oggi, 19dicembre 2021, Eugenio Scalfari in un articolo intitolato “Una Chiesa moderna in cammino” scrive tra l’altro: “Un non credente quale io sono è molto interessato alla storia della Chiesa che cominciò da quando Paolo cadde da cavallo quando andava da Gerusalemme a Damasco. Svenne, si risvegliò – come lui racconta in alcune sue lettere – quando un angelo lo sollevò da terra ed entrò nell’anima e la trasformò. Paolo si considerò uno degli Apostoli di Gesù. Gli apostoli erano tredici, uno dei quali però tradì Gesù e lo denunciò alle autorità del Tempio di Gerusalemme, dalle quali fu anche pagato per questa sua confessione. Quando Gesù fu poi crocifisso, l’apostolo traditore che si chiamava Giuda si impiccò. Paolo, il cui nome ebraico era Saul, si considerò comunque un Apostolo e in realtà divenne una delle figure più importanti del nascente cristianesimo che allora era una delle tante comunità ebraiche che praticavano ognuna a suo modo la religione diretta dai sacerdoti del Tempio. Strano a dirsi, ma in realtà il primo a considerare l’insegnamento di Gesù, la sua predicazione durata tre anni ed infine il suo arrivo a Gerusalemme, l’Ultima Cena e la Crocifissione fu Paolo”.

E Scalfari così conclude: “Adesso siamo ad una necessità di modernizzare la Chiesa, adeguandola alla società che compone il mondo ed ha le sue proprie religioni, alcune monoteistiche, ma con un Dio proprio, che non è quello della Bibbia e soprattutto quello raccontato dai Vangeli. Il Papa che abbiamo oggi… afferma costantemente che il Dio creatore è unico in tutto il mondo. Non può esistere un Dio di proprietà di un solo popolo. Storicamente queste situazioni si verificano in molti Paesi, ma Papa Francescodice il vero per chi crede in un Dio: quel Dio è uno solo; l’epoca degli dei è ormai di duemila anni fa ed ha perso ogni senso”.

Ed allora è chiaro perché l’attuale Papa, tra i tanti che si sono susseguiti, è stato il primo a volersi chiamare Francesco: un nome di battaglia, per restituire alla Chiesa di Cristo il compito che Cristo, Paolo e Pietro le hanno affidato: la cura delle anime. E’ una sfida che Papa Francesco ha lanciato ad una Chiesa e con una Chiesa che sta profondamente rinnovando. E’ un compito immane che tutti i laici devono sostenere.