La lezione di Morin

La lezione di Morin

di Maurizio Tiriticco

Edgar Morin compie cento anni! Ed è stato intervistato da Maurizio Molinari in “Robinson”, l’allegato settimanale de “la Repubblica” dello scorso 24 dicembre: è un’intervista articolata, complessa e più che interessante, a cui, ovviamente, rinvio. Ma chi è Morin? È lo pseudonimo di Edgar Nahoum, nato a 1921, filosofo, sociologo, epistemologo. Ha lavorato principalmente presso l’École des hautes études en sciences sociales (EHESS) e il Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS). Sono particolarmente note le sue ricerche sul cosiddetto “pensiero complesso”. E’ bene ricordare che, nonostante i suoi cento anni – o forse grazie a cento anni di riflessioni e di ricerca – mesi fa, esattamente il 19 settembre 2021, ha tenuto a Villa Medici, Accademia di Francia a Roma, una conferenza sul cinema e su ciò che la cosiddetta settima arte ha significato per lui.

E’ a Morin che si devono i cosiddetti “sept savoirsnécessaires à l’éducation du futur”, pubblicati in sede Unesco a Parigi nel lontano 2000. Eccoli: 1. potenziare lo studio dei caratteri mentali, culturali della conoscenza umana per evitare errori o illusioni; 2. insegnare a cogliere le relazioni che corrono tra le parti e il tutto in un mondo complesso; 3. insegnare la condizione umana per mostrare il legame che corre tra l’unità e la diversità; 4. insegnare come tutti gli esseri umani siano di fronte agli stessi problemi di vita e di morte; 5. insegnare a navigare in un oceano di incertezze attraverso arcipelaghi di certezze; 6. insegnare la reciproca comprensione perché le relazioni umane escano dallo stato di incomprensione; 7. educare ad una nuova etica: l’essere umano è allo stesso tempo individuo, parte di una società, parte di una specie, in funzione di una cittadinanza terrestre.

E’ viva l’attenzione di Morin su ciò che accade nel mondo contemporaneo. Pertanto, mi piace riportare una sua riflessione sulla “crisi del pensiero”, che caratterizza negativamente questi nostri difficili anni: “Bisogna ripensare il mondo, la vita, l’uomo, la società, la storia, perché viviamo in un’epoca di vuoto del pensiero… viviamo una crisi spaventosa del pensiero. Perfino e soprattutto coloro che sembrano i detentori della verità oggettiva, gli economisti che parlano di calcoli, non si rendono conto che i calcoli non sono sufficienti per comprendere tutti i problemi umani. Il calcolo è uno strumento ausiliario necessario, come le statistiche, i sondaggi e tutto il resto. Ma il punto è che sono tutti strumenti ausiliari di un pensiero assente o inserito in una serie di dogmi come i dogmi del neoliberismo. Dunque la situazione è grave. Perché viviamo in un’epoca storica eccezionale… Le condizioni del pianeta sono degradate in modo spaventoso e poi è arrivata la pandemia. Siamo quindi in un’epoca del tutto nuova dell’avventura umana”.

Dura è la critica di Morin contro i no vax. Di qui la necessità di incentivare conoscenze corrette ed alimentare una cultura critica. Ed ecco una sua riflessione sui compiti della scuola. “Se viviamo in un mondo in cui il pensiero è vuoto, c’è un gran bisogno di conoscenza. E la conoscenza viene dallo studio. Anzi, nella scuola primaria e secondaria la diversità è un concetto chiave, e la conoscenza è un problema chiave”. Quindi, la grande responsabilità della scuola! Nonché degli insegnanti! Che sono chiamati a compiti assolutamente nuovi! E difficili!

Ed infine, il compito dell’Europa: “L’Europa che immagino dovrebbe essere solidale, anziché schierarsi contro il resto del mondo. Ma, affinché il resto del mondo non precipiti nel caos o negli estremismi dei fanatici, deve saper conservare, come se si trattasse di una missione, il proprio tesoro culturale di valenza universale, in modo che questo tesoro sia utile al resto dell’Umanità, e nel momento opportuno”

La lezione di un grande! Sarà compresa? Sarà raccolta? Sarà accettata?