Scuola, partenza in salita. Presidi: “Impossibile garantire le misure previste”

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da RaiNews 24

“Il ritorno a scuola è importante ed è sicuro con le mascherine e il distanziamento. Noi attivati per testing” dice il commissario Figliuolo. Bianchi: è possibile che domani manchi personale

La scuola domani riparte tra mille polemiche. Presidi, dirigenti scolastici e molti Governatori di regione – preoccupati per l’alto numero di contagi che si stanno registrando nelle ultime settimane nel nostro Paese – fanno appello al governo, in primis al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, per posticipare il ritorno in classe e adottare la dad almeno per un paio di settimane. Ma il governo tira avanti e il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi conferma: “Nessun ripensamento, si torna in presenza”.

Bianchi: è possibile che domani manchi personale

“C’è sicuramente la possibilità che domani manchi del personale. Noi abbiamo dato 400 milioni per rinnovare e potenziare il personale proprio per l’emergenza legata al Covid. Si tratta di 35mila docenti e di altrettanto personale tecnico in più. Ricordo che anche in passato dopo il Natale si sono registrate molte malattie ma questa situazione si affronta insieme e con la volontà di tutti”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervistato al Tg3.

“Il ritorno a scuola è importante ed è sicuro con le mascherine e il distanziamento. E’ importantissimo anche dal punto di vista sociale” dice a sua volta il Commissario straordinario all’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo. E aggiunge: “E’ ovvio che noi ci siamo attivati per il testing. Nell’ultimo decreto sono stati stanziati circa 92 milioni e mezzo per la struttura commissariale con un team del Ministero della Difesa affinché si facesse il testing: quando un alunno delle scuole secondarie di primo e secondo grado entra in contatto con un positivo, la famiglia chiama il medico o il pediatrico che fa una prescrizione e con questa l’alunno può andare in farmacia o nelle strutture convenzionate e gratuitamente può fare un tampone” conclude.

Il governo intanto è pronto a impugnare l’ordinanza del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che lascia chiuse elementari e medie fino a fine mese. Un’iniziativa in netto contrasto con il decreto da poco approvato. Decreto che contiene anche le nuove regole sulla sicurezza sanitaria che risolvono almeno in parte la “discriminazione” tra studenti vaccinati e non vaccinati, ventilata nei giorni scorsi.

Il piano prevede lo stanziamento di 92 milioni di euro per rafforzare le attività di screening e consentire alla popolazione scolastica in autosorveglianza (anziché la quarantena, il controllo sull’eventuale sviluppo di sintomi) di effettuare test gratuiti. Secondo il decreto approvato prima di Natale, saranno squadre di medici e infermieri dell’esercito a potenziare il ricorso ai tamponi nelle scuole ed è prevista inoltre la distribuzione di mascherine Ffp2 al personale.

Venendo alle regole per le classi, le condizioni variano a seconda del grado, secondo quanto previsto dal decreto del 5 gennaio. Nelle scuole materne, con un solo positivo si fermano le attività per dieci giorni. Nelle elementari, dove la campagna vaccinale è partita da alcune settimane ma la copertura tra gli under 12 è inferiore al 10%, con un positivo l’attività scolastica prosegue mediante test rapido o molecolare da ripetere dopo cinque giorni; in caso di due o più contagiati, tutta la classe passa in Dad per dieci giorni. Le regole sono più articolate per le scuole medie e superiori, dove i vaccini per queste fasce di età sono disponibili da mesi: con un positivo si attiva l’autosorveglianza e l’uso delle Ffp2; con due positivi passa in Dad chi non è vaccinato, mentre gli altri restano in classe in autosorveglianza e con Ffp2; la Dad per tutti scatta con tre positivi.

Tra i punti controversi, che potrebbero essere oggetto di ulteriori delibere governative, c’è il trasporto pubblico, dove il Green pass rafforzato è diventato obbligatorio ma non si attenuano i timori sull’efficacia dei controlli per far rispettare la norma. Altro nodo, la probabile necessità di rimpiazzare docenti e personale no vax: dal 15 dicembre scorso è scattato l’obbligo vaccinale ma si stima che siano circa 40mila gli irriducibili: non è esclusa l’ipotesi estrema di chiamare in sostituzione i laureandi.

Presidi a Draghi: “Impossibile garantire le misure previste”

“Il Governo e il ministero dell’Istruzione hanno il dovere di mettere in campo il massimo sforzo con azioni di affiancamento alle scuole perché diversamente il sistema scolastico non riuscirà a gestire la prevista diffusione del contagio nella fascia di età scolare”. E’ questo in sintesi l’appello che l’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici (Andis) ha inviato in queste ore al governo Draghi.

“Preso atto – si legge nella missiva – che il monitoraggio settimanale pubblicato ieri da I.S.S./Min. Salute documenta un ulteriore aggravamento della curva pandemica, con il raddoppio dell’indice di trasmissibilità RT e con un consistente aumento del tasso di occupazione delle terapie intensive; che si preannuncia per i prossimi giorni il passaggio di ben 10 regioni/province autonome nella fascia ad alto rischio; che il Comitato Tecnico Scientifico non si è espresso né ha pubblicato proiezioni circa un possibile incremento del contagio in conseguenza della riapertura delle scuole dopo le festività natalizie; che le Aziende sanitarie hanno dimostrato nelle ultime settimane di essere in affanno nell’assolvere i compiti di testing e di contact tracing dei contagi nelle scuole; che le famiglie degli alunni in autosorveglianza o in quarantena manifestano oggettive difficoltà ad acquisire le certificazioni necessarie per il rientro a scuola dei figli, l’Andis chiede al Governo di considerare che ad oggi non ci sono tutte le condizioni per rendere operative in tutto il territorio nazionale le misure previste dal D.L. n.1/2022”.

“Molte Regioni di fatto non sono più in condizione di garantire il testing e il tracciamento dei contagi; non sono state implementate nuove e più efficaci iniziative per incentivare la vaccinazione dei bambini in età 5-11 anni; le istituzioni scolastiche non sono in condizione di riorganizzare tout court il servizio scolastico (verifica positività – riorganizzazione del tempo scuola – gestione del servizio mensa – sostituzione personale assente a vario titolo, attivazione DAD, ecc.) dal momento che non conoscono in tempo reale i dati relativi a contagi/contatti/vaccinazioni del personale e degli studenti; non è stata avviata la fornitura alle scuole di mascherine FFp2, per i quantitativi che si renderanno necessari lunedì 10 gennaio”.

Toti: chiudere scuole è insensato anche se domani prevedo confusione

“Sono sicuro che domani ma anche nelle prossime settimane ci sarà confusione. Tenere tutto aperto ma chiudere le scuole sarebbe non solo un brutto segnale ma sarebbe anche poco utile”. Lo ha detto il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ospite di “Domenica in” su Raiuno.

“Se chiudessimo le scuole, poi, comunque, i ragazzi andrebbero a giocare al calcio, uscirebbero con gli amici o andrebbero a mangiare la pizza – ha aggiunto Toti – quindi chiudere sarebbe surreale. Credo che si farà un vaccino anti Covid tutti gli anni, che il virus debba circolare. Io da presidente di Regione ricordo benissimo le ondate influenzali stagionali che hanno riempito gli ospedali, se non come il Covid, ma ci siamo andati vicini”. “Sulla scuola avrei fatto regole più semplici – ha detto ancora il presidente della Liguria – se tu, studente o alunno, stai male rimani a casa finché hai la febbre, poi aspetti un paio di giorni per precauzione e poi potrai tornare a scuola”.

Zaia, ultimo appello a Draghi: “Non reggeremo”

“Non cerco la rissa. Draghi parlerà domani, ed è fondamentale che capisca che le Regioni sono al fronte: si faccia dare il quadro dei territori, tutti noi vogliamo tenere aperta la scuola, ma non ci sono le condizioni. Ci chiedono di svuotare il mare con il secchio. Il secchio non perde acqua, ma ha una capacità limitata”. Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, dalle pagine di Repubblica lancia al presidente del Consiglio quello che definisce “l’ultimo appello” e sulla ripresa delle lezioni chiede che si esprima il Comitato tecnico scientifico.

“Come Regioni abbiamo chiesto il rinvio. Non voglio rompere nessun fronte – assicura – all’ultima riunione ho posto una questione che è stata messa nero su bianco: evitiamo di andare in ordine sparso, ma la comunità scientifica deve pronunciarsi”. Per Zaia “un rinvio di 15 giorni non vuol dire perdere il campionato. Il problema è che il risultato sarà che da lunedì avremo un sacco di classi in Dad, orari ridotti, ci trascineremo per una settimana e poi probabilmente si dovrà intervenire. Ci vuole una regia, ma qui i presupposti sono scarsi. E se le condizioni per aprire rimangono queste, senza ipocrisia: non siamo in grado di reggere. Lo dice anche il mondo della scuola, con l’appello di un terzo dei presidi. Mai visto prima. Avremo dal 20 al 30% del personale che non si presenterà perché quarantenati, malati o non vaccinati. Una tempesta perfetta”.

Sicilia, Musumeci: “A Roma non chiediamo capriccio, dad è necessità”

Sulla riapertura delle scuole “il governo romano rimane fermo. Noi presidenti di Regione abbiamo rappresentato il malumore che emerge dal territorio, è il nostro compito farlo, in parte anche condiviso, ma il presidente Draghi da questo punto di vista è rimasto irremovibile”. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci dopo la decisione di posticipare di tre giorni il ritorno sui banchi. “Noi non potevamo restare insensibili – ha aggiunto – e abbiamo con gli assessorati regionali all’Istruzione e alla Sanità trovato ieri una soluzione, quella che – da un lato non ci pone in conflitto istituzionale con il governo centrale perché dobbiamo noi rappresenti delle istituzioni evitare conflitti e fughe in avanti – e al tempo stesso ci consente di accogliere le richieste che vengono dal mondo della scuola e dagli Enti Locali. Noi insisteremo con il Governo nazionale. Abbiamo la necessità di insistere tutti insieme nella Conferenza delle Regioni, ma una posizione ferma del Governo nazionale determina solo conflitti istituzionali di cui in questo momento nessuno avverte la necessità”.

Calabria, Occhiuto: “Riapertura andava differita di 15 giorni”

“In Calabria stiamo vaccinando nelle scuole. Siamo la prima Regione in Italia per incremento delle vaccinazioni rispetto ai target del generale Figliuolo, grazie al senso di responsabilità delle famiglie e dei ragazzi”. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ai microfoni del Tg2. “Forse – ha aggiunto Occhiuto – sarebbe stato opportuno differire la riapertura delle scuole di 15 giorni. Non è stato così, ma non è tempo di polemiche”.

Napoli, questa mattina manifestazione No dad contro ordinanza chiusura

Questa mattina, sotto la pioggia, è andata in scena una manifestazione contro la chiusura delle scuole imposta in Campania dal presidente della Regione Vincenzo De Luca. La manifestazione, promossa dal gruppo ‘Usciamo dagli schermi’, si è tenuta intorno alle 11.30 in piazza Cavour a Napoli, all’esterno dell’istituto scolastico Casanova-Costantinopoli. “No alla dad e ai protocolli differenziati tra studenti vaccinati e non vaccinati. Si ad investimenti in edilizia scolastica, sanità pubblica territoriale e trasporti”, questo il concetto espresso da circa una trentina di manifestanti che hanno sfidato anche le pessime condizioni climatiche per esprimere il proprio dissenso sulle disposizioni regionali.

Abrignani: giusto riaprire, non torneremo in lockdown

“Sulla ripartenza delle scuole sono d’accordo con la decisione presa dal governo, in un paese in cui i bambini possono andare al cinema, al ristorante e nei bar sarebbe per me incomprensibile chiudere la scuola”. Lo ha detto il prof. Sergio Abrignani, immunologo e membro del Comitato tecnico scientifico. “Sicuramente bisognerà monitorare la situazione ma è un rischio da prendere nel momento in cui tutto è aperto; niente ci fa prevedere che torneremo in lockdown”, ha aggiunto Abrignani.

Ricciardi: condivido preoccupazioni su rapertura

Condivide le preoccupazioni di chi non ritiene prudente riaprire le scuole in questo periodo, il consigliere scientifico del ministro della Salute, Walter Ricciardi. Lo ha detto lo stesso Ricciardi nella trasmissione ‘Controcorrente’ di Rete 4. “Da una parte capisco benissimo l’intenzione del governo di aprire le scuole e di tenerle aperte, ma questo – ha osservato – si può fare soltanto con un mix di attenzioni sia nella gestione della scuola, sia nella campagna vaccinale, che in questo momento non è tale da consentire una riapertura tranquilla”.