Le Scuole degli Altri

Uno sguardo curioso alle scuole degli Altri

di Francesco Scoppetta

Come in certi film distopici immaginiamo un ministro della pubblica istruzione italiano che in una intervista proponesse il suo piano per rivoluzionare la scuola italiana.

Dal momento che gli insegnanti italiani sono pagati troppo poco, egli dice, l’obiettivo è quello di aumentare lo stipendio iniziale di almeno 500 euro ma cambiando l’orario di cattedra e le mansioni. Le ore settimanali di lezione diventerebbero 26 ore (di 45 minuti) di insegnamento frontale, 3 ore di supplenze e 3 sorveglianze di 20 minuti ciascuna. I collaboratori scolastici che vanno in pensione non saranno più sostituiti sino a prosciugare il ruolo quindi gli insegnanti assumeranno via via anche le mansioni di sorveglianza e dovranno insegnare tutti almeno due materie. E’ facile prevedere che tale coraggioso ministro sarebbe costretto alle dimissioni in seguito a sommosse popolari e a nulla varrebbe il suo disperato tentativo di spiegare che le sue intenzioni erano soltanto quelle di copiare quello che avviene nelle scuole tedesche.

Evito di enunciare tutte le motivazioni che sindacati e politici elencherebbero per contrastare tali proposte. Si possono tutte sintetizzare in una sola che rappresenta il nostro dna, la nostra coperta di Linus, il nostro mito: sono gli altri paesi che devono imparare da noi e non viceversa. Noi italiani sin dall’infanzia apprendiamo che siamo unici, una stirpe guerriera ed intellettuale che discende da Roma caput mundi e dal Rinascimento per cui nessuno può insegnarci nulla in nessun campo.

Il grande Alberto Arbasino, l’autore di Fratelli d’Italia  scomparso giusto un anno fa, nel 1963 (ormai 58 anni fa) lanciò il celebre j’accuse in forma di metafora contro il ritardo della cultura italiana, ereditato dal fascismo. Ci dava il consiglio di andare a vedere che cosa accade oltre confine attraverso una possibile gita a Chiasso, la auspicava appunto per sprovincializzare l’Italia. Il fatto è che noi non abbiamo mai nulla da imparare dagli altri, in fondo siamo quelli che abbiamo introdotto la televisione a colori nel 1977 dopo un quindicina di anni di incredibile (a rileggerlo oggi) dibattito, mentre negli Stati Uniti c’era dal 1954 e in Francia, Germania e Regno Unito dal 1967. Se consideravamo la tv a colori uno spreco inutile ecco perchè consideriamo follie, stranezze o astrusità alcune cose presenti nei sistemi scolastici stranieri a noi vicini (Francia, Germania e Spagna).

In realtà in tutta Europa ci sarebbero decine e decine di “cose incredibili” da segnalare, si pensi alla Svezia dove solitamente non si hanno mai più di tre materie per giorno e la scuola viene vissuta davvero anche al di fuori delle lezioni: palestre, aule studio, biblioteche. Oppure si pensi alla Finlandia dove la selezione per insegnare è durissima: il 10% dei migliori laureati di qualunque facoltà viene preso a fare l’insegnante. Hanno grande riconoscimento sociale e guadagnano molto, però trascorrono a scuola l’intera giornata e, ogni quattro ore di lezione, hanno diritto a due ore di perfezionamento professionale. Come se non bastasse essi vengono assunti (o sono licenziabili) dopo una valutazione fatta dal preside della scuola, da altri insegnanti e anche da un rappresentante del comune in cui si trova la scuola in questione. Ma lasciamo stare la Finlandia che è un minuscolo paese di meno di 6 milioni di abitanti. E non parliamo neppure del Regno Unito che ha un sistema scolastico non confrontabile in nessun modo con il nostro. Oltre Manica spendono un budget annuale di 130 milioni di euro per ispezionare almeno ogni tre anni tutte le 25mila sedi delle scuole del Regno Unito. Con un preavviso massimo di cinque giorni gli ispettori inglesi arrivano a scuola ed esaminano i risultati ottenuti dagli alunni e i target fissati ai dirigenti, nonché la qualità dell’insegnamento in ciascuna materia. Ogni visita attribuisce ad ogni scuola un voto, in una scala di quattro gradini (ottimo, buono, sufficiente e insufficiente), e i risultati vengono comunicati agli studenti, alle famiglie, e diffusi sul web.

Lasciamo perdere ogni confronto, i nostri sistemi politici sono storicamente diversi ma anche le differenze culturali sono troppe. Basti pensare alla cultura del cibo. Abbiamo la cucina migliore del mondo, con dei sapori fantastici che tutti ci invidiano. In Inghilterra vi è invece un grandissimo consumo di cibi già pronti e i supermercati sono pieni zeppi di cibi da infilare nel forno o nel microonde.

Maggiori affinità le abbiamo con la Francia e la Spagna, e poi in Europa non si può prescindere da uno sguardo alla Germania che in termini di efficienza e modernità rappresenta pur sempre un punto di riferimento.  

La scuola ideale non esiste, ma alcune caratteristiche delle scuole straniere potrebbero essere introdotte con successo nel nostro sistema scolastico se sapessimo guardare oltre il nostro naso, se non ci concentrassimo sempre e soltanto sul nostro ombelico convinti come siamo che nessuno abbia nulla da insegnarci. Per esempio le politiche di integrazione degli studenti stranieri nella scuola di Spagna e Svezia, la capacità e la prontezza che ha il sistema tedesco di portare le nuove tecnologie nella scuola, l’organizzazione dell’anno scolastico della scuola francese e l’attenzione allo studio della lingua inglese delle scuole scandinave sarebbero tanti temi da approfondire con particolare attenzione ed impegno. In Svezia, per dire, i giovani scandinavi parlano un inglese pressochè perfetto. Infatti nelle scuole si pratica l’insegnamento bilingue: l’inglese, oltre a essere studiato come lingua a sé stante, è anche utilizzato come lingua d’insegnamento in determinate materie. In Italia la misura introdotta da qualche università ha ricevuto sdegnati rimproveri da tutti coloro i quali ritengono che per girare il mondo (e magari lavorare all’estero) debba bastare solo la conoscenza della lingua italiana.

Francia

Il  sistema scolastico francese ha alcune particolarità evidenti, la prima delle quali è la valutazione delle competenze. La tendenza è di valutare i propri studenti senza l’uso dei voti. In questo modo si tenta di evitare lo spirito di competizione e di favorire l’interesse per l’apprendimento.

Mentre la metà delle nostre scuole non hanno il certificato di prevenzione incendi e il collaudo statico le scuole francesi si trovano in edifici moderni o ristrutturati dotati della strumentazione completa necessaria per l’apprendimento oltre che di laboratori e palestre attrezzate. Le modalità di insegnamento sono decisamente più pratiche, soprattutto per quanto riguarda le materie scientifiche. All’università sono previsti degli stage, insomma si predilige un metodo che avvicina maggiormente i ragazzi al mondo del lavoro.

Le scuole pubbliche sono davvero gratuite e gli studenti devono comprarsi solo quaderni e penne. I testi scolastici e le escursioni sono a carico della scuola, spesso pagate grazie a finanziamenti o progetti europei. Anche l’università ha costi pressoché irrilevanti rispetto alle nostre.

La scuola è laica, la realtà francese è multietnica, si studia la storia delle religioni per far acquisire una maggiore conoscenza di altre culture e favorire il dialogo tra di esse. I ragazzi trascorrono molte ore a scuola, motivo per cui la mole di lavoro da svolgere a casa è inferiore. Si cerca di stimolare gli studenti durante l’orario scolastico e di esaurire l’apprendimento in classe.

In Francia esistono sia scuole pubbliche che private. La grande differenza con il nostro sistema è che entrambe garantiscono la stessa qualità della didattica e lo stesso tipo di istruzione agli studenti. Anche i professori hanno la medesima formazione: sono tutti dipendenti pubblici statali e devono sostenere un unico concorso di abilitazione, anche se sono tenuti a segnalare per quali tipi di istituti concorrono. La scelta di una scuola privata invece di una pubblica oltre alla questione legata alla religione, è anche legata ad un altro fattore. Visto che in Francia si frequenta la scuola assegnata a seconda della propria residenza, per garantire la mixité sociale, alcune famiglie che abitano in zone disagiate o difficili preferiscono inserire il proprio figlio in una scuola diversa da quella dell’area in cui sono domiciliati.

La più grande differenza del sistema scolastico francese rispetto al nostro è la seguente: le scuole superiori francesi sono elitarie. Ciò significa che per accedere a determinati istituti è necessario aver superato l’esame delle medie con una determinata votazione. L’aggettivo elitario in Italia è diventato una parolaccia da non pronunciare in pubblico. Nella nostra fantasia noi abbiamo deciso che l’èlite non esiste, così come non esistono scuole diverse, o come diciamo sempre, di serie A e di serie B: noi abbiamo immaginato una unica scuola per tutti, declinata in licei e istituti, così tutti gli studenti possono andare all’università. Così finisce che la quota dei 25-64enni con una laurea in Italia è molto bassa, essendo pari al 20,1% contro il 32,8% nella media europea (dati 2020).

In Francia man mano che si prosegue nel proprio percorso di formazione, i ragazzi vengono valutati quasi esclusivamente su compiti scritti e non su esposizioni orali o interrogazioni. Noi all’esame di Stato viceversa abbiamo abolito i compiti scritti perché siamo convinti che soltanto con la mitica interrogazione orale ci si può esprimere bene e valutare meglio. Un altro elemento curioso è il fatto che alle medie e alle superiori è possibile avere ore buche, alcune giornate che terminano prima o intere mezze giornate libere. Da noi comincerebbero le occupazioni.

Non esiste la scuola media bensì il Collège, che dura 4 anni. Dai 15 anni in poi iniziano le varie specializzazioni. Sia alla fine delle scuole medie che delle superiori è previsto il ballo di fine anno.

Gli studenti possono decidere di interrompere i loro studi all’età di 16 anni, ma la maggior parte continua a studiare nei Licei generali o tecnologici fino ai 18 anni quando consegue il Bac, che è fondamentale ormai per potersi iscrivere nella maggior parte delle università, ed equivale al nostro esame di maturità. Solo che la percentuale di coloro che superano il Bac è solo il 63,8%. Rispetto al nostro 99% di promossi alla ex Maturità qualcosa non torna. Sono elitari? Direi di no dal momento che basso è il tasso di dispersione scolastica: solo il 6% dei giovani abbandona la scuola senza conseguire una qualifica, mentre la media dell’Unione Europea è del 15%.

In Francia, come in Italia, gli studenti devono sostenere l’esame alla fine delle scuole medie e quello alla fine delle superiori.L’esame di maturità si chiama Bac, abbreviazione di Baccalauréat. A differenza di ciò che succede in Italia si svolge una prima parte alla fine del penultimo anno e una seconda parte alla fine dell’ultimo anno. Alla fine della Première è previsto il test scritto per tutte le materie facoltative, la prova scritta e orale di francese e quella di scienze per alcuni indirizzi; invece alla fine del Terminale si devono dare tutte le altre materie (orali delle obbligatorie e delle facoltative).

Per quanto riguarda gli orari, in genere i bambini della scuola materna frequentano dalle 8.00-8.30 alle 11.30-11.45 e riprendono alle 13.45-14 fino alle 16.30, fatta eccezione per il mercoledì, giorno dedicato allo svago in tutta la Francia. Alle elementari gli orari sono molto simili, con il mercoledì sempre libero. Per quanto riguarda le scuole medie, invece, i ragazzi in genere stanno a scuola dalle 8.00 alle 17.30, con il mercoledì dedicato allo sport. In linea di massima nei licei francesi la situazione non cambia, nonostante vi siano significative differenze a seconda dell’istituto frequentato. Al College l’orario varia dalle 27 alle 30 ore settimanali, mentre la scuola primaria per i bambini dai 3 ai 10 anni ha visto ridursi negli ultimi anni il monte orario settimanale, al punto che alcuni istituti restano aperti soltanto quattro giorni alla settimana. Per quel che riguarda la scuola superiore in Francia le giornate scolastiche sono particolarmente lunghe, in media sei ore contro le quattro e mezza degli altri paesi. La giornata tipica degli studenti è così strutturata: lezioni al mattino e al pomeriggio, con la possibilità nelle ore buche tra una lezione e l’altra di studiare nelle biblioteche presenti nelle scuole (pratica quasi sconosciuta in Italia, dove si studia quasi sempre solo a casa). Ci sono 5 giorni di lezione a settimana, per un totale di 36 settimane, circa 160 giorni ad anno scolastico (da noi dovrebbero essere, sulla carta, 200).

Il calendario scolastico francese è molto diverso da quello italiano perché prevede vacanze a cadenza regolare, ogni sei/otto settimane. Durano sempre due settimane, fatta eccezione per il periodo estivo in cui si hanno a disposizione due mesi di pausa dalla scuola.

L’anno scolastico inizia il primo lunedì di settembre e già a fine ottobre-inizio novembre le lezioni si interrompono. Tra fine febbraio e l’inizio di marzo ci sono le cosiddette “vacanze d’inverno” (Petites Vacances), però iniziano a cadenza di una settimana le une dalle altre in ognuna delle tre zone francesi definite dallo Stato. La scelta è stata fatta per favorire il turismo e per garantire alle strutture alberghiere di avere clienti per l’intera stagione. Anche le “vacanze di primavera” ad aprile sono divise per zona. Le vacanze estive vanno da luglio a fine agosto e sono previste nello stesso periodo in tutta la Francia. (cit. Sara Nosenzo)

Germania

Tutto il sistema scolastico è finalizzato a trovare “lavoro” e già in tenera età il piccolo viene analizzato per capire quali sono le sue attitudini. Questo comporta maggiore pragmaticità, ma corre il rischio di non considerare le evoluzioni personali del minore e i cambiamenti che questi può vivere nella fase adolescenziale.

Le lezioni in quasi tutte le scuole superiori non sono di 60 minuti ma di 45 minuti.

La scuola materna (Kindergarten) non è obbligatoria. Tra i 6 e i 10  anni, invece, i bambini iniziano il vero e proprio percorso didattico con la scuola elementare (Grundshule) che viene ricordata soprattutto per la Schültute, che è la scatola di caramelle o cioccolata che i nonni o i genitori regalano ai piccoli per il loro primo giorno di scuola. Le elementari durano solo 4 anni (a Berlino e nel Brandeburgo però sei anni) e non ci sono esami finali. Sono gli insegnanti che consigliano alla famiglia e allo studente un indirizzo di studi secondario appropriato alle capacità dimostrate dall’alunno. In Germania quindi lo studente sceglie già all’età di 10 anni il percorso del suo futuro, cosa che in Italia accade a 14 anni. In caso venga scelta dalla famiglia una scuola di ordine superiore rispetto a quanto consigliato dai docenti, l’alunno dovrà sostenere un test d’ammissione nella nuova scuola. Questo significa che il piccolo viene valutato in base ai risultati ottenuti nei primi 5 anni di scuola elementare, considerando che gli studenti hanno attitudini e capacità diverse. Una sorta di scuola media differenziata che offre una qualità di insegnamento molto elevata e accoglie metodi di insegnamento alternativi, impensabili in Italia. Basti pensare allo spazio che viene dato ai laboratori, all’introduzione di supporti tecnologici informatici e a molte novità che velocizzano l’apprendimento rendendo la Scuola terreno fertile per un apprendimento più completo e veloce.

La scuola superiore prevede 4 opzioni:

1.Gymnasium, 9 anni, 40 ore settimanali

2.Realschule, dura dai 4 ai 6 anni

3.Hauptschule, dura 5 o 6 anni. Questa scuola superiore viene di solito frequentata da coloro che non hanno poi intenzione di proseguire la carriera universitaria. Al termine di questa scuola infatti si fa un tirocinio-apprendistato (Lehre) che è accompagnato da altri studi di orientamento a un lavoro specifico (Berufsshule). Il Berufsshule prevede che parte del monte ore totale venga svolto direttamente nelle aziende, sia pubbliche che private. E’ un sistema pragmatico, tra i più efficienti del panorama europeo per l’integrazione diretta dei giovani nel mercato del lavoro. 

4.Gesamtschule (scuola comprensiva), gli studenti ricevono un insegnamento comune che dopo 10 anni consente al giovane di scegliere un percorso consono alle sue attitudini. Questo significa che a 16 anni decidono se trovare un lavoro oppure prendere un diploma studiando altri 3 anni, per poi iscriversi all’università. Tra le 4 opzioni, questa è destinata solo al 5% degli studenti in tutta la Nazione ed è quella che maggiormente ritarda la decisione sull’indirizzo da prendere, consentendo al giovane di scegliere al posto di genitori e docenti.

Solo gli studenti che ottengono una votazione davvero buona all’Abitur, che può essere paragonato alla nostra maturità, possono decidere in modo del tutto autonomo a quale università iscriversi. Soprattutto per le iscrizioni alla facoltà di Medicina è necessario un voto medio-alto. A decidere a quali università si iscriveranno gli studenti con votazioni meno buone è invece l’Ufficio Centrale per il Collocamento degli studenti negli Istituti Universitari (Zentralstelle für die Vergabe von Studienplätzen, ZVS). Una grande differenza tra l’università italiana e l’università tedesca sta nella modalità della lezione.

Infatti, ogni singolo corso di esame è suddiviso in moduli. Per ogni modulo, che corrisponde quindi a un esame, si possono scegliere in genere una lezione (Vorlesung) e uno o due seminari(Seminar) da frequentare. L’esame –spesso– consisterà nello scrivere una tesina (Hausarbeit) di circa 15 pagine riguardo a uno degli argomenti trattati in uno dei seminari.

La vera forza delle lezioni si tiene nei cosiddetti Seminar, dove la lezione frontale si trasforma in un vero e proprio dibattito. In genere viene portato avanti dagli stessi studenti e dove il professore (molto più frequentemente in realtà un giovane dottorando) parla pochissimo e si limita a guidare la discussione.

A proposito di Università, gli ultimi anni di scuola di un alunno sono molto importanti per lui e spesso anche per i suoi genitori. Il suo rendimento globale andrà ad incidere sul voto finale di maturità e molte facoltà universitarie, in particolare medicina, giurisprudenza, economia, essendo a numero chiuso, ammettono per primi naturalmente gli alunni con un miglior rendimento. Gli altri o si spostano in altre città per andare in altre Università o aspettano il loro turno, ma possono dover aspettare anche due o tre semestri. Tuttavia sono rari gli esami di ammissione per le facoltà a numero chiuso da dover superare come in Italia.

I voti nelle scuole tedesche vanno dall’1 al 6: 1 è ottimo, 2 buono, 3 discreto, 4 sufficiente, 5 insufficiente, 6 gravemente insufficiente. Con due discipline insufficienti si ripete l’anno.

Nella scuola tedesca gli intervalli durano non meno di 20 minuti.

Una differenza sostanziale tra la scuola italiana e quella tedesca è il rapporto docenti-alunni, che in linea di massima è molto formale e distaccato. L’insegnante non viene chiamato dagli alunni maestro o professore, bensì con il suo cognome: Sig. e Sig.ra per le insegnanti. Gli insegnanti danno naturalmente del tu agli alunni e gli alunni, a parte alle elementari, danno del lei agli insegnanti. Ma negli ultimi due o tre anni prima della maturità anche gli insegnanti danno del lei agli alunni. Anche le vacanze estive presentano qualche differenza, dal momento che durano solo sei settimane. Non solo, per evitare di chiudere tutti gli istituti lo stesso giorno, il Governo prevede periodi di vacanza alternati, così da non affollare autostrade e servizi pubblici, causando disservizi. Gli altri giorni di festa, durante l’anno, riguardano le tre settimane natalizie, due settimane in autunno e una settimana per Pasqua.

Spagna

L’anno scolastico comincia come il nostro verso la metà di settembre ma termina a fine giugno. Gli orari variano da una scuola all’altra, ma in generale vanno dalle 9 alle 16, con un’ora per mangiare, anche se ultimamente molte scuole non hanno pausa pranzo e chiudono prima, cioè alle 14. Le lezioni di solito durano 45 minuti. Alcune scuole dispongono di mense, anche se molti bambini portano il pranzo o vanno a casa per merenda se vivono nelle vicinanze.

Una particolarità delle scuole statali spagnole è la mancanza di attività extracurriculari come sport, musica, teatro, arti e mestieri. Le scuole statali non hanno circoli scolastici o squadre sportive e se i bambini vogliono fare sport di squadra di solito devono iscriversi a un club locale. Tuttavia, gli sport e altre attività sono spesso organizzati tramite i genitori e le associazioni sportive. Le tasse sono basse e le attività di solito si svolgono subito dopo la scuola.

Con 17 comunità autonome (simili alle nostre Regioni) e 10 con ampia autonomia, il Governo di Madrid stabilisce gli elementi di base del curriculum della scuola dell’obbligo (65% delle ore totali, solo il 55% nelle Comunità Autonome bilingue), e sono poi le istituzioni locali ad adattare i vari curriculum alle singole scuole. La scuola dell’obbligo come la nostra va dai 6 anni fino ai 16. La scuola primaria dura 6 anni a differenza dei 5 del corrispettivo italiano.

Una differenza particolare rispetto alle elementari italiane riguarda la valutazione finale, che avviene attraverso un esame conclusivo, anzichè in base al giudizio dei professori come in Italia. L’educacion secundaria obligatoria (l’equivalente delle nostre scuole medie) ha una durata di 4 anni. L’istruzione post-obbligatoria (equivalente delle scuole superiori italiane) ha durata di 3 anni. Normalmente non è consentito prelevare un bambino dalle classi durante l’ anno scolastico, fatta eccezione per le visite dal medico o dal dentista, occasioni durante le quali l’ insegnante deve essere informato in anticipo.

Mentre noi siamo abituati a frequentare cinque anni di scuola secondaria di secondo grado, in Spagna la scuola superiore ha una durata di due anni, con l’aggiunta di un anno facoltativo per la preparazione all’università. Oltre a ciò non esiste una differenziazione tra istituti professionali, tecnici e licei come da noi, ma ogni studente frequenta un unico “bachillerato” per poi scegliere eventuali materie opzionali, stando ai propri interessi oppure al futuro campo di specializzazione in università.
Al termine di questo percorso, gli studenti possono sia scegliere di proseguire i propri studi attraverso un percorso accademico, o una formazione professionale, per accedere direttamente al mondo del lavoro. Un’altra peculiarità è rappresentata dall’utilizzo di una tessera identificativa per poter entrare ed uscire dalla scuola, sia in orari stabiliti in base alle lezioni sia in base al momento della ricreazione.

Nel primo anno di bachillerato gli alunni possono recuperare alla fine dell’anno massimo due materie insufficienti, tre per il secondo. Alla fine del terzo anno si ottiene il Diploma de Bachiller.

Per accedere agli studi universitari bisogna inoltre superare un’ulteriore test, una prova detta di selectividad o pruebas de acceso: si tratta di esami di lingua spagnola (ed eventualmente della lingua e letteratura della comunità autonoma), di lingue straniere, di storia e filosofia. Questi esami sono organizzati due volte ogni anno.

Visto che in Italia si è abituati al cambio dei professori che si succedono nelle aule, in Spagna sono gli studenti ad andare da un’aula all’altra, per cui ad ogni cambio di ora c’è un enorme spostamento nei corridoi dell’istituto interessato. 

Gli studenti spagnoli, in linea generale, sono più abituati agli esiti negativi, in quanto i voti vanno dallo zero al 10, e il cinque contraddistingue la sufficienza. La radicale riforma scolastica del 1990 (LOGSE) ha escluso in pratica la bocciatura nella scuola dell’obbligo, poichè ogni studente può avere un piano di studi con diversi livelli a seconda delle proprie caratteristiche. Le scuole private sono più del 30% del totale, e il 99% delle scuole private gode di sovvenzioni statali. Gli stipendi dei docenti nelle scuole private è spesso pagato dallo Stato. L’istruzione pubblica è ovviamente gratuita. Nell’Educazione secondaria obbligatoria (ESO) l’anno scolastico prevede 906 ore totali di lezione, dal lunedì al venerdì: circa sei ore di lezione al giorno.

Gli studi universitari hanno tre step e rispettivi titoli intermedi: Grado, Master e Doctor.