La scuola banco di prova della tenuta dei provvedimenti per le lezioni in presenza

da Tuttoscuola

È un ritorno a scuola dai risvolti inaspettati e preoccupanti quello che, dopo le vacanze natalizie, stanno affrontando poco meno di otto milioni e 400mila alunni delle scuole statali e paritarie. Anzi, almeno 300mila di loro sono da giorni già costretti a casa, e forse a loro andranno ad aggiungersi altre decine di migliaia tra la riapertura del 7 gennaio scorso in alcune regioni e di ieri, 10 gennaio per tutte le restanti. Ma la scuola, comunque, non chiude.

Nelle stesse ore in cui il ministro Bianchi conferma la ripresa regolare delle lezioni in presenza dopo le vacanze natalizie, come affermazione “del principio importante per tutti i bambini, i ragazzi e le ragazze di questo Paese, che è quello di avere una scuola in presenza”, il presidente della Campania De Luca pubblica l’ordinanza n. 1/7 gennaio 2022 (che il Governo vuole impugnare) di sospensione delle lezioni in presenza fino al 29 gennaio p.v. per i servizi educativi della prima infanzia, per le scuole dell’infanzia e per le scuole primarie e della secondaria di I grado. Il governatore della Sicilia Musumeci rinvia il rientro di tre giorni.

Il presidente della Puglia Emiliano ha dichiarato a malincuore: “”Non posso intervenire con un’ordinanza regionale perché lo scorso 6 agosto è stato emanato il decreto-legge 111 che consente ai presidenti delle Regioni di derogare alle disposizioni nazionali solo quando una regione si trova in zona rossa. La Puglia in questo momento si trova in zona bianca, ha un tasso di incidenza dei contagi e delle ospedalizzazioni inferiore alla media nazionale e percentuali di vaccinazione sopra la media”. Ma Emiliano un sassolino, comunque, se l’è tolto: “le Regioni hanno, invano, richiesto un posticipo della riapertura per avere il tempo di completare le vaccinazioni degli studenti e in particolare quelle dei più piccoli, ma il governo sul punto è stato irremovibile”.

Arrivano anche notizie di molti sindaci che hanno rinviato la ripresa delle lezioni nelle scuole del loro territorio, esercitando la funzione di autorità sanitaria locale riconosciuta loro dalla legge (art. 50 del D.lgs 267 del 2000). Il motivo delle ordinanze è sempre lo stesso: molti contagi di Covid-19 nel territorio, tra i minori e anche tra il personale scolastico.

La divergenza di decisioni rischia di costituire un vulnus istituzionale non di poco conto che va a sommarsi all’appello (sostanzialmente respinto) di circa 2.500 dirigenti scolastici (un quarto di tutti i capi d’istituto) che chiedevano il rinvio di due settimane della ripresa delle lezioni.

Il premier Draghi è riuscito a ottenere il consenso unanime della compagine governativa sul DL 1/22 “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza Covid-19” dopo avere mediato le proposte delle Regioni, ma proprio la scuola potrebbe ora costituire un difficile banco di prova per la tenuta dei provvedimenti faticosamente varati.

Questa settimana rappresenta la verifica di questa prova.