La Rivoluzione francese e l’emancipazione femminile

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La Rivoluzione francese e l’emancipazione femminile 

di Giovanni Ferrari (*)

Olympe de Gouges nacque in Francia a Montauban  il 7 maggio 1748, scrittrice ed attivista francese cha ha combattuto profondamente per i diritti delle donne, ha scritto la “ Dichiarazione dei diritti della donna e della donna nel  1791, dal 1789 ossia a partire dalla Rivoluzione francese e dalla “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”, fino al 1944, alle donne francesi non fu permesso di votare, tutto ciò significava chje le donne francesi non avevano tutti I diritti di cittadinanza, anche se le donne erano fortemente attive nella Rivoluzione francese.

I principi fondamentali della Gouges erano il manifesto della “Déclaration des Droits de la Femme et de la Citoyenne”, ossia non solo la donna in contrasto con l’uomo, ma citoyenne in contrasto con citoyen. Tra le idee più controverse nella “Dichiarazione” di Gouges c’era l’affermazione che le donne, in quanto cittadine, avevano semlicemente il diritto alla libertà di parola e pertanto avevano il diritto di rivelare l’identità dei padri e dei loro figli, ossia il diritto dei bambini nati da un matrimonio legittimo in piena uguaglianza, tutto ciòmetteva in discussione che solo gli uomini avevano la libertà di soddisfare il proprio desiderio sessuale al di fuori del matrimonio.

La scrittrice Gouges ha lottato una intera vita per i diritti delle donne. Una donna che ha pagato duramente con la vita per le sue battaglie e per le sue idee illuministe sulle donne.

Proprio in piena Rivoluzione francese, pose delle questioni pesanti agli uomini: “Uomo sei capace di essere giusto? E’ una donna che te lo chiede. Dimmi chi ti ha dato il potere sovrano di opprimere il mio sesso?”, Si batté fortemente a favore del divorzio e si schierò per l’abolizione della pena di morte e della schiavitù. Fu una delle poche donne a essere giustiziata per la pubblicazione di scritti politici; lo storico francese Olivier BLANC fù il primo scrfittore francese che nel 1981 a pubblicare un libro dedicato proprio a Olympe de Gouges.

Il movimento femminista nasce in Francia ai tempi della Rivoluzione Francese.

Le donne ai tempi della Rivoluzione francese non godevano di alcun diritto, erano escluse dalla vita politica erano succubi degli uomini e il loro principale compito era quello di prendersi cura della famiglia.

La Francia prima della Rivoluzione del 1789, era una monarchia assoluta, dove la supremazia del sovrano poteva essere ostacolata esclusivamente dall’Assemblea degli Stati Generali.

L’Assemblea degli Stati Generali era composta dai rappresentanti dei tre ordini, ovvero delle tre classi sociali in cui all’ epoca era suddivisa la Francia, Clero, Nobiltà e Terzo Stato (che rappresentava la grande maggioranza della popolazione, borghesia, artigiani e contadini).

Naturalmente i tre Stati non avevano gli stessi diritti, ad esempio clero e nobiltà non dovevano pagare le tasse, che venivano pagate esclusivamente dai componenti del Terzo Stato.

Negli anni precedenti la Rivoluzione,cominciarono a circolare in Francia tre opuscoli anonimi (curati in realtà dall’abate Sieyés) intitolati:

Saggio sui privilegi, un vero e proprio attacco ai privilegi della nobiltà;

Sugli Stati Generali, un invito alla trasformazione dell’Assemblea degli Stati Generali in un’Assemblea Nazionale;

Che cos’è il Terzo Stato? Che mette in discussione la suddivisione e l’organizzazione della Francia, contestando la classe nobiliare e facendo un appello al Terzo Stato per la creazione di un nuovo regime.

Fu proprio con la diffusione di quest’ultimo scritto che si può parlare di Seyés come del precursore della Rivoluzione Francese, egli con le sue famose parole “Che cosa è il Terzo Stato? Tutto. Che cosa è stato fino a oggi? Niente. Che cosa chiede? Di diventare qualcosa.” ha spinto in qualche modo il popolo francese a muoversi per far vale re i propri diritti.1

E così quando il re fu costretto a convocare l’Assemblea degli Stati Generali, per rivedere la distribuzione delle tasse, per poter coprire il debito accumulato dalla monarchia negli anni, estendendone il pagamento anche alle classi del Clero e della Monarchia, queste due naturalmente si opposero. Di fronte all’opposizione degli altri due stati i rappresentanti del terzo stato decisero di riunirsi in Assemblea Nazionale, come suggerito da Seyés, nella sala della Pallacorda. Il Re ordinò di reprimere l’ Assemblea e minacciò di far intervenire l’esercito. I francesi allora si riunirono e decisero il 14 luglio 1789 di assaltare la Bastiglia.

Il 26 agosto 1789 l’Assemblea Nazionale emanò la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, che sancì la fine dell’Ancien Régime, che si ispirava in parte alle idee di Seyés, e che costituiva una vera e propria elencazione dei diritti dell’ uomo e del cittadino. È questa forse la prima grande eredità della Rivoluzione Francese. L’articolo 1 della Dichiarazione recita: “Gli uomini nascono e rimangono liberi ed uguali nei loro diritti. Le distinzioni sociali non possono essere che fondate sull’utilità comune”. Oltre che il diritto di libertà e di uguaglianza, nella Dichiarazione del 1789 vengono riconosciuti come diritti imprescindibili dell’uomo il diritto di

1 https://lospiegone.com/2019/08/02/ricorda-1789-1a-dichiarazione-dei-diritti-delIuomo-e-del-cittadino/

proprietà, di pensiero, di religione, di associazione, di resistenza all’ oppressione-, nume- rose Costituzioni moderne si sono ispirate ad essa, così come essa è stata un testo  fondamentale per la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’ Uomo, adottata dalle Nazioni unite nel 1948 e per la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo del 1950.

Nella Dichiarazione però non venivano in alcun modo menzionati i diritti delle donne. In quegli anni le condizioni delle donne non cambiarono, rimasero uguali, nonostante le lotte. Esse hanno avuto un ruolo attivo durante la Rivoluzione, erano parte delle folle in rivolta. Quelle donne che furono in un certo senso tra le protagoniste della Rivoluzione. In particolare , furono loro le protagoniste di varie insurrezioni, prima su tutte quella di Versailles. Quando il 5 ottobre 1789 il Re Luigi XVI si rifiutò di approvare la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, si sollevò un’insurrezione e le donne furono le prime a riunirsi in un corteo e ad invadere il castello di Versailles ed il re fu allora costretto a cedere. La partecipazione delle donne non è però solo insurrezionale, nel XVIII secolo creano dei club politici al femminile, come ad esempio la Società delle Donne Rivoluzionarie di Parigi. Le donne iniziano ad essere consapevoli del loro ruolo all’interno della società e cominciano a chiedere che ad esse vengano riconosciuti gli stessi diritti degli uomini.

A Parigi, negli anni della Rivoluzione sorsero due club femministi, il primo che chiedeva il diritto all’istruzione per le bambine povere, il divorzio e la concessione dei diritti politici, il secondo era un club vicino ai sanculotti ed era composto da militanti popolane.

A partire dal 1789 le donne proclamarono le loro richieste con opuscoli e petizioni.

Fondamentale in questo periodo storico, rimane lo scritto del 1791 di Olympe De Gouges Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne2 in cui si mette in difesa delle donne e riprendendo la Dichiarazione del 1789 la declina tutta al femminile, portando l’attenzione su come la Rivoluzione si sia dimenticata del ruolo delle donne e su come anche esse abbiano gli stessi diritti degli uomini; provocatoriamente essa affermò che se le donne potevano andare al patibolo come gli uomini, esse dovevano avere anche il diritto di salire sulla tribuna politica.

La voce della De Gouges rimase però inascoltata dai rivoluzionari, poiché anche sulla base delle idee dell’illuminismo, essi erano pienamente convinti dell’ inferiorità della donna, che poteva avere solamente il molo di cma della famiglia e di riproduzione, ma non poteva partecipare alla vita politica.

Le donne però ottennero delle piccole “concessioni”, come ad esempio il divorzio, in cui la posizione del marito e della moglie erano sullo stesso piano.

Nel frattempo, dopo l’emanazione della Dichiarazione del 1789 nel 1791 venne emanata una nuova Costituzione, che prevedeva la trasformazione della monarch ia da assoluta a monarchia costituzionale, poiché il Re deteneva solo il potere esecutivo mentre la sovranità era in mano al popolo.

Con la Costituzione del 1791, le donne vennero escluse dal diritto di voto e furono vietati tutti i club femminili; gli fu però riconosciuto l’accesso alla maggiore età a 21 anni come per gli uomini.

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De Marchi E. Percorsi di storia contemporanea, L’emancipazione femminile dalla rivoluzione francese alla Grande guerra, Pearson Italia Spa

Nel frattempo , la situazione diventò sempre più ” movimentata” il 10 agosto 1792 gli abitanti di Parigi si ribellarono ed assaltarono il Palazzo reale, il re fu deposto e venne convocata un’altra assemblea chiamata Convenzione, che di lì a pochi giorni dichiarò caduta la monarchia e proclamò la Repubblica; il sovrano fu processato e condannato a morte il 21 gennaio 1793.

Il 30 ottobre 1793, la Convenzione decise di chiudere tutti i club femminili, ecco un’altra sconfitta per le femministe francesi.

Nello stesso anno venne approvata una nuova Costituzione che accoglieva molte richieste del popolo tra cui il diritto all’istruzione e all’ insurrezione e il suffragio universale, anche questo però era solo maschile.

Tra il 1793 e il 1794 il potere venne assunto da Robespierre. Ebbe così inizio il periodo, durante il quale molte persone vennero uccise. Durante questi anni, nel nome della difesa della Rivoluzione, vennero in un certo senso sospese quelle libertà tanto desiderate nel 1789. La critica storica si è divisa tra chi considera Robespierre come un tiranno, che uccideva tutti coloro che cospiravano contro la rivoluzione e contro la Repubblica e chi lo considera un’ idealista, devoto alla causa rivoluzionaria così tanto da fargli perdere la vita. Venne soprannominato l’incorruttibile. Per la costruzione della sua società ideale, composta da uomini onesti, fece anche un tentativo di scristianizzazione della Francia. Ma come detto prima, le sue idee, probabilmente troppo estremiste, lo portarono alla morte, fu infatti vittima di un colpo di stato e condannato a morte.

Negli anni che vanno dal 1797 al 1799 le donne cercarono di mettere in discussione la concezione della famiglia, in cui esse erano sottoposte all’autorità assoluta dell’uomo, che decideva per loro chi sposare e che vedeva il diritto di eredità esclusivamente per i figli maschi. Le donne non venivano nemmeno viste come persone non veniva tenuto conto dei loro sentimenti e delle loro inclinazioni. Le rivoluzionarie femminili non videro realizzare le proprie aspirazioni poiché il femminismo era una cosa per pochi, nel senso che molte donne non si battevano per la loro autonomia e la loro indipendenza e per l’uguaglianza rispetto all’uomo, ma accettavano semplicemente il ruolo loro dato dalla società di sottomissione alla figura maschile.

Le forze borghesi istituirono un direttorio composto da cinque membri, che dettero il colpo di grazia alla dittatura rivoluzionaria. I monarchici a loro volta si batterono contro la supremazia della Borghesia, tentarono un’insurrezione che però fu sedata dal giovane ambizioso generale Napoleone Bonaparte, che nel 1799 tentò un colpo di stato ed ottenne la carica di primo console. Il 2 dicembre 1804, nella Cattedrale di Notre-Dame, Napoleone si fece incoronare imperatore alla presenza del Papa Pio VII. Sotto di lui venne stipulato un concordato con la Chiesa Cattolica con cui venne annullata la scristianizzazione che ebbe inizio con l’epoca rivoluzionaria.

Sempre nel 1804 Napoleone, che aveva iniziato un periodo di innovazione civile e legislative, emanò il Codice Civile. Per le donne dell’epoca il Codice Civile di Napoleone fu una vera e propria sconfitta. Esso prevedeva in campo di diritto di famiglia, una sudditanza assoluta delle donne nei confronti del padre prima e del marito poi. Il codice legiferava anche in materia di divorzio, naturalmente a sfavore della donna, quella che era stata una delle conquiste del movimento femminista fu cancellata. Vi erano solo tre cause ammissibili di divorzio: adulterio, eccessi ed ingiurie; l’ adulterio del marito era punito semplicemente con un’ammenda, mentre l’adulterio della donna era punito addirittura con la reclusione in casa di correzione della stessa per due anni.  Nel 1823 Auguste-Charle Guichard pubblica “Le code de femmes”3, ossia diritti ei doveri delle donne. La forma del romanzo è utilizzata per rendere pm comprensibile il codice civile alle donne, poiché secondo l’ autore era fondamentale che esse conoscessero cosa imponeva loro il Codice civile perché essendo sottoposte tutti i giorni alle sue norme esse dovevano conoscerle per potersi difendere.

Nel frattempo Napoleone era stato esiliato nell’isola di S.Elena, dove mori il 5 maggio del 1821.

Iniziò così il periodo della Restaurazione, il potere venne assunto prima da Luigi XVIII, e poi nel 1824 da Carlo X, suo fratello. Durante il periodo della Restaurazione si cercarono di superare tutte le idee rivoluzionarie e del periodo napoleonico. L’idea di autorità governava il mondo sia dal punto di vista del re che della Chiesa. Furono represse ogni idea di libertà e venne ripristinata l’alleanza tra il sovrano e la Chiesa.

Per minare la Restaurazione si diffuse l’idea del liberalismo, secondo la quale il potere del sovrano doveva essere limitato dalla Costituzione, che doveva prevedere la divisione dei tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, così come teorizzata da Montesquieu. Il liberalismo, inoltre, si basava soprattutto sulla garanzia delle libertà individuali fondamentali: il diritto alla proprietà privata, alla libertà di espressione, di parola di stampa e alla libertà di iniziativa economica. Al liberalismo politico si affianca quello economico che prevede che lo Stato non intervenga nell’economia che si regola autonomamente per livellare le disuguaglianze..

Oltre che il liberismo in questo periodo nacque anche quel movimento filosofico, letterario e artistico a cui venne dato il nome di Romanticismo, che si fondava sul sentimento individuale e secondo il quale non era più fondamentale la ragione come nell’Illuminismo ma contavano le emozioni ed i sentimenti.

Carlo X si mostrò molto ostile a questi moti liberali, cercando di limitare i poteri del Parlamento e il 25 luglio 1830 fece un colpo di Stato il 25 luglio 1830, a cui seguirono da parte del popolo parigino le 3 giornate dal 27 al 29 luglio che costrinsero il re a fuggire da Parigi.

A lui successe il Duca d’Orleans Luigi Filippo, che si mostrò molto più vicino al liberalismo rispetto al suo predecessore. Egli, infatti, si proclamò re dei francesi per sottolineare come il suo potere non venisse dall’alto ma dal basso, dal popolo. Venne, sotto di lui, adottato il tricolore francese riprendendo i colori usati durante la Rivoluzione, vennero estesi i diritti politici e sociali alla borghesia, anche se furono escluse le masse e le donne.

Luigi Filippo era un sovrano soprattutto della borghesia e venivano di conseguenza trascurati gli interessi delle classi più umili; è in questo clima che si accendono i primi focolai rivoluzionari.

In particolare, nel 1845 il Primo Ministro Guizot decise l’aumento delle tasse, a cui si opposero in particolare i socialisti, che aspiravano a riforme sociali e ad una equa suddivisione delle risorse, i democratici, che volevano una riforma elettorale con il suffragio universale, i repubblicani, che auspicavano la nascita della repubblica ed infine i legittimisti, che volevano un ritorno al potere dei Borboni.

Nel febbraio 1848 ci fu la cosiddetta Rivoluzione di febbraio in cui venne proclamata la seconda Repubblica e Luigi Filippo fu costretto ad abdicare.

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Mastroberti F., il “Codice delle donne”, Annuali della Facoltà di Giurisprudenza di TarantoAnno V, P.352,

Venne instaurato un governo provvisorio che introdusse il suffragio universale maschile che creò dei laboratori nazionali in cui veniva offerto lavoro ai disoccupati.

Nel novembre di quell’ anno si svolsero le elezioni e venne eletto Presidente della Repubblica Carlo Luigi Bonaparte, nipote di Napoleone.

Ne l 1851 egli fece un colpo di stato e si autoproclamò imperatore con il titolo di Napoleone III.

Sotto di lui ci fu un forte sviluppo industriale ed economico e si assistette alla seconda Rivoluzione industriale, il cui simbolo divenne l’ acciaio, tanto che nel 1889 come simbolo di Parigi venne costruita la Tour Eiffel.

Ci furono numerose scoperte scientifiche, come ad esempio la pellicola cinematografica, ideata da Edison. Tali scoperte scientifiche portarono alla nascita di una nuova visione filosofica e di pensiero il Positivismo, teoria che si basa sulla cieca fiducia delle capacità umane per il progresso medico, scientifico, industriale e secondo la quale il progresso che si stava diffondendo poteva portare ad avvalersi nel quotidiano di beni e servizi capaci di migliorare il tenore di vita della popolazione.

Durante tutto il 1800 cresce il dibattito tra gli intellettuali su nuove forme politiche, più adatte alla rapida evoluzione industriale ed alcuni pensatori teorizza rono un modello diverso di società , modelli che presero il nome di socialismo e comunismo.

Nel 1848 Karl Marx, un filosofo tedesco di origine ebraica, pubblica il «Manifesto del partito comunista, che incita gli operai a unirsi contro il capitalismo, a ribellarsi e ad insorgere contro i padroni. Marx sosteneva che il suo modello comunista si basava su leggi scientifiche; la sua teoria viene poi approfondita nel libro Il Capitale, nel quale analizza il lavoro, il proletariato, il capitalista con un metodo più scientifico (non basato su opinioni, ma su osservazione e dati precisi) . Tra le altre cose sostiene che la proprietà privata è un furto non giustificabile. Queste idee trovano seguito anche tra gli intellettuali e i lavoratori francesi.

Durante la rivoluzione industriale un grande numero di abitanti si trasferì dalle città alle campagne, le donne affiancarono gli uomini nei lavori in fabbrica ed esse si resero conto di avere dei bisogni e delle esigenze precise, che non venivano rispettate.

Nascono in quell’epoca due movimenti femministi diversi, il movimento femminista liberale, che chiedeva eguali diritti tra gli uomini e le donne , pur mantenendo la società così come era, mentre il secondo il movimento femminista socialista, voleva la liberazione della donna attraverso la trasformazione della società.

Le femministe socialiste, guidate da Flora Tristan (zia del pittore Gauguin), fondarono la prima rivista femminista “La Femme libre”, in cui veniva ricordato come l’ emancipa zione dei lavoratori fosse irrealizzabile se non fosse accompagnata dall’emancipazione delle donne, che la rivendicazione dei diritti dei lavoratori andava fatta attraverso l’ unione dei lavoratori uomini e delle lavoratrici donne, le quali però devono liberarsi dal peso della famiglia.

Le rivendicazioni di questo femminismo (diritto al voto, diritto al divorzio, rivendicazioni salariali e sociali … ) furono esaudite nel 1871 con il programma della Comune di Parigi. Infatti, la sconfitta di Sedan segnò la fine del regno di Napoleone III, ci furono in Francia forti tensioni sociali e una grande instabilità politica e la notizia della prigionia di Napoleone III a Parigi portò alla proclamazione  della Repubblica.

Il popolo cittadino insorse e dette vita alla Comune, che ebbe vita breve, durò solo due mesi, ma che tramite il Consiglio generale, eletto con un suffragio universale, emise immediatamente dei provvedimenti a favore dei ceti popolari: la giornata lavorativa venne ridotta a 10 ore, le fabbriche che risultavano abbandonate dai proprietari, vennero affidate alla gestione di associazioni operae.

In questo periodo nasce L’Unione delle donne per la difesa di Parigi, che dette un contributo fondamentale all’interno  della Comune, per l’emancipazione della donna e di tutti i proletari.

Nel 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale e le donne francesi dovettero sostituire tutti quegli uomini partiti per il fronte e dimostrarono in quei momenti come il loro lavoro fosse prezioso. Fondamentale la testimonianza di André-Pierre Citroen, che costretto dallo Stato a trasformare la sua fabbrica di automobili in fabbrica di munizioni, non avendo lavoratori uomini chiamò le donne e si rese conto delle capacità femminile, di quanto minuzioso fosse il loro lavoro, soprattutto nelle opere manuali, al punto che decise alla fine della guerra di continuare ad utilizzare in fabbrica la manodopera femminile, modificando anche le condizioni lavorative.

In Francia il diritto di voto alle donne è stato riconosciuto solo nel 1944, grazie all’ordinanza del Generale De Gaulle che stabilì che le donne sono elettrici ed eleggibili al pari degli uomini.

Il movimento femminista è nato quindi con la Rivoluzione Francese, ma si è dovuto attendere fino a tutto il XX secolo affinché alle donne venissero riconosciuti quei diritti, teorizzati nel 1789, anche se ancor oggi non si può definire raggiunto il diritto di uguaglianza. Oggi infatti esistono in Francia, come in tutto il mondo delle disuguag lianze sostanziali tra uomini e donne; quest ‘ ultime , infa tti, sono discriminate nella loro veste di madre, come lavo ratrici, soprattutto nei posti di responsabilità.

Sicuramente le cose negli anni sono cambiate, e dobbiamo ringraziare tutte quelle donne, che dai tempi della Rivoluzione Francese, si sono battute ed in alcuni casi hanno perso anche la loro vita, per fa sì che le donne fossero considerate e trattate alla stregua degli uomini, ma siamo ancora molto lontani dal punto in cui dovremmo arrivare.

PER CHI VOLESSE APPROFONDIRE; SI CONSIGLIA LA SEGUENTE BIBLIOGRAFIA:

Les Femmes et la Révolution, 1789-1794, di P.M. Duhet, Julliard, Paris 1971.

Citoyennes tricoteuses. Les femmes du peuple à Paris pendant la Révolution française, di D. Godineau, Alinéa, Alex-en Provence, 1988.

Histoire du féminisme français du moyen ge à nos jours, , di M. Albistur-D. Armogathe, Editions des femmes, Paris. 1977.

Il primo femminismo (1791-1834), di A. Rossi Daria, Unicopli, Milano 1993.

E. Scaramuzza (a c. di) , Politica e amicizia. Relazioni, conflitti e differenze di genere(l 860-1915), Franco Angeli, Milano 2010.

G. Duby, M. Perrot (a c. di), Storia delle donne. L’ Ottocento, Laterza, Bari 2007.

Buttafuoco, Straniere in Patria. Temi e momenti dell’emancipazione femminile italiana dalle Repubbliche giacobine al fascismo, in A.M. Crispino (a e di), Esperienza storica femminile nell’e tà moderna e contemporanea, Atti del seminario, UDI, Roma 1988 , pp. 9 1-124 .

(*) Dipartimento Studi Umanistici
Università degli Studi di Napoli “FEDERICO II”