Mani in tasca e gambe larghe

Mani in tasca e gambe larghe

di Vincenzo Andraous

Stavo camminando sopra pensiero per le vie della città, quando un gruppetto di giovanissimi si parano davanti a un signore, chiedendogli una siga.

Portate pazienza ma ho smesso di fumare, mi spiace. La risposta buttata lì malamente: ma vai a quel paese, e passando oltre gli rifilano una spallatina, tanto per non farsi mancare niente.

Non è accaduto nulla di grave, non occorre fare paternali o esagerare il fatterello, ma forse è il caso di sottolineare come la maleducazione e la mancanza di rispetto siano diventate corrosioni importanti della nostra società.

Mentre i nostri eroi si allontanano, mi sono fermato a osservarli, mani in tasca e gambe larghe, occupano tutto il marciapiede, come a significare che qui  passiamo prima noi e dopo voi.

Mi ricordano un’altra epoca, un’altra era, un altro momento incendiato e fortunatamente scomparso, ma come in questo caso, spesso foriero di cattivi incontri e somme importanti da pagare, perché volenti o non volenti, i dazi prima o poi si pagano e come.

A volte proprio con un comportamento sgrammaticato di educazione, con un atteggiamento sgangherato si incorre in inciampi e cadute rovinose, a volte, certo, non sempre, ma a volte accade di fare i conti con l’ostacolo insormontabile, quello che ti mette a nudo, ti spoglia di ogni presunzione, arroganza, aggressività, e qualche volta si rimane lì in ginocchio, con l’unica risposta il silenzio.

Non bisogna esagerare, farla tanto grave, è vero, ma la maleducazione non conosce fermata né limite da osservare, dunque può diventare veicolo non programmato per collisioni imminenti, spesso non contemplate nel proprio modo di vivere.

Persisto a guardarli mentre si smanazzano a vicenda, tra risate e gridolini, ai miei occhi appaiono come gli adolescenti che conosco, come l’adolescente che sono stato io, come un adolescente abituato a fare da sé, perché a suo modo di vedere, fa per tre.

Sono questi piccoli incontri ravvicinati che rafforzano in me il valore del rispetto, il più potente agente educativo. Il rispetto per noi stessi, senza, non si ha rispetto neppure degli altri.

Ciò significa non cedere mai alla tentazione della prevaricazione, dell’usare il prossimo.

Mani in tasca e gambe larghe ora sono lontani, ho l’impressione che il tempo saprà dare le risposte che ognuno di noi ricerca, il tempo con i suoi abiti sdruciti, consumati, ma con l’autorevolezza che possiede il grande educatore, il grande dottore, quando ci insegna ad avere cura di noi stessi, a fare manutenzione quotidiana degli anni che abbiamo tra le dita, così pure degli anni che passano, perché come ha detto qualcuno non ritornano.     Â