A. Vitali, Il metodo del dottor Fonseca

Andrea Vitali tra i misteri della vita

di Antonio Stanca

   Nato a Bellano, in provincia di Lecco, nel 1956 Andrea Vitali ha sessantasei anni. A Bellano vive e qui ha svolto la professione di medico fino al 2008 quando ha cominciato a dedicarsi completamente alla scrittura narrativa. Scriverà molti romanzi, avrà molti riconoscimenti e molto tradotto sarà. Piaceranno delle sue opere l’ambientazione, che generalmente è quella dei paesi che, come Bellano, stanno intorno al lago di Como, la lingua semplice, scorrevole, vicina al parlato, e la capacità di muovere da circostanze comuni e giungere a situazioni complicate, difficili se non impossibili da risolvere. Quotidiana è la vita che Vitali rappresenta, normali i suoi personaggi, in modo chiaro scrive eppure succede che tanta facilità giunga a complicarsi a volte in modo drammatico, tragico. Vitali crede così di poter muovere un’accusa, di protestare contro un tipo di vita, di società come quella attuale dove basta una svista, una distrazione per trovarsi in un problema senza fine. Essendo diventato, quello moderno, un ambiente fatto di regole ben determinate, di sistemi di alta precisione, è sufficiente sbagliare una volta per rimanere senza via d’uscita. Questo è il senso, ha dichiarato lo scrittore, di quegli oscuri intrighi che si verificano nelle sue narrazioni, che richiedono tanto tempo, tanto lavoro per essere risolti quando non rimangono senza soluzione.

   Oggi bisogna stare attenti se non si vuole finire male. In verità è così e questo spiega il cruccio, il rimorso di tanti personaggi del Vitali che, una volta finiti nei guai, aspirano a tornare alla semplicità, alla spontaneità della loro prima condizione. Anche in quest’ultimo romanzo intitolato Il metodo del dottor Fonseca, al quale l’anno scorso Mondadori Libri ha dedicato un’edizione speciale su licenza Einaudi, il protagonista, un ispettore di polizia, non vede l’ora di rientrare nella sua città, nel suo ufficio se non addirittura di lasciare anche questo per una vita più serena, più tranquilla. Lo farà dopo aver svolto il compito che gli è stato assegnato.

   Doveva condurre un’indagine circa l’omicidio di una ragazza avvenuto a poca distanza dalla città dove aveva sede l’Ufficio di polizia. Era un paese compreso, come tanti altri, tra monti e boschi, si chiamava Spatz. Al momento dell’incarico all’ispettore era stato detto che si trattava di un’azione formale, limitata a registrare l’accaduto visto che si conosceva anche il colpevole, cioè il fratello della vittima, un minorato mentale che viveva con lei in una casa di campagna dopo la morte dei genitori. Una semplice verifica di quanto successo doveva fare quell’ispettore che, quindi, si avvia alla volta di Spatz con una macchina in difficoltà anche a causa della strada di montagna che percorre. Arrivato sul posto troverà poche case, poche persone, una locanda dove mangiare e dormire, un medico che si fa vedere ogni tanto, una guardia distrettuale, un postino e qualcun altro che scoprirà col tempo e che invece di chiarirgli, spiegargli l’accaduto lo complicherà fino a farlo diventare difficile da capire. Innanzitutto quel fratello che si pensava avesse ucciso la sorella non era stato ancora arrestato, era latitante, e ogni volta che l’ispettore cercava di sapere, di informarsi di lui e di altri aspetti del caso, si trovava con discorsi che li evitavano o li confondevano. Neanche i luoghi del delitto gli saranno di aiuto e solo un piccolissimo diario della ragazza uccisa gli suggerirà qualche via da seguire. Non una registrazione ma un’indagine vera e propria doveva compiere e lo farà. Pur tra problemi e ostacoli di ogni genere, tra sogni, incubi, visioni, telepatie, riuscirà a scoprire la verità. Era stata una vicenda molto complicata, aveva coinvolto non solo le poche persone del posto ma anche alcuni medici di una clinica speciale che sorgeva a poca distanza da Spatz. L’assassino non era stato il fratello della vittima e questa rientrava in una serie di omicidi. Aveva creduto di non farcela l’ispettore tanto ampio e intricato era diventato il problema, aveva rischiato la vita ma era riuscito.

    Ancora una volta Vitali fa assistere ad un caso che diventa sempre più difficile, alle paurose verità, alle complicazioni, ai misteri che lo compongono ed infine alla sua spiegazione. Così riesce a creare una situazione sempre sospesa, a coinvolgere il lettore, incuriosirlo, sorprenderlo: è la sua maniera di essere scrittore!