Infanzia e adolescenza: le linee guida AICS

Infanzia e adolescenza: le linee guida AICS

di Margherita Marzario

Abstract: Nel contributo si tracciano alcuni spunti per guidare adulti e istituzioni nelle loro responsabilità verso bambini e ragazzi

Nel giugno 2021 l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS, agenzia che ha iniziato ad operare nel gennaio del 2016 per allineare l’Italia ai principali partner europei e internazionali nell’impegno per lo sviluppo) ha emanato le nuove “Linee guida sull’infanzia e l’adolescenza”. Le Linee guida – rivolte ai cooperatori per l’adozione di adeguate politiche -, per quanto non siano un testo prescrittivo danno nuova linfa alla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e al diritto minorile in generale e offrono indicazioni ai genitori e a tutti coloro che si rapportano con l’infanzia e l’adolescenza (ovvero a tutto il sistema “child safeguarding”) affinché possano fare da guida a bambini e ragazzi. È interessante leggere e commentare alcuni passaggi.

Una delle previsioni più significative delle Linee guida è la seguente: “Inserire nell’ambito dell’educazione formale e non formale percorsi di educazione all’espressività emotiva e alla life skills allo scopo di stimolare nei minori lo sviluppo di competenze per la risoluzione non violenta dei conflitti interpersonali e sociali” (dal punto 4.1.3 delle Linee guida). Educare è pure educare alle emozioni, al dolore, alle crisi, perché attraversando (e non evitando) le emozioni, il dolore, le crisi, ci si conosce, si cresce, si diventa la persona che si è, si raggiunge il proprio benessere e si sviluppa la propria personalità, come spiegato dalla formatrice Silvia Iaccarino: “Il bambino vivrà continue separazioni nel corso della sua vita ed ha bisogno di imparare a gestirle, sapendo di poter contare sul supporto empatico degli adulti: “Sei triste, ti capisco…Anche io vorrei giocare con te invece che andare al lavoro…Ci vedremo più tardi e faremo un bel giro al parchetto“. Come dice la seguente citazione a cura del Gottman Institute: “Spesso aiuta di più ascoltare la tristezza piuttosto che cercare di alleviarla”. Accogliere il pianto del bambino, o qualsiasi altro modo attraverso cui egli comunica il suo stato emotivo, è importante affinché egli possa “digerire” le sue emozioni. Come dice C. Pavese: «Non ci si libera di una cosa evitandola, ma solo attraversandola». È solo esprimendo ed attraversando la propria emozione che il bambinopuò andare oltre. Per fare ciò in modo equilibrato e sano, c’è bisogno di adulti che ascoltino e contengano il vissuto del bambino, facendogli sentire di essere riconosciuto e compreso e che non è da solo a maneggiare le sue emozioni. In questo modo lo si rassicura sul fatto che c’è qualcuno di affidabile il quale può farsi contenitore e che sa reggere il carico di tale vissuto, comunicando al piccolo che è normale ciò che prova e che, un po’ per volta, andrà meglio”.

I bambini hanno bisogno e fanno richiesta di storie, racconti, narrazioni: “Le storie sono per gli esseri umani ciò che l’acqua è per i pesci, cioè vi sono immersi ma è un fatto impalpabile. Mentre il nostro corpo rimane ancorato a un punto specifico dello spazio-tempo, la nostra mente è sempre libera di vagare in mondi immaginari. E lo fa in continuazione!” (da “L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso umani” dello statunitense Jonathan Gottschall). E per questo occorre “Favorire lo sviluppo della personalità del minore, il pieno sviluppo delle sue facoltà e delle sue capacità psico-sociali, emozionali, attitudinali e in generale delle sue potenzialità, sostenendolo in base ai suoi bisogni individuali e assicurando che possa imparare insieme agli altri” (dal punto 4.3 delle Linee guida). In queste parole il bambino è considerato nella sua interezza, quale complesso di facoltà, capacità, potenzialità, bisogni e insieme agli altri, considerazione spesso inesistente in famiglia e nella scuola, come si è verificato pure durante la pandemia da Covid-19.

“Come l’albero, l’uomo cresce. Come l’uomo, anche l’albero è sradicato […]. Come l’albero, l’uomo aspira verso l’alto” (il poeta israeliano Natan Zach). Ogni uomo è un albero con radici, un albatro con ali, un’alba con aspettative, un album con pagine. Ancor di più un bambino. “L’“Early Childhood” si può considerare – adottando la definizione dell’UNESCO – come il periodo della vita che si estende dal concepimento fino all’età di circa 8 anni, una fase cruciale di crescita durante la quale lo sviluppo del cervello raggiunge il suo apice (l’80% si sviluppa entro i primi 3 anni), secondo un processo integrato e influenzato da un’ampia varietà di determinanti (individuali, ambientali e relazionali) che intervengono in tempi e contesti diversi. L’“Early Childhood Development” fa riferimento pertanto allo sviluppo fisico, cognitivo, linguistico e socio-emozionale di un bambino dallo stadio prenatale all’età di circa otto anni” (dal punto 4.4.1 delle Linee guida).

I bambini hanno bisogno di autenticità. “La rappresentazione mediatica dei minori e dei loro bisogni specifici nell’ambito dei progetti di cooperazione allo sviluppo richiede pertanto una particolare attenzione: se da un lato è evidente che le immagini, ferme e in movimento, rivestono un’enorme importanza nel comunicare, in quanto possono creare empatia, suscitare o modificare la comprensione e motivare l’azione, dall’altro occorre sviluppare una profonda consapevolezza e il massimo senso di responsabilità sia verso i protagonisti che verso il pubblico destinatario. Per questo motivo è fondamentale fornire immagini e storie che siano, sì, autentiche, ma che allo stesso tempo rispettino e proteggano i minori, le famiglie e le comunità coinvolte” (dal punto n. 4.9 “Comunicazione” delle Linee guida). Quando dicono che i bambini “tanto non capiscono, non ricordano” o altro, bisogna ricordare o rispondere che sono gli unici che colgono l’autenticità e ne sono attratti fin quando qualcuno li distoglie e propone loro gli specchietti per allodole, quindi gli adulti dovrebbero rivelare più coraggio, consapevolezza e coerenza, ovvero adultità e responsabilità.

I genitori tengono a cuore la salute dei figli ma dimenticano che possono traumatizzarli, consapevolmente o meno, con quello che fanno o non fanno: scelte, traslochi, mancanza di ascolto e di attenzione. I figli serbano memoria di tutto, sin dalla vita uterina, per cui possono poi manifestare o sviluppare disturbi o patologie come reazioni a quanto subìto. “[…] molti ricercatori hanno dimostrato come i bambini, già alla nascita, siano degli esseri umani consapevoli, nonostante la loro “immaturità fisica”, ed in grado di fare piena esperienza della realtà che li circonda in modo sorprendentemente preciso. In particolare, David Chamberlain nel suo libro “I bambini ricordano la nascita” (ed. Bonomi) documenta, attraverso numerosi resoconti a due voci (mamma e figlio) raccolti in ipnosi, la precisione dei ricordi riguardanti la nascita. Alla nascita, madri e figli fanno diverse esperienze insieme (il parto, gli incontri in ospedale ed il ritorno a casa, etc). Le narrazioni di tali episodi da parte delle madri e dei figli possiedono una coerenza impressionante, tale da escludere invenzione o fantasticheria. Chiaramente i loro racconti portano punti di vista diversi, come è ovvio che sia, ma i fatti coincidono in modo sorprendente” (la formatrice Silvia Iaccarino). I genitori non devono solo tutelare la salute dei figli ma dare loro anche un futuro di salute. “La salute non dipende solo dall’assenza di agenti biologici che provocano la malattia, ma è il risultato di un armonico, naturale e completo sviluppo dell’individuo in ogni aspetto della sua esistenza e in relazione all’ambiente che lo circonda, un bene che va curato e coltivato fin da prima del concepimento e durante tutto l’arco dell’esistenza” (definizione di salute nel punto 4.2 delle Linee guida).

A proposito di salute è determinante l’educazione sentimentale e sessuale ma, purtroppo, nei contesti familiari ci sono coppie basate su intimidazioni nella quotidianità e, poi, sull’intimità tra le pareti della camera da letto per risolvere i problemi o per soddisfare solo uno dei partner. Si manca di rispetto per se stessi e di coerenza nell’educazione nei confronti di eventuali figli. Coppia: un gioco delle parti tra dominare, domare, donare. Vita di coppia: cercare, tra alti e bassi, l’equilibrio e non scendere a compromessi. Nelle “Linee guida sull’infanzia e l’adolescenza” si parla di “educazione all’affettività e alla sessualità” e di “educazione sessuale consapevole”, locuzioni più opportune e efficaci di quelle comunemente usate.

“Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità rientrano nella gender based violence [violenza basata sul genere] tutte le forme di violenza e abuso contro l’infanzia, che si articolano in base al sesso biologico e all’identità di genere, comprese le mutilazioni genitali femminili, l’infanticidio, i delitti d’onore, gli attacchi con l’acido, i matrimoni e le gravidanze precoci ([…]), il gavage, ovvero la nutrizione forzata delle bambine per renderle attraenti agli occhi dei futuri mariti, e la prostituzione minorile” (dal punto 4.1.3 “Gender based violence” delle Linee guida). Bisogna fare attenzione che alcune abitudini o pratiche o mode invalse nelle famiglie occidentali o tradizionali possono violare l’integrità psicofisica delle bambine, per esempio scegliendo abbigliamento inidoneo per le bambine già con trasparenze o scarpe con tacchi, usando linguaggio volgare, avendo relazioni sentimentali e rapporti sessuali fugaci, facendo stare a lungo le bambine nel lettone tra mamma e papà e fin troppo in intimità e così di seguito.

Accanto alla famiglia si pone la scuola, altro luogo di vita di bambini e ragazzi in cui costruiscono la loro identità, la loro memoria, la loro storia. Il maestro Alberto Manzi, il cosiddetto “maestro televisivo degli anni ‘60”, era solito scrivere una lettera agli alunni della quinta elementare: “Non rinunciate mai, per nessun motivo, ad essere voi stessi […]. Andate avanti serenamente, con l’affetto verso tutte le cose e gli animali e le genti, con onestà, onestà e ancora onestà, perché questa è la cosa che manca oggi nel mondo e voi dovete ridarla, e intelligenza, e ancora e sempre intelligenza, il che significa prepararsi, il che significa riuscire sempre a comprendere, il che significa riuscire ad amare. Realizzate tutto ciò, ed io sarò sempre in voi, con voi” (parole che sono riecheggiate nella lettera di commiato di Pietro Carmina, professore di storia e filosofia, deceduto a dicembre 2021 nella tragedia di Ravanusa in Sicilia). Scuola: dare una suola adeguata ai passi di ogni bambino o ragazzo affinché faccia la sua strada per arrivare alla sua destinazione. Nel punto 4.3 rubricato “Educazione” delle Linee guida si parla, tra l’altro, di “Promuovere l’allineamento pedagogico fra scuola primaria e secondaria”.

Oltre a questi gradi d’istruzione, essenziale nel processo di crescita è la scuola dell’infanzia in cui il bambino è accompagnato a raggiungere l’abbiccì dei traguardi dell’infanzia: autonomia; benessere; conoscenze e competenze di base. È necessario perciò “Sostenere l’attuazione delle strategie e dei piani educativi nazionali, con speciale attenzione a: – Accesso gratuito ai servizi educativi di qualità per la prima infanzia (tra cui almeno un anno obbligatorio di scuola dell’infanzia) così da assicurare lo sviluppo delle capacità cognitive e psicosociali necessarie per l’inserimento nella scuola primaria e per formare le basi del futuro apprendimento” (dal punto 4. 3 “Educazione” delle Linee guida).

È importante che ogni bambino viva serenamente e pienamente la sua infanzia, i suoi fugaci anni, il calderone delle sue emozioni affinché non affiorino problemi o disturbi psicosociali di ogni sorta con l’avanzare dell’età: “Bisogna viverle le cose, anche quando ancora non le si sa raccontare. Altrimenti l’infanzia, cos’è?” (la scrittrice Laura Imai Messina). Si assiste sempre più spesso a giovani e meno giovani che fanno uso di sostanze psicotrope e stupefacenti anche senza apparenti problemi esistenziali ma procurandosi così problemi esistenziali. Eppure per emozionarsi, per rialzarsi, per sentirsi vivi bisognerebbe guardare un bambino nato pretermine che si aggrappa alla vita con ogni fibra del suo corpicino dalla pelle ancora trasparente o guardare quel barlume negli occhi smarriti di una persona affetta dal morbo di Alzheimer in cui, forse, si conserva la memoria del cuore. Qualsiasi dipendenza è un problema sociale perché c’è interdipendenza tra tutti, per cui occorre “Promuovere la nascita di associazioni e cooperative per il reinserimento lavorativo e il supporto sociale dei soggetti con disagio mentale e dipendenza, per il contrasto al negazionismo relativamente ai disordini mentali e di prevenzione della loro criminalizzazione” e “Rafforzare azioni per l’individuazione e la presa in carico del disagio da dipendenza nei minori” (dal punto 4.2.4 “Salute mentale” delle Linee guida).

Le suddette Linee guida rimarcano altre pubblicate in anni precedenti e in occorrenze diverse, per esempio nel 2019, in occasione del decimo anniversario dell’adozione delle “Guidelines for the alternative care of children” (“Linee Guida ONU sull’accoglienza dei bambini fuori dalla famiglia d’origine”), l’organizzazione internazionale privata “SOS Children’s Villages International” (“SOS Villaggi dei Bambini”, con sede in Austria) ha stilato un vademecum “You Have the Right to Care and Protection! The Guidelines for the Alternative Care of Children in Child and Youth Friendly Language”(“Hai il diritto di essere curato e protetto! Linee Guida per interventi di cura alternativi per i bambini, in un linguaggio accessibile per bambini e ragazzi”). La guida (sviluppata con la partecipazione di oltre 500 bambini di 26 paesi diversi) utilizza linguaggi e immagini accessibili, “friendly”, per informare i bambini e i ragazzi sul loro diritto a vivere in un ambiente familiare favorevole e spiega cosa deve accadere nel caso in cui non possano vivere con i genitori o siano a rischio di essere separati da loro. Il libello è coerente con il Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e con gli articoli 8 (diritto alle relazioni familiari) e 9 (diritto di mantenere relazioni personali e contatti diretti in modo regolare con entrambi i genitori). Nelle Linee guida delle Nazioni Unite si rimarca il diritto alla cura e alla protezione che è trascurato o calpestato da quei genitori troppo presi dai loro problemi di coppia, di lavoro o altro.

Questi atti scritti si rendono necessari perché uno degli articoli più negletti della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia è l’art. 42 che recita: “Gli Stati parti si impegnano a far conoscere diffusamente i principi e le norme della Convenzione, in modo attivo e adeguato, tanto agli adulti quanto ai fanciulli”.

Anche perché è dovere di tutti dare orientamento e consigli ai bambini e ai ragazzi (art. 5 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia), ovvero indicare loro l’oriente, la luce, la speranza, nuovi giorni, il futuro.