IO SONO PER UNA SCUOLA “INCLUSIVA”! E VOI?

IO SONO PER UNA SCUOLA “INCLUSIVA”! E VOI?

C’era una volta, tanto tempo fa, in un piccolo villaggio, la bottega di un falegname. Un giorno, durante l’assenza del padrone, tutti i suoi arnesi da lavoro tennero un gran consiglio.

La seduta fu lunga e animata, talvolta anche veemente. Si trattava di escludere dalla onorata comunità degli utensili un certo numero di membri.

Uno prese la parola: «Dobbiamo espellere nostra sorella Sega, perché morde e fa scricchiolare i denti. Ha il carattere più mordace della terra».

Un altro intervenne: «Non possiamo tenere fra noi nostra sorella Pialla: ha un carattere tagliente e pignolo, da spelacchiare tutto quello che tocca».

«Fratel Martello – protestò un altro – ha un caratteraccio pesante e violento. Lo definirei un picchiatore. È urtante il suo modo di ribattere continuamente e dà sui nervi a tutti. Escludiamolo!».

«E i Chiodi? Si può vivere con gente così pungente? Che se ne vadano anche Lima e Raspa. A vivere con loro è un attrito continuo. E cacciamo anche Cartavetro, la cui unica ragion d’essere sembra quella di graffiare il prossimo!».

Così discutevano, sempre più animosamente, gli attrezzi del falegname. Parlavano tutti insieme. Il martello voleva espellere la lima e la pialla, questi volevano a loro volta l’espulsione di chiodi e martello, e così via. Alla fine della seduta tutti avevano espulso tutti.

La riunione fu bruscamente interrotta dall’arrivo del falegname. Tutti gli utensili tacquero quando lo videro avvicinarsi al bancone di lavoro. L’uomo prese un asse e lo segò con la Sega mordace. Lo piallò con la Pialla che spela tutto quello che tocca. Sorella Ascia che ferisce crudelmente, sorella Raspa dalla lingua scabra, sorella Cartavetro che raschia e graffia entrarono in azione subito dopo.

Il falegname prese poi i fratelli Chiodi dal carattere pungente e il Martello che picchia e batte.

Si servì di tutti i suoi attrezzi di brutto carattere per fabbricare una culla. Una bellissima culla per accogliere un bambino che stava per nascere.

Per accogliere la Vita.

(L’occhio del Falegname, in Ferreri B., Cerchi nell’acqua, Editrice Elle Di Ci, Torino 1999, pp. 6 e 7)

 

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Avrò avuto al massimo dieci anni quando ascoltai per la prima volta questa storia. Qualche anno fa la proposi quale filo conduttore di un progetto in rete tra Istituzioni Scolastiche di II grado superiore.

Oggi, la propongo a tutti voi, colleghi e colleghe, come occasione di riflessione sull’aspetto in assoluto più mortificante che sta dietro allo svolgimento delle prove INVALSI: la considerazione riservata agli allievi con bisogni speciali, i cosiddetti “diversamente abili”, orientata nella direzione della loro esclusione o emarginazione. Allontanarli dalla classe durante lo svolgimento delle prove o somministrar loro una prova identica a quella altrui: sono queste le strategie proposte dopo decenni di sforzi in nome di una scuola integrante ed inclusiva!!!

Nella bottega del falegname, gli arnesi da lavoro discutono per stabilire chi tra loro debba essere escluso. Al termine della seduta tutti hanno escluso tutti.

L’improvviso ritorno del falegname, tuttavia, riabilita tutti indistintamente: ciascun arnese, ognuno dotato del carattere che più gli è proprio, viene reinserito e integrato all’interno di un processo di interazione e interdipendenza positiva, funzionale al conseguimento di un fine comune: la costruzione di una culla che dovrà accogliere la Vita.

L’azione del falegname, il suo servirsi indiscriminatamente di tutti gli arnesi che popolano il suo piccolo mondo, riassume attraverso un linguaggio metaforico il lavoro che, a mio parere, è chiamata a svolgere ogni realtà scolastica che voglia dirsi ‘inclusiva’: una realtà scolastica in cui, cioè, si riconoscano, si valorizzino e si integrino le diversità – siano esse fisiche, psichiche, cognitive, socio-affettive o di altra natura; una realtà scolastica in cui, conseguentemente, si operi nella direzione dell’uguaglianza sociale ed educativa, indispensabile affinché ciascun individuo sia capace di esercitare pienamente il diritto di cittadinanza. Diritto che onestamente non mi sembra esser garantito da chi ha pensato e voluto le prove INVALSI!

“Esercitare il diritto di essere cittadini”, infatti, significa mettere tutti – i normodotati e gli allievi in difficoltà – nella condizione di partecipare, secondo le proprie possibilità, alla vita sociale e di essere riconosciuti come “persone” nel contesto umano e civile. E si inizia proprio dalla e con la scuola!!!

Per questa ragione, se la disponibilità alla collaborazione da parte del personale docente dovesse essere tale da garantire lo svolgimento di tali prove, mi sembra doveroso e dignitoso “includere” anche gli allievi con bisogni speciali, somministrando loro “quiz” commisurati alle specifiche potenzialità.

Se la situazione dovesse evolvere in tal senso, io in primis e con me – mi sento di poter dire – tutti i colleghi impegnati ad operare nell’ambito della diversabilità offriremo il contributo che serve affinché tutti, escluso nessuno, abbiano le medesime opportunità formative ed educative.

 

 

 

Prof.ssa Maletta Maria Maddalena.

Coordinamento delle Scuole di Ferrara e provincia “La scuola è di tutti”