Quel cinque di maggio

Quel cinque di maggio

di Maurizio Tiriticco

…era primavera inoltrata! E noi poveri alunni stanchi e impotenti accasciati sui banchi! In attesa del suono della campanella liberatoria, pronti ad uscire dall’aula, a precipitarci per le scale e correre via da quell’orrendo posto dove per cinque ore cinque eravamo stati zitti e istupiditi ad ascoltare sonnolenti le paroleparoleparole… non di Mina, ma di un insegnante dopo l’altro! Uno ogni ora per cinque ore cinque! Pillole medicinali… e micidiali… che provocavano solo sonno, noia, torpore, languore, fantasie a volte, fughe oltre le pareti dell’aula… verso il cielo… verso la libertà!!!

Ma veniamo a noi! Chi di noi a scuola non è stato afflitto dal Cinque Maggio di Alessandro Manzoni? E chi se lo scorda? Ei fu siccome immobile… andava in automobile… così esorcizzavamo la magniloquenza manzoniana… dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all’ultima ora dell’uom fatale; né sa quando una simile orma di pie’ mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà…

Macchissenefregaaa!!! E’ morto! E allora? Pace all’anima sua! Ma allora… quando io stavo sui banchi… chi me l’avrebbe mai detto che poi… a distanza di anni… io, sì proprio io da una cattedra… sì ex cathedra… avrei dovuto declamare quei versi… io… a propinare quel sonnifero… a dei poveri ragazzi… colpevoli soltanto… di avere scelto di studiare oltre i nefasti anni obbligatori? Consapevole che poi sarebbe toccata loro anche “la morte di Ermengarda”! “Sparsa le trecce morbide sull’affannoso petto, lenta le palme, e rorida di morte il bianco aspetto, giace la pia, col tremolo sguardo cercando il ciel…”. E, a seguire… “Soffermati sull’arida sponda, volti i guardi al varcato Ticino…”.

Ma ora la butto sul serio! Perché Napoleone Bonaparte, il Grande Corso, in verità merita di essere ricordato come si deve! Perché ne aveva fatte fin troppe! Una vita ricchissima! Amori, tradimenti, battaglie, vittorie, sconfitte! Non poteva uscirne indenne! E così, se ne andò… in vecchiaia… si fa per dire… perché, quando fu relegato a Sant’Elena nel 1815 dopo la sconfitta di Waterloo, aveva appena 46 anni!!! Un giovanotto!!! Oggi!!! Ma un anziano un po’ malandato per quei tempi! In effetti soffriva di forti dolori allo stomaco a causa di quello che poi si rivelerà un tumore che lo porterà alla morte… sei anni dopo, in quel fatidico 5 maggio del1821.

La notizia della… augusta dipartita giunse in Europa solo alcuni mesi dopo. Non c’erano né telefono né radio! Per non dire dei giornali! Rarissimi! Il primo numero del primo quotidiano italiano, un foglio di 21 centimetri per 15, il “Diario Notizioso”, era uscito a Napoli il 10 agosto del 1759.A Napoli, sì, dove regnavano i Borbone! Una grande dinastia! Perché Napoli allora, dopo Parigi e Londra, era la Terza Città d’Europa! Ma un secolo dopo, nel 1860 l’intero SudItalia fu annesso al nuovo Regno Sabaudo! Ed ebbe inizio la “questione meridionale”, il declino di un grande ex regno! E Roma? Allora era soltanto un paesucolo distribuito sui Sette Colli storici, di cui il più celebre era il Quirinale, dedicato dai Romani appunto al Dio Quirino, identificato conRomolo, il primo re di Roma. E il Quirinale solo molto più tardi divenne Sede Pontificia! Quando, a partire dal 1583,ebbe inizio la costruzione del Palazzo, appunto, del Quirinale, concepito come residenza estiva del Papa Gregorio XIII che, a sue spese, volle un luogo di riposo diverso dal Palazzo Vaticano o dal Palazzo Laterano, in effetti ambedue schiacciati sul livello umidiccio del Tevere… e pieni di zanzare…

Ma il Quirinale fu residenza estiva papale solo fino alla storica Breccia di Porta Pia! Era il 20 settembre del 1870! Quando il povero Pio IX fu costretto a sgombrare da uno dei Colli più alti di Roma per cedere il posto regale a Vittorio Emanuele II, il “Re Galantuomo”! Ma, secondo i malevoli, galantuomo solo “dalla cintola in su”, stando ai suoi insaziabili appetiti sessuali. Tutti soddisfatti in una bella villa costruita sulla Via Nomentana in Roma, a partire dal 1874, per la “bella Rosina”, al secolo Rosa Teresa Vercellana, moglie morganatica di Vittorio Emanuele II, contessa di Mirafiori e Fontanafredda. La villa è oggi una delle sedi della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma.

Pio IX, sfrattato dal Quirinale, si ritirò nel Palazzo delVaticano. E i cattolici apostolici romani erano incavolati come non mai! Monsignor Antonelli, Cardinale di Santa Romana Chiesa e Segretario di Stato di un Pontefice ormai sovrano del solo Vaticano, scriveva che «Vittorio Emanuele ha commesso un attentato di fronte al quale era rifuggito lo stesso Mazzini, allorquando nel 1848 aveva proclamato la sua Repubblica Romana». Comunque il Regno d’Italia non aveva alcuna intenzione di “fare la guerra” al Papa e con la “legge della Guarentigie” – 13 marzo 1871 – varò un insieme di provvedimenti con cui garantì al Papa il libero esercizio del potere spirituale, l’inviolabilità e l’immunità dei luoghi dove risiedeva, nonché il diritto di ricevere ambasciatori e di accreditarsi presso i Paesi stranieri. In effetti, com’è noto, solo con i cosiddetti Patti Lateranensi sottoscritti tra il Regno d’Italia (Governo Mussolini) e la Santa Sede l’11 febbraio del 1929, fu firmata “una pacedefinitiva”! I Patti, dopo la caduta della Monarchia Sabauda e del Fascismo e l’avvento della Repubblica, furono recepiti nella nostra Carta Costituzionale Repubblicana. Con la fiera opposizione di tanti onorevoli laici nonché “mangiapreti”! E fu recepita anche grazie ad un appassionato discorso che Palmiro Togliatti, Segretario del Partito Comunista Italiano – e noto divoratore di bambini – tenne all’Assemblea Costituente il 25 marzo 1947. Ne consiglio vivamente la lettura!

Ma torniamo a Pio IX! Pare che abbia abbandonato la sua reggia scagliando un terribile anatema su tutti gli usurpatori che vi si sarebbero istallati. Fu forse per questo che, dopo la cacciata del Papa Re, Vittorio Emanuele II evitò di farsi vedere a Roma prima del dicembre 1870, e solo quando la capitale fu vittima della peggiore inondazione della sua storia! Perché di fatto il Re si vide costretto a recarsi in visita alla popolazione colpita. E una zingara incavolata,vedendolo passare, gli predisse che sarebbe morto al Quirinale. E così fu, qualche anno dopo, esattamente il 9 gennaio 1878. Ma la maledizione sembrò estendersi a tutti gli esponenti di Casa Savoia: suo figlio Umberto cadde sotto i colpi dell’anarchico Bresci; era il 29 luglio del 1990. E suo nipote Vittorio Emanuele III finì i suoi giorni nell’esilio di Alessandria d’Egitto, dopo aver assistito al disfacimento della monarchia. E il successore, suo figlio Umberto, fu un re che svolse le sue funzioni regali solo dal 9 maggio al 18 giugno del 1946. Com’è noto, nel referendum del 2 giugno di quell’anno il popolo italiano optò in favore della Repubblica.

Ma qui mi fermo! Avrebbe inizio un’altra storia!