Nuove classi, scontro aperto sindacati-ministero

da ItaliaOggi

Nuove classi, scontro aperto sindacati-ministero

Carlo Forte

È scontro aperto tra i sindacati e il ministero dell’istruzione sulla questione delle nuove classi di concorso. Le critiche delle organizzazioni sindacali si appuntano sul metodo e sul merito. Sul metodo, per la scelta di regolare le nuove classi di concorso con un semplice decreto ministeriale. E sul merito perché la scelta di ridurre fortemente il numero delle classi di concorso e di modificare i titoli di accesso preclude a un alto numero di docenti precari la possibilità di continuare a lavorare. É quanto è emerso nell’incontro che si è tenuto ieri a viale Trastevere tra i rappresentanti dei sindacati della scuola, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams e dell’amministrazione scolastica. Incontro in cui le posizioni sono rimaste distanti e, quindi, le parti si sono date appuntamento a giovedì prossimo per discutere ancora. Quanto alle critiche di metodo, le rappresentanze sindacali contestano la scelta del ministro procedere alla riscrittura delle classi di concorso utilizzando la via del decreto ministeriale. E quindi bypassando tutte le consultazioni previste, invece, quando si sceglie la strada del regolamento. L’opzione adottata da viale Trastevere, infatti, riduce di molto i tempi della procedura. E ciò ha precluso alle associazioni professionali e ai sindacati di far sentire la loro voce anche in sede parlamentare. A differenza del decreto del Presidente della Repubblica, che ha un iter procedimentale che comprende anche l’acquisizione del parere delle commissioni parlamentari, il decreto ministeriale, infatti, viene emanato ad esito di un mero procedimento amministrativo. Che non comprende tutte queste fasi di consultazione. Secondo il ministero, però, la scelta sarebbe legittima. Perché l’adozione dello strumento del decreto del Presidente della Repubblica non sarebbe più necessaria. L’articolo 64 del decreto legge 112/2008, che lo prevedeva, vincolava tale scelta ad economie di spesa da raggiungere che, secondo il ministero dell’istruzione sarebbero già state raggiunte. Peraltro per effetto di legge ordinaria. E cioè con l’art.14 commi 17-21 del decreto legge 95/2012. Vale a dire, attraverso la ricollocazione dei docenti in esubero tramite passaggi di cattedra e di ruolo della durata di un anno ( utilizzazioni) disposte sulla base del possesso del mero titolo di studio anche senza abilitazione. E anche tramite la ricollocazione dei docenti inidonei nei ruoli del personale Ata. Pertanto l’amministrazione avrebbe pieno titolo ad agire con decreto, giovandosi della facoltà prevista dall’articolo 405 del decreto legislativo 297/94. Nel merito, invece, il nervo scoperto è rappresentato in primo luogo dalla sconvolgimento che avverrebbe all’interno delle graduatorie a esaurimento e nelle graduatoria di istituto. Ciò deriverebbe dal fatto che non tutti i docenti precari potrebbero continuare a vantare il diritto di insegnare nelle nuove classi di concorso. Perché queste ultime sarebbe state concepite per i nuovi titoli di accesso che saranno rilasciati quando la riforma del reclutamento andrà a regime