TFA speciali e nuove classi di concorso

TFA speciali e nuove classi di concorso: l’improvvisa sterzata del Miur non porta nulla di buono. Alla scuola e ai suoi lavoratori.

 

 

Se il buongiorno si vede dal mattino, quello avviato dal Ministero dell’Istruzione con i sindacati della scuola su dei temi importanti, come l’avvio dei Tfa speciali e il rinnovo delle classi di concorso, non prelude a nulla di buono: i Tfa riservati al personale precario, infatti, sembrano essere posticipati di almeno un anno rispetto alla iniziale tabella di marcia stilata dallo stesso Ministero. Che avrebbe dovuto portare gli idonei ai corsi abilitanti alla partecipazione del nuovo concorso a cattedra. Inoltre, le nuove classi di concorso, che tanto tempo hanno fatto attendere, sembrano ora destinate ad essere approvate attraverso un decreto unilaterale e illegittimo firmato dal Ministro Profumo.

 

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, quelli che il Ministero vuole approvare “sono due provvedimenti che non fanno bene alla scuola italiana. Il primo, perché rimanda di un ulteriore anno le aspettative di abilitazione formulate da tantissimi precari della scuola con almeno 360 giorni di servizio alle spalle. Una quota minima, peraltro, che sempre questo Miur sembrava intenzionato a portare a tre annualità di servizio. Puntando, in questo modo, a ridurre il numero di partecipanti. Ma dimenticando anche di dare seguito alle parti del decreto legislativo 297/94, che indicano nei 360 giorni di supplenze svolte l’unica soglia per accedere ai Tfa riservati. Come del resto già attuato nel 1999 e nel 2004”.

 

Ma anche il secondo provvedimento annunciato da Profumo ai sindacati, il rinnovo frettoloso delle classi di concorso, cozza con il mancato rispetto delle regole: “per ridefinire importanti cambiamenti, per lavoratori della scuola e studenti, come quello che vorrebbe apportare il Ministero dell’Istruzione – continua Pacifico – occorre infatti coinvolgere necessariamente le commissioni parlamentari. Vale la pena ricordare al Miur che aggirare quest’obbligo normativo, approfittando del particolare momento storico, a pochi giorni dalla mancata proroga del Cnpi e a poche settimane dalle elezioni politiche di fine febbraio, architettando l’approvazione di un improbabile decreto ministeriale, aprirebbe le porte ad un sicuro contenzioso”.