da Il Sole 24 Ore
I nodi del precariato e del contratto. Il ministro Patrizio Bianchi: non c’è nessuna intenzione di smantellare la scuola pubblica, nè di fare fare tagli
di Redazione Scuola
A pochi giorni dalla fine di un anno scolastico che, anche se con le mascherine in classe, è stato tutto e sempre praticamente in presenza, la scuola italiana il 30 maggio si è fermata. Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief, ovvero le maggiori sigle sindacali del comparto, hanno proclamato una giornata di sciopero generale che – stando ai primi dati – avrebbe portato ad una adesione di circa il 12% da parte dei lavoratori e flash mob ed iniziative in tante realtà. In Piazza Santi Apostoli, a Roma, dove sono arrivati pullman da tutta Italia, durante la manifestazione a cui non è stato concesso raggiungere Piazza Montecitorio, i docenti e il personale della scuola ha protestato contro il decreto legge 36 sul reclutamento, la mancanza di risorse per il comparto, le insufficienti soluzioni per risolvere il tema del precariato, i possibili tagli alla Carta del docente, la riduzione di quasi 12 mila cattedre.
Landini: provvedimenti sbagliati
Duro il segretario generale della Cgil Maurizio Landini arrivato stamane in piazza. «Lo sciopero di oggi non riguarda solo i lavoratori della scuola: i provvedimenti presi – dice – sono sbagliati: non si interviene per decreto su elementi che riguardano la contrattazione. Quando un governo fa un decreto, lo fa per non discutere, è un grave errore e una riduzione della democrazia. I cambiamenti si devono fare con chi lavora nella scuola, altrimenti è supponenza». «Sono previsti 11.600 tagli personale nei prossimi anni», fa notare Ivana Barbacci che guida la Cisl Scuola.