Quel 2 giugno del 1946

Quel 2 giugno del 1946!

di Maurizio Tiriticco

Avrei compiuto 18 anni il 14 luglio di quel 1946! Ero un ragazzo pensante! Riuscivo a coniugare la riflessione sui classici – le stimolazioni di un terzo liceo interessante e severo nonostante la guerra e la fame – con l’attenzione agli accadimenti del giorno dopo giorno. Ed erano accadimenti importanti. Il nostro Paese si stavarivoltando come un guanto… e il tutto in pochi mesi! Il 9 maggio Vittorio Emanuele III abdica in favore del figlio, il Principe Umberto, che già era Luogotenente del Regno fin dal giugno del ’44. In effetti l’abdicazione formale sarebbe dovuta avvenire solo dopo che il popolo si fosse pronunciato per mantenere la Monarchia o scegliere la Repubblica. In effetti le sorti della monarchia erano così compromesse – la fuga da Roma del Re e di tutta la sua corte ed il Governo l’8 settembre del 1943 dopo la proclamazione dell’armistizio e l’abbandono dell’”amato popolo italiano” nelle mani dei tedeschi – che Pippetto – così chiamato il Re per la sua bassa statura – aveva preferito uscire di scena, tentando così di rafforzare l’istituto monarchico. E poi ecco il 2 GIUGNO del 1946! Le prime elezioni politiche! Libere dopo tanti anni di dittatura fascista!

Vennero consegnate contemporaneamente agli elettori la scheda per la scelta fra Monarchia o Repubblica, il cosiddetto Referendum Istituzionale, e quella per l’elezione dei Deputati dell’Assemblea Costituente, a cui veniva affidato il compito di redigere la nuova Carta Costituzionale (come stabilito con il Decreto legislativo luogotenenziale n. 98 del 16 marzo). Il Paese necessitava di una nuova Costituzione, che sostituisse in via definitiva quello Statuto albertino che dal 1848 in poi non era mai riuscito a garantire la sovranità popolare – il Sovrano di fatto era pur sempre il Re – e non aveva evitato l’avvento della dittatura fascista! Statuto poi letteralmente stracciato dalla dittatura fascista!

Ma io non potevo votare! Non ero maggiorenne! Allora lo si diventava al compimento dei 21 anni di età. Eppure mi sentivo privato di un diritto! Io che forse più di mille altri ero profondamente convinto di una scelta repubblicana! Antifascista e democratica! Io non potevo votare! La battaglia nelle strade era più che accesa! I manifesti rivestivano muri e monumenti! I giornali uscivano tutti con caratteri cubitali. E comizi, quanti comizi! Non c’era la Tv, e la radio nazionale – non c’erano radio private – non dava notizie di parte. Tutto si svolgeva nelle piazze e nelle strade. Ogni partito aveva i suoi giornali e i suoi propagandisti! Capannelli di accese discussioni in tutte le piazze del Paese. Il Partito Comunista Italiano si avvaleva dei cosiddetti agitprop, i responsabili di agit-azione e prop-aganda.! Ed il PCI era agli occhi di tutti il partito più organizzato e più deciso per l’opzione repubblicana! La “svolta di Salerno” si era manifestata una scelta vincente!

Mi spiego. Nei giorni 30 e 31 marzo 1944, a Salerno, nel corso del Consiglio Nazionale del Partito Comunista Italiano, il Segretario Politico, Palmiro Togliatti, rientrato dall’URSS, espose le misure necessarie per sbloccare la situazione politica, ferma sulla decisione o meno di allearsi, anche solo momentaneamente, con la Corona, pur di arrivare alla fine della guerra e riunificare il Paese.Togliatti era stato chiaro! Riconoscere il Governo in carica! Questala sua proposta: quindi nessun estremismo! Con grande meraviglia di tanti concittadini convinti che i comunisti fossero assatanati divoratori di bambini! Un ramoscello d’ulivo lanciato in un Paese in cui invece monarchici e repubblicani lottavano quotidianamente tra di loro! Ma accettazione della monarchia solo via provvisoria. E promozione di un governo cosiddetto di Unità Nazionale! Così, quei sei partiti animatori della Resistenza (Democrazia Cristiana, Partito Comunista Italiano, Partito Socialista Italiano, Partito Repubblicano, Partito d’Azione, Partito Liberale) che, dopo l’8 settembre 1943 si erano accapigliati sulla questione istituzionale, invece si erano ritrovati tutti uniti nei Comitati di Liberazione nazionale! La parolad’ordine era: prima cacciamo i tedeschi, vinciamo la guerra, e solo dopo mettiamo sul tappeto la questione istituzionale, monarchia o repubblica, nonché la questione sociale: a chi i mezzi di produzione e di scambio? L’ipoteca comunista, o social comunista, tutto il potere economico alla mano pubblica? Oppure l’ipoteca liberale, la libera iniziativa, perseguita dalla DC, dal Partito Repubblicano e dal Partito Liberale?

Questioni grosse, qui ricordate “in soldoni”, come si suol dire, ma anche allora – se non ricordo male – avanzate più in pillole che non in meditate riflessioni. In effetti, un Paese che per vent’anni era stato fuori dal mondo, tagliato fuori dalla ricerca che su tutti i campi si faceva sempre più internazionale, un popolo con alti tassi di analfabetismo funzionale – quella strumentale bene o male aveva toccato soglie attendibili, perché il Duce voleva che tutti sapessero leggere e scrivere, anche se solo per osannare le scelte del fascismo – non possedeva gli strumenti necessari per “leggere” un Keynes o un White o per sapere che cosa avessero deciso inglesi e americani a Bretton Woods. E non li possedevo neanch’io allora, ovviamente! E forse neanche adesso!

In quel 2 giugno del 1946 votarono più di 20 milioni di italiani e votarono anche le donne! Ricordo la grande emozione della mamma, quasi piangeva, lei che ancora portava all’anulare la fede di ferro perché quella d’oro l‘aveva donata alla Patria!!! Un pizzico di storia. La Società delle Nazioni, l’11 ottobre del 1935 aveva deliberato le sanzioni economiche contro l’Italia fascista, colpevole di avere aggredito l’Etiopia. Quindi, per il nostro Paese niente più armi, niente crediti, niente materie prime, non si importano più merci italiane. E il Duce chiese agli Italiani di donare oro alla Patria! E alle donne di donare la fede d’oro nuziale. La prima a donare la propria fede, unitamente a quella del marito, fu la regina Elena. A essa seguì Rachele Mussolini, insieme con numerose popolane di Roma. La moglie di Mussolini ricordò nelle sue memorie di aver inoltre donato mezzo chilo d’oro e due quintali e mezzo d’argento, frutto dei doni ricevuti dal marito.

In quel 2 giugno volli accompagnare mia madre a votare e feci una lunga fila – l’emozione era sul volto di tutti – per vedere come si votava… ma al seggio non mi fecero entrare! Non ero maggiorenne e non avevo diritto al voto. E poi seguirono lunghe giornate di attesa! Il ministro degli Interni, Giuseppe Romita, non ci dava mai i risultati. I grandi sospetti di tutti! Che cosa staranno facendo al Ministero degli Interni? Ma quanto ci voleva per la conta delle schede? Non c’erano gli exit poll. Non c’erano le proiezioni! Bisognava solo pazientemente aspettare! Repubblicani e monarchi erano sicuri di aver vinto! Tutti sospettavano dei brogli, ma a favore di chi? Poi finalmente i risultati il 12 giugno! 12 717.923 voti alla Repubblica! 10.719.284 alla Monarchia! Lo scarto era tale che i monarchici gridarono subito ai brogli! Ma fu lo stesso mancato Re a tacitarli! Umberto II di Savoia il 13 giugno parte per Cascais dove rimarrà in esilio volontario fino al giorno della sua morte. E solo il 18 giugno la Corte di Cassazione proclamò ufficialmente la vittoria della Repubblica. Quanta attesa! Ma la macchina della democrazia doveva ancora essere oliata! I tempi delle “decisioni irrevocabbbiliii” e, ovviamente, rapide, tanto care al Duce, erano ormai terminati! La dittatura è veloce, la democrazia è lenta!

Il 28 giugno l’Assemblea Costituente elesse Enrico De Nicola come Primo Presidente Provvisorio del nuovo Stato repubblicano. Com’è noto, l’Assemblea Costituente lavorò per poco più di un anno e il 27 dicembre del ’47 Enrico De Nicola, Umberto Terracini e Alcide De Gasperi apposero la loro firma alla Costituzione repubblicana che entrò in vigore il primo gennaio del ’48. In tempi brevissimi i Padri Costituenti ci hanno dato una delle Costituzioni più belle del mondo! E non lo dico solo io!

Ma erano uomini veri! E donne vere! Grandi per la loro onestà, la loro cultura, e le tante sofferenze che avevano affrontato e sopportato negli anni bui della dittatura fascista. Il 2 giugno! Sì… la vacanza… la gita “for de porta”… la sfilata sulla Via dei Fori Imperiali… il rombo delle frecce tricolori! Oggi grande festa per una giornata conquistata con tanti sacrifici e tanto sangue! Via la Repubblica! Viva la Costituzione!