L’ultimo suono della campanella

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L’ultimo suono della campanella

di Bruno Lorenzo Castrovinci

Ultimo giorno di scuola di un anno scolastico ormai alla fine, e puntualmente eccomi qui a descrivere questo lungo periodo che, a pensarci, sembra non finire mai.

Con una stanchezza fuori del comune, il personale docente e amministrativo si avvia a sentire l’ultimo suono della campanella di un anno difficile, complicato, che risente di una fatica immane dovuta al fatto che la scuola non si è mai fermata da quando è iniziata la pandemia, delle mancate estati con tempi rilassati e di profondi cambiamenti che ogni istituto nel suo piccolo ha apportato.

Sono stati mesi passati a lavorare per contrastare la diffusione del virus, con la mascherina che ti toglie l’ossigeno, che ti impedisce di vedere un sorriso. Mesi in cui si sono susseguite, a ritmi intensi, continue disposizioni normative e circolari interne, in cui, per causa di forza maggiore, si è navigato a vista, con ogni mattina, per chi ha svolto la gestione ordinaria, fatta di incertezze e costantemente impegnata a garantire il funzionamento e le sostituzioni.

Anche se l’organico aggiuntivo dato alle istituzioni scolastiche ha, per certi versi, garantito il naturale funzionamento, in realtà i responsabili di plesso, da eroi, hanno fatto  salti mortali per sostituire i colleghi assenti, a volte anche a discapito della loro vita professionale, in quanto per forza di cose si sono immolati, insieme a molti dirigenti, a coprire le classi dove il personale mancava.

Ogni istituzione, per quanto si sia adoperata con gli uffici amministrativi, ha dovuto fare i conti con la carenza del personale supplente, con le difficoltà di un sistema che risente di accordi pattizi contrattuali che non consentono di garantire pienamente il funzionamento, creando grandi difficoltà a chi ogni mattina ha cercato di garantire la continuità dei servizi erogati.

Carenza di personale negli uffici amministrativi, dirigenti scolastici e DSGA  ormai allo stremo per la mole di lavoro che ogni giorno hanno dovuto affrontare, con orari di servizio che hanno cannibalizzato inevitabilmente il loro tempo libero quello che potevano trascorrere con i loro affetti e i loro cari.

A tutto questo si aggiungono le tante risorse messe a disposizione dal PNRR, dai fondi strutturali FSE e FESR, dai programmi Erasmus plus, dal PNSD e da tutti i trasferimenti diretti aggiuntivi da parte dello stato e degli enti locali.

Tante risorse, un dato positivo certo, ma anche carenza nella dotazione di personale amministrativo idoneo e in quantità sufficiente per poter impegnare le risorse e svolgere efficacemente le attività negoziali necessarie.

A tutto questo si aggiunge il rinnovamento del portale acquisti in rete, in un momento in cui il personale aveva già preso confidenza con il vecchio, e che vede molte scuole in affanno per completare i processi necessari per l’impegno di tutte le somme ottenute o per rispettare le  scadenze nell’impegno delle stesse, il che, per forza di cose, costringerà molti Dirigenti Scolastici a dire addio anche per quest’anno alle ferie estive, a quel periodo di riposo necessario per rigenerarsi.

Rigenerarsi, che parola! se da un lato apre all’ottimismo, al rinnovamento, dall’altro per molti diventa un’utopia, qualcosa che ormai da anni è impossibile vivere e attuare.

Collaboratori Scolastici, un esercito silenzioso di uomini e donne che più di tutti hanno pagato il prezzo della pandemia, fin dall’inizio impegnati in un aumento esponenziale del lavoro, con arredi da spostare e dismettere, nuovi arredi da montare, ambienti di apprendimento da ricreare, percorsi da ridefinire e con protocolli per le ordinarie operazioni di pulizia più complessi e impegnativi.

Uomini e donne che hanno cercato di tenere gli ambienti puliti, nonostante la carenza del personale, dato che nell’assegnazione delle risorse umane aggiuntive non si tiene conto della grandezza dei plessi. E allora ci sono casi in cui il rapporto tra addetto alle pulizie e superfici da pulire supera i 300 mq giornalieri, e se pensiamo che nonostante tutto le scuole sono state anche oggetto di pulizia straordinaria, siamo in presenza di eroi, di chi in silenzio ha dato tutto sé stesso, con una dedizione al lavoro che merita un riconoscimento, che merita attenzione.

Middle management, bella parola, il core pulsante di ogni istituzione scolastica, di uomini e donne che volontariamente decidono di impegnare del tempo aggiuntivo per garantire il funzionamento di tutta l’organizzazione. Eh Si! se i Dirigenti Scolastici cambiano, loro restano e danno inevitabilmente l’impronta a tutto il sistema.

Se da un lato vengono gratificati con un minimo di impegno di risorse economiche dal FIS, dall’altro molti di loro, non appartenendo alle classi di concorso del personale di potenziamento assegnato all’organico dell’autonomia, non usufruiscono nemmeno dell’esonero dalle ore d’insegnamento e pertanto sono costretti a ritmi disumani, con orari e impegno di lavoro impensabili nella società di oggi.

A questo si aggiunge che l’adesione volontaria ad accettare incarichi da parte del personale  porta alcune realtà scolastiche a non avere nessuno che si occupa di ruoli chiave, con conseguente sovraccarico per gli altri che per forza di cose devono sopperire.

Personale docente stanco, provato psicologicamente, con conseguente aumento dei conflitti e relazioni spesso compromesse all’interno dei singoli plessi.

Dirigenti Scolastici alle prese con la risoluzione di conflitti spesso innescati da pochi soggetti problematici che, di fatto, catalizzando tempo e risorse a discapito del benessere organizzativo e del clima d’istituto generale, sottraggono attenzione ed  energie  ad altri aspetti della vita della scuola.

A pagarne il prezzo gli studenti, in quanto la conseguenza del mancato presidio, dovuta al soggiorno obbligato di Dirigenti Scolastici dentro gli uffici, determina una mancata presenza nelle aule e negli spazi dove si svolgono le attività didattiche, con un conseguente puntuale mancato rilevamento dei bisogni reali della comunità scolastica.

Scuole, pertanto, che a stento riescono a soddisfare le necessità dell’utenza, e in grosse difficoltà per diventare quelle realtà di eccellenza, capaci di intercettare e soddisfare anche i bisogni taciti.

Famiglie provate da sospensioni delle attività didattiche in presenza, con l’aggravio di trovare una soluzione per i figli che rischiano di rimanere soli a casa, in quanto i genitori lavorano e spesso non hanno nessuno a cui poterli lasciare.

Famiglie sempre più presenti nella vita della scuola, non solo come componenti degli organi collegiali, ma soprattutto nei gruppi virtuali, dove realmente si influenza e si da la direzione alla vita di ogni singola classe, dove si possono fomentare malcontenti o si possono placare gli animi, dove nascono idee, opportunità, proposte e, implacabilmente, luogo dove ogni singolo operatore della scuola viene valutato, in funzione del servizio reso.

Succede allora che in alcuni di questi gruppi sono presenti genitori e docenti, con la conseguenza che spesso l’autoreferenzialità di questi ultimi viene alimentata a discapito dell’appartenenza alla comunità educante dell’intero istituto. Poche isole frammentate, per fortuna, a fronte di docenti che di fronte alle difficoltà e alle emergenze di questi due anni non hanno perso la rotta, mai, e che, consapevoli del loro ruolo, si sono ritrovati, in una coesione professionale che di fatto ha consentito di sostenere gli studenti e rispondere in modo adeguato alle loro esigenze. 

Per gli studenti tutto sommato quest’anno scolastico si chiude, in molte realtà, con un sorriso, per il ritorno delle gite e dei viaggi d’istruzione, momenti che ricorderanno per tutta la vita e che la pandemia aveva loro sottratto. 
In alcune realtà più avanzate gli stessi studenti e i loro insegnanti, hanno potuto vedere la scuola che cambia pelle, con i rinnovati arredi, con le lavagne touch screen che mandano in soffitta quelle in ardesia e il gesso che sporcava le mani, con le nuove attrezzature e laboratori che arricchiscono e cambiano il tempo scuola.

Un rinnovamento generale, che non si vedeva da anni, pensate che alcuni arredi risalgono al secolo passato.

Un anno che si conclude, quindi, con tante difficoltà, con tanta stanchezza da parte di tutti, amarezza anche, da parte di altri, eppure la scuola ha dimostrato ancora una volta di farcela, nonostante tutto, e anche se alle porte si preannuncia il nuovo piano estate, gli studenti e gli insegnanti si preparano per le meritate vacanze, un tempo per rigenerarsi, per ritornare sereni e per riacquistare quella gioia che caratterizza il mondo dei bambini e dei ragazzi. Soddisfatti, infine!