Tagli alla scuola per 3,5 miliardi ma aumentano i prof di Religione

da la Repubblica

Tagli alla scuola per 3,5 miliardi ma aumentano i prof di Religione

di Salvo Intravaia

MENTRE la scuola pubblica subisce un taglio di 3,5 miliardi in quattro anni, gli insegnanti di Religione aumentano. Il tutto in barba al calo degli alunni che si avvalgono dell’ora di Religione e della riduzione del numero delle classi, che ha consentito un taglio di oltre 90 mila cattedre in appena quattro anni. I numeri sugli insegnanti di Religione, in Italia, rappresentano quasi un mistero perché è piuttosto difficile spiegare per quale ragione la consistenza dei docenti che a scuola curano la fede, e non solo, sia in continuo incremento. Del resto, la fonte più autorevole in fatto di dati – il ministero dell’Istruzione – da qualche tempo ha smesso di fornire qualsiasi informazione sugli insegnanti di Religione.

Di pari passo, nei quattro anni presi in considerazione (dal 2007/2008 al 2011/2012), anche la spesa per pagare i docenti di Religione è lievitata non poco, ma anche in questo ambito i dati sono parziali. Il tutto, nonostante la politica di rigore che ha interessato la scuola negli ultimi tempi. Per carpirci qualcosa è utile partire dalla recente pubblicazione della Cei (la Conferenza episcopale italiana) sull’ora di Religione. Nell’anno scolastico 2011/2012, il Servizio nazionale della Conferenza episcopale italiana per l’insegnamento della religione cattolica ha censito 23.779 docenti specialisti di Religione. Ma il dato è parziale perché si riferisce a 203 delle 223 diocesi operanti a livello nazionale: il 91 per cento.

Quattro anni prima – nel 2007/2008 – lo stesso ufficio della Cei “certificava” – sempre su 203 diocesi – appena 19.912 maestri e prof di religione. In buona sostanza, in un quadriennio la loro percentuale è cresciuta del 19,4 per cento. Ma si tratta comunque di un dato parziale. Nel 2007/2008, viale Trastevere certificava ben 25mila 633 insegnanti di Religione. Una parte dei quali aveva una cattedra completa: 18 ore settimanali alla media e al superiore, 24 ore settimanali alla primaria e 25 nella scuola dell’infanzia. Per una spesa attorno ai 680 milioni di euro. E nello stesso anno, per il solo personale di ruolo – 14.177 docenti – la Corte calcolava una spesa pari a 435,8 milioni di euro.

Nel frattempo sulla scuola si è abbattuto il ciclone Gelmini e, nonostante il numero degli alunni sia cresciuto dell’1 per cento – quasi 75mila unità – nelle scuole del Belpaese abbiamo 12mila classi in meno. Ed ecco il primo mistero: com’è possibile che le classi diminuiscono e gli insegnanti di religione aumentano? Questi ultimi, come i docenti delle altre discipline, dipendono proprio dal numero delle classi, dove l’impegno settimanale è di un’ora alla media e alla superiore, due ore settimanali all’elementare e 50 ore annue alla materna. Se le classi sono in effetti diminuite, si sarebbe dovuto contrarre quindi anche il numero di insegnanti di Religione. Ma così non è stato.

Il fatto è che una parte dei docenti di Religione insegna per un numero inferiore all’orario di cattedra e percepisce uno stipendio in relazione al numero di ore settimanali svolte. Ma in questo modo il numero degli insegnanti lievita. Su una cattedra di 18 ore alle superiori, a titolo di esempio, si possono sistemare due insegnanti con 9 ore ciascuno o un solo docente con cattedra completa. Sono i vescovi che, sulla quota di cattedre a tempo determinato – circa il 45 per cento del totale – stabiliscono quanti insegnanti collocare. Ma a pagare è lo Stato. Il fatto è che in questa maniera anche la spesa lievita perché in generale due docenti sulla stessa cattedra costano di più di un solo docente. E con due docenti sulla stessa cattedra, anziché uno solo, anche il gettito fiscale cala.

In effetti, stando ai dati forniti dalla Cei, nella scuola dell’infanzia e alla primaria in quattro anni le cattedre “spezzate” si sono incrementate, a scapito di quelle complete. Stesso discorso alla media ma alle superiori, dove però in quattro anni si è verificato il calo delle classi più consistente – oltre 6mila in meno – il calo delle cattedre è di appena mezzo punto percentuale. Com’è possibile? E’ forse stato un escamotage dei vescovi per evitare di licenziare i supplenti, cosa che è avvenuta per tutte le altre discipline, a seguito del calo delle classi? Ma i “misteri” non finiscono qui. Nel 2010, la Corte dei conti certificava 13.660 insegnanti di religione a tempo indeterminato per una spesa complessiva di 466 milioni.

In due anni, dal 2008 al 2010, il numero di docenti di Religione è calato del 3,5 per cento mentre la spesa è cresciuta di oltre 30 milioni: più 7 per cento. Com’è possibile? In base ai numero della Cei, oggi, i docenti di religione potrebbero avere superato le 28 mila unità per una spesa complessiva che si aggira attorno ai 720 milioni di euro annui. Un dato che si interseca con il calo continuo e inarrestabile degli alunni che non si avvalgono: che durante l’ora di Religione preferiscono uscire dall’aula. L’ultimo dato fornito dalla Cei è prossimo all’11 per cento: il 10,7 per l’esattezza. In appena 4 anni il loro numero è cresciuto di ben 147mila unità.