Giorni decisivi per il DL 36 sulla scuola

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da Tuttoscuola

La scadenza elettorale ha concesso una breve pausa al Senato che, alla ripresa dei lavori, a partire dal 14 giugno, dovrà entrare nel vivo delle decisioni per la conversione del decreto-legge 36/2022.

Secondo quanto risulta a Tuttoscuola si sta delineando un’intesa tra le principali forze politiche per alcune modifiche, tra le quali una tenue definizione di figure intermedie con funzioni specifiche. La cartina al tornasole sarà rappresentata da quella frase inserita nel decreto: “Resta ferma la progressione salariale di anzianità” (art. 44, c. 4). Se verrà espunta e sostituita con qualche sia pur timida apertura a una differenziazione dei profili all’interno della funzione docente, si potrà parlare di un tentativo di introdurre uno sviluppo professionale tra gli insegnanti (vedremo quale); se resterà, ovvero se si lascerà che tutti i docenti – indipendentemente da come svolgono il loro lavoro e dalle rispettive competenze – avanzino uniformemente, sarà la conferma che questa riforma non introduce alcuna vera carriera, venendo meno a un impegno dichiarato nel PNRR – come Tuttoscuola ha sviscerato in queste settimane – e si potrà dedurre che Governo e Parlamento preferiscono lasciare le cose così per chissà quanti lustri.

Sui lavori parlamentari incombono alcune questioni esterne che potrebbero in qualche misura condizionare le scelte dei senatori relativamente ai tanti emendamenti presentati anche relativamente agli articoli sulla scuola.

Prima di tutto c’è l’esito delle elezioni, con particolare riferimento ai quesiti referendari.

Considerato il coinvolgimento di alcuni partiti tra i soggetti proponenti, il risultato, se fortemente negativo o positivo, potrebbe provocare contraccolpi all’interno della maggioranza che sostiene il Governo con possibili ripercussioni sulle possibili mediazioni nell’approvazione di emendamenti presentati da schieramenti diversi.

C’è il possibile peso dello sciopero generale che, comunque, è fermo al 17,53% di adesioni, secondo i dati ufficiali della Funzione Pubblica (cruscotto degli scioperi ore 14,30 del 7.06.2022): un discreto risultato ben lontano da quel 64,89% contro la Buona Scuola del 5 maggio 2015. Basterà, comunque, per introdurre quelle sostanziali modifiche richieste dai sindacati su cui pesano valutazioni nettamente diverse da parte dei partiti al Governo?

C’è infine la delicata questione delle dimissioni di Mario Ricciardi, consigliere del ministro Bianchi ed ex presidente dell’Aran, che ha lasciato l’incarico in disaccordo sui contenuti del DL 36 su formazione e carriera dei docenti, in quanto da lui considerate materie da regolare in parte per legge e in parte per contratto, il cui impianto del decreto è ben diverso dall’atto di indirizzo per il rinnovo contrattuale definito a suo tempo dallo stesso Ricciardi con il benestare del ministro Bianchi.

In ogni caso i prossimi giorni saranno decisivi per capire la direzione in cui si andrà.

Per approfondimenti:

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