Prove Invalsi: uno studente su due esce da scuola senza le competenze di base

da Il Sole 24 Ore 

Si ferma il crollo negli apprendimenti registrato nel 2021, ma siamo lontani dai numeri pre Covid. Male soprattutto le regioni del Sud e chi proviene da ambienti svantaggiati
di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Il crollo di competenze registrato nel 2021 si è arrestato. Ma sono lontani i numeri del pre Covid e ancora oggi quasi uno studente su due si diploma senza aver raggiunto le competenze di base. Con uno svantaggio nello svantaggio per chi vive nelle regioni meridionali e proviene da territori (e famiglie) svantaggiati. E se la scuola primaria sembra tornata in carreggiata, medie e superiori confermano il gap negli apprendimenti a causa del solco provocato dal Covid e dalla scarsa qualità della didattica a distanza degli anni scorsi.

Il rapporto 2022

È questa la fotografia dei risultati delle prove Invalsi 2022 in italiano, matematica, inglese, illustrata dal presidente dell’Istituto di valutazione Roberto Ricci. Le prove hanno coinvolto oltre 920mila allievi della primaria (classe seconda e quinta), circa 545mila di terza media e poco più di 953mila delle superiori (quest’anno si sono tornate a svolgersi anche in seconda superiore – e poi in quinta). La partecipazione è stata pressocché totale.

Il gap di apprendimenti in uscita dalla scuola

In quinta superiore il 52% degli studenti ha raggiunto almeno il livello adeguato in italiano. Questo significa che il restante 48% dei ragazzi non l’ha raggiunto. Siamo allo stesso livello del 2021 (52% con livello adeguato), ma rispetto al 2019 (nel 2020 le prove Invalsi non sono state svolte per via dell’emergenza sanitaria, ndr) eravamo al 64 per cento. La pandemia ha fatto quindi perdere ben 12 punti. In matematica il 50% degli studenti ha raggiunto risultati base. Anche qui lo stesso valore del 2021. Nel 2019 eravamo al 61%, con un calo quindi, rispetto al periodo pre pandemico, di 11 punti. Il livello B2 in inglese (reading) è raggiunto dal 52% dei ragazzi. Ciò significa che va un po’ meglio rispetto al 2021 (50%), ma siamo sempre sotto rispetto al 2019 (55%). Nell’ascolto (listening) siamo al 38%, in crescita sia rispetto al 2021 (37%) sia rispetto al 2019 (35%).Si allargano i divari territorialiUn altro dato preoccupante è che si allargano ulteriormente i divari territoriali osservati al termine del secondo ciclo d’istruzione. Gli allievi che non raggiungono il livello base in italiano superano la soglia del 60% in Campania, Calabria e Sicilia. In matematica gli studenti sotto il livello adeguato arrivano al 70% in quattro regioni (Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna). Sempre nelle stesse regioni non raggiungono il B2 il 60% dei ragazzi nella prova di reading e l’80% in quella di listening.

Gli altri campanelli d’allarme

In seconda superiore il 66% degli alunni ha raggiunto un livello adeguato in italiano (era il 70% nel 2019 – qui ci sono stati due anni di stop). In matematica ci fermiamo al 54%, 8 punti in meno rispetto a due anni fa. Ad andar peggio sono le regioni del Sud: la quota di studenti che non raggiungono il livello adeguato è molto elevata, spesso superiore al 40 per cento. In terza media il 61% di studenti è “sufficiente” in italiano (62% nel 2021, 65% nel 2019). In matematica il livello adeguato è del 56%, lo stesso del 2021, ma in calo rispetto al 60% del 2019. In inglese reading siamo al 78%, meglio del 76% dello scorso anno e del 77% del 2019, in inglese listening siamo al 62% (60% nel 2021, 59% nel 2019). In tutte le materie i cali maggiori di apprendimento si registrano tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli. Inoltre, tra questi ultimi diminuisce la quota di studenti con risultati più elevati. Come per le superiori, anche alle medie, i divari territoriali non migliorano rispetto alle rilevazioni precedenti e rimangono molto ampi. In alcune regioni del Mezzogiorno (in particolare Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna) si riscontra un maggior numero di studenti con livelli di risultato molto bassi, che si attesta attorno al 50% della popolazione scolastica in italiano, al 55-60% in matematica, il 35-40% in inglese-reading e il 55-60% in inglese-listening. Emergono forti evidenze di disuguaglianza educativa nelle regioni del Mezzogiorno sia in termini di diversa capacità della scuola di attenuare l’effetto delle differenze socio-economico-culturali sia in termini di differenze tra scuole e, soprattutto, tra classi.

La primaria resta stabile

La nota positiva arriva dalla scuola primaria, dove il confronto tra il 2022 e il 2019 registra un quadro sostanzialmente stabile (le elementari hanno quindi retto alla pandemia). In seconda primaria, tre allievi su quattro hanno raggiunto il livello base sia italiano sia in matematica. Rispetto al 2019 in italiano cala di 5 punti la quota di allievi fragili, mentre sale di 6 punti in matematica.

Migliora la dispersione implicita

Una battuta infine sulla dispersione implicita, che misura anche la quota di studenti che termina il percorso scolastico senza aver acquisito le competenze fondamentali. Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7,5%, per salire al 9,8% nel 2021, molto probabilmente a causa di lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza. Nel 2022 si osserva un’inversione di tendenza sia a livello nazionale, dove si ferma al 9,7% (-0,1 punti percentuali) sia a livello regionale. In termini comparativi, il calo maggiore della dispersione scolastica implicita si registra in Puglia (-4,3 punti percentuali) e in Calabria (-3,8 punti percentuali). Tuttavia, le differenze assolute a livello territoriale rimangano molto elevate: Campania (19,8%), Sardegna (18,7%), Calabria (18,0%), Sicilia (16,0%), Basilicata (12,8%), Puglia (12,2%, Abruzzo (10,8%), Lazio (10,7%).