DL Aiuti-bis: il Governo costretto a correggere se stesso e a introdurre un principio di carriera dei docenti

da Tuttoscuola

Il PNRR aveva previsto tra le riforme dell’istruzione la carriera dei docenti, ma il DL 36, convertito poco più di un mese fa dalla legge n. 79, aveva declassato quell’impegno assunto davanti all’Europa in semplice “progressione stipendiale per anzianità”. E aveva poi introdotto la “formazione incentivata”, prevedendo un premio una tantum.

Ma sembra che l’Europa non abbia accettato quel declassamento e avrebbe richiamato il Governo a porvi rimedio, pena l’annullamento dei finanziamenti. Proprio quanto aveva paventato ripetutamente Tuttoscuola sin da quando era stato depositato dal Governo in Parlamento il decreto legge 36.

In proposito non ci sono stati comunicati di Palazzo Chigi e neanche interventi da esponenti del Governo. Tuttavia, la conferma indiretta delle voci sulla bocciatura della mancata carriera dei docenti è venuta dal Decreto-legge “Aiuti-bis” che il Governo sta per varare.

Infatti, nel testo ufficioso del nuovo DL, all’art. 39 sono stati inseriti a sorpresa i commi 4-bis e 4-ter che introducono la figura del “docente esperto” che rompe l’uniformità della funzione docente.

Il fatto che questa modifica intervenga a poco più di un mese dalla norma che aveva negato il ben che minimo accenno di carriera dei docenti, lascia chiaramente intendere che vi è stato un intervento esterno a imporlo.

Ma quale sarebbe la strada scelta dal Governo oggi dimissionario per introdurre una forma di carriera dei docenti nel tentativo di non mettere a rischio i fondi del PNRR?

Da una prima lettura dei due commi riformatori non emerge una struttura di carriera dei docenti vera e propria, ma la figura del docente esperto rappresenta indubbiamente l’abbattimento di un primo diaframma che potrebbe aprire sbocchi nuovi e interessanti, superando l’appiattimento di una progressione stipendiale uguale per tutti che non riconosce impegni e competenze e non incentiva per il loro miglioramento. Ecco uno stralcio della bozza di decreto che circola:

«4-bis. I docenti di ruolo che abbiano conseguito una valutazione positiva nel superamento di tre percorsi formativi consecutivi e non sovrapponibili di cui al comma 1, nel limite del contingente di cui al secondo periodo del presente comma e comunque delle risorse disponibili ai sensi del comma 5, possono accedere alla qualifica di docente esperto e maturano conseguentemente il diritto ad un assegno annuale ad personam di importo pari a 5.650 euro che si somma al trattamento stipendiale in godimento. Può accedere alla qualifica di docente esperto, che non comporta nuove o diverse funzioni oltre a quelle dell’insegnamento, un contingente di docenti definito con il decreto di cui al comma 5 e comunque non superiore a 8 mila unità per ciascuno degli anni 2032/2033, 2033/2034, 2034/2035 e 2035/2036. Il docente qualificato esperto è tenuto a rimanere nella istituzione scolastica per almeno il triennio successivo al conseguimento di suddetta qualifica. I criteri in base ai quali si selezionano i docenti cui riconoscere la qualifica di docente esperto sono rimessi alla contrattazione collettiva…”

4-terA decorrere dall’anno scolastico 2036/2037 le procedure per l’accesso alla qualifica di docente esperto sono soggette al regime autorizzatorio di cui all’articolo 39, comma 3-bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, nei limiti delle cessazioni riferite al personale docente esperto e della quota del fondo di cui al comma 5 riservata alla copertura dell’assegno ad personam da attribuire ad un contingente di docente esperto nella misura massima di 32 mila unità».

Spiccano alcuni aspetti critici nella bozza in circolazione: il nuovo trattamento stipendiale aggiuntivo e permanente riguarderà solo l’1% dei docenti tra dieci anni (2032/2033), e si estenderà fino a non più del 4% nei successivi tre anni (2035/2036). Considerata l’età media del corpo docente, quasi la metà dei docenti in servizio sono tagliati fuori da questa misura. Non sono al momento chiari i criteri di valutazione per selezionare i docenti che potranno accedere all’assegno annuale di 5.650 euro, né chi valuterà.

Plaude a questa innovazione l’on. Valentina Aprea di Forza Italia che in un emendamento alla legge 79/2022 aveva previsto proprio anche la figura del docente esperto. Ma ritiene che la logica che i commi sottendono sia ancora troppo schiacciata su criteri corporativi e centralistici, che non introducono una vera differenziazione delle funzioni del docente “esperto”. “Va assolutamente introdotta – conclude la Aprea – per il docente “esperto”, insieme all’insegnamento una funzione differenziata tra quelle indicate nella legge 79/2022, dal tutoraggio a tutte le altre funzioni legate ad un vero e proprio middle management”.

Sarà interessante ora verificare la reazione del mondo sindacale che poco tempo fa, a parte l’apertura a discuterne da parte della Cisl Scuola, non aveva reagito davanti alla mancata riforma della carriera dei docenti.