Il docente esperto e i due mantra

Il docente esperto e i due mantra

di Francesco Scoppetta

”I docenti di ruolo che abbiano conseguito una valutazione positiva nel superamento di tre percorsi formativi consecutivi e non sovrapponibili” possono accedere alla qualifica di ”docente esperto e maturano il diritto ad un assegno annuale ad personam di importo pari a 5.650 euro che si somma al trattamento stipendiale in godimento”. Lo prevede la bozza del decreto legge aiuti bis, in cui si precisa che la qualifica di docente esperto ”non comporta nuove o diverse funzioni oltre a quelle dell’insegnamento” e si fissa un tetto massimo di 8 mila unità per ciascuno degli anni 2032/2033, 2033/2034, 2034/2035 e 2035/2036.

Anche il ministro Bianchi, come tutti i suoi predecessori, intende passare alla Storia lasciando un segno nella scuola italiana che, per definizione, è immutabile. Infatti le reazioni non si sono fatte attendere da parte dei sindacati e dei docenti i quali, all’unisono, hanno ripetuto il mantra “uno vale uno”. Da chi pensate che i grillini abbiano preso il loro slogan diventato, alla prova dei fatti, una barzelletta? Dalla scuola italiana, che è un non luogo dove tutti sono eguali: prendono lo stesso stipendio (fanno eccezione i dirigenti scolastici a seconda della regione in cui operano, un vulnus costituzionale che non interessa proprio a nessuno) qualsiasi cosa facciano, sono giuridicamente e sostanzialmente eguali. Di fatto poi succede che in ogni scuola basta chiedere ai muri e si viene a sapere chi sono i docenti bravi e quelli asini. Infatti ogni genitore iscrive i figli a scuola facendo al preside nome e cognome dei docenti desiderati e dei docenti rinnegati.

Ora, siccome il mantra (formula magica, la cui efficacia non dipende dalla partecipazione interiore del soggetto che la pronuncia) dell’1 vale 1 nella scuola italiana si fa risalire più o meno ai comandamenti di Mosè, di tanto in tanto qualche ministro si inventa un metodo cartaceo per smuovere le acque. Non essendo possibile che sia qualcuno in carne e ossa (preside, alunni, genitori, colleghi) a stabilire chi sono i bravi e gli asini , si pensa ad un meccanismo astratto e oggettivo, ad una gara dove possono partecipare tutti stabilendo punto di partenza e arrivo. Bianchi ha pensato ad una gara con tre step, chiamati corsi di aggiornamento. Solo che alla fine non so come (sorteggio?) saranno solo 8000, uno per scuola, a vincere l’aumento di 400 euro al mese. I corsi di aggiornamento in Italia è noto sono utili non a chi li segue ma a chi li organizza. Sono come la revisione delle auto, un altro metodo per favorire le officine con la scusa di pensare agli automobilisti. Sono, in buona sostanza, adempimenti formali basati su un altro mantra della scuola italiana che è il seguente: più ascolti (in silenzio) più impari.

Mi fermo qui, perchè è evidente che se una generazione in futuro non farà piazza pulita di questi due mantra, attraverso il principio di realtà, non sarà possibile effettuare l’unica operazione necessaria, utile e vantaggiosa per (riformare) la scuola italiana. Creare una carriera docente di modo che i bravi vengano pagati meglio dei non bravi, incentivando tutto il personale a migliorare le prestazioni e la professionalità e favorendo così l’entrata nella scuola di giovani risorse che oggi rifiutano l’esistente, l’appiattimento salariale di tipo sovietico. Purtroppo occorre attendere una generazione nuova perchè quella di adesso è molto affezionata  ai due mantra e ai salari sovietici in nome di un principio che viene chiamato “lotta alla scuola-azienda”.

La scuola-azienda, per capirci, è quella che hanno in testa i genitori quando ad agosto dicono al preside: Senti, ho iscritto da te mio figlio, ma fallo capitare col prof Tizio e mi raccomando che non abbia Caio, altrimenti lo trasferisco subito.