Docenti esperti: la scuola vive nel passato

Docenti esperti: la scuola vive nel passato

di Enrico Maranzana

Il decreto Aiuti.bis prevede: ”Tutti i docenti di ruolo che abbiano conseguito una valutazione positiva nel superamento di tre percorsi formativi consecutivi e non sovrapponibili potranno accedere alla qualifica di ”docente esperto, maturando il diritto ad un assegno annuale ad personam di importo pari a 5.650 euro che si somma al trattamento stipendiale in godimento”.

Una disposizione riguardante la progressione stipendiale dei docenti: è stata elaborata avendo come riferimento un obsoleto modello di scuola; contrasta con la visione sistemica che la voce del legislatore, inascoltata, da decenni enuncia.

La cappa della cultura accademica continua a soffocare la vitalità della scuola: l’individualità è l’intangibile riferimento.

Eppure la lettera e lo spirito della legge sono inequivocabili [DPR 275/99 – art. 1]. Inizialmente si studia il rapporto scuola/società e si specificano i traguardi [PTOF – progettazione formativa], poi si formulano strategie [progettazione educativa]: progressioni che conducono gli studenti al successo formativo.

Attività che solo la collegialità rende praticabili.

Collegialità che la proposta governativa non favorisce, anzi.

Collegialità vitalizzata dalla valutazione delle scelte educative: la documentazione della programmazione del Collegio dei docenti e del coordinamento dei Consigli di classe è da vagliare per selezionare le più rilevanti. Le ipotesi formulate saranno sperimentate da altre scuole: l’efficacia dei percorsi progettuali determinerà gli organismi da premiare.

La puntuale espressione dei traguardi attesi è la condizione necessaria per il decollo della progettualità, requisito che l’ordinaria attività delle scuole non soddisfa. La disposizione governativa sorvola su questa mancanza: la figura del docente esperto rappresenta l’esplicita accettazione della devianza gestionale.